MEMORIALE DELLA LINGUA ITALIANA.
ABBOZZI, 2016
1
Queste prove, da un mattino a una sera.
Le prove sono meglio della vita, sempre –
ci credi, tu? oppure? sempre, sempre.
Sulla scena una donna
ha il nome della luce. L’onore è questo
perdersi, ogni volta, di prova in prova,
osso per osso, mente per mente. E un cane-attore
lecca e morde un altro cane-attore,
e fedele.
All’attrice ho detto: non sarai più la donna,
ma l’uomo. All’attrice, di nuovo: l’uomo
non è comune, è ricco, ma non è borghese,
è in carcere.
Oggi è sul letto, solo; e guarda in alto
con calma. Prima o poi un colpo scende
o lo stupro, va bene? Questo è il primo
atto qui. All’attrice: impara la sua voce, impara
un cazzo, comincia
lo schifo delle M e delle R, mugola; e chiama
la mamma, il meridione e la rovina.
Tu vuoi capire. Così ti lego all’uomo: pensaci
da questo punto della scuola in poi.
2
Donna, e 4 ore di sonno, come gli eroi, e il mondo
non si piega, come io voglio.
Ora conosco attori
vivi, i buoni tra i viventi.
La prima signoria è della tecnica: un orecchio è qui, ma non
è un occhio; io ho il suono, ma non vedo
più. Penso alla diva; disse “la diva eri tu”; disse
bene. E io ho fatto la troia, bene, l’aggressore e la diva,
l’amore e l’uomo, l’autore senza luce: capisci la vergogna?
3
Non deve mancare il cervello
che ama l’opulenza tra i rifiuti:
allora la mente risorge dal gelo.
4
Il memoriale della lingua italiana
non contiene parole d’amore? Io imparo.
Veramente l’amore è per la luce:
è chi cammina, UNA, in UNA notte.
Non la vecchiaia nuda e idiota e ora
c’è la rincorsa al nuovo: è troppo bella.