L’ hero(s)dress di Pepper Potts
Io non so ma l’ avete vista Pepper Potts? L’avete riconosciuta? E’ lei, è Gwineth, quella del remake del “Delitto perfetto” di Hitchcock, la Paltrow, ve la ricordate in camicia e mutande, che bel pezzo di monumento al misticismo, basato sul presupposto che si possa abbandonare, e che per questo motivo è difficile che possa dar sostanza e capitale al vostro soggettivismo erettivo, e perciò date un calcio una volta per tutte alla chiosa di Freeman al teorema di Ginsberg?
Mia Nonna dello Zen, una volta, mi disse che l’elemento più delicato in una cosa o in una persona è il nome, perché è il primo che cade, e poi, pensierosa aggiunse: Sai c’è quella legge di Sprinkle , “le cose cadono sempre ad angolo retto”, che mi preoccupa, stando così le cose, il nome, che è l’elemento più delicato, per quanto Gwyneth lo sia ancor più di Pepper, cadendo ad angolo retto, quando hai visto la Paltrow in mutande e camicia era dentro il suo angolo ottuso o il tuo oggetto a, passando al meridiano, vuoi vedere che era proprio a 90° dall’ Ascendente?
Come farò a dirglielo alla Nonna che adesso che ha fatto Pepper Potts, Potts, Nonna, con tutto quello che stavamo dicendoci sui calderai ammašcanti, Potts, si chiama Potts, e hai visto come abbraccia Ironman? Insomma,come farò a dirglielo che Pepper, con quel suo “herodress” così direttamente proporzionale all’attrezzatura somatica, quando mi sorride così, anche nell’abitino grigio, beh, Nonna, Cooper ha proprio ragione con la sua legge: “Le macchine sono tutte degli amplificatori”.
