La turgescenza, l’inseguimento e… polvere di miele!

│Il dispositivo mistico e sensoriale di Carlo Villa.
Maria Luisa Spaziani, che non aveva l’intensità A differenza del segretario, la presidente del Premio, arrotondata della calligrafia di Marisa Aino, tutta tesa tra la grazia e la suggestione della lentezza, aveva pur sempre una calligrafia dalla forma calligrafica, come l’avevano Cimatti, Grillandi e Gilda Musa, tra la vanità e l’esibizione, ma con un tocco semplice che rende la vanità più franca e elastica. La direzione rettilinea della Spaziani, che è un gesto grafico anche di Gerbino, Lucio Zinna e Luigi Fontanella[i], carica l’ossessività di alcuni paradigmi rendendo quasi fermo se non inflessibile l’esibizione di determinati simboli. L’intensità quasi grassa della calligrafia di Carlo Villa mostra l’ostinazione e l’inerzia dei suoi paradigmi erotici, la sensualità quasi di rigore, è un gesto grafico che lo accomuna a Paolo Ruffilli, ma anche a Pietro Civitareale, ad Antonino Cremona e ad Angelo Scandurra. E come questo Villa ha una forma bizzarra tra eccentricità e nervosismo, che era evidente anche nella calligrafia di Bufalino come lo è in quella di Stefano Lanuzza. Lo stile “mistico” di Carlo Villa è sempre pronto ad esplodere tra una sorta di realismo sensoriale, con tutti i rischi narcisistici, e la viscosità delle immagini: il dispositivo di sessualità o, se vogliamo, l’immaginario, che riguarda l’oggetto “a” nei piaceri singolari, di chi ha questi gesti grafici, precipita di fronte a chi ha una dimensione grande, come quella della calligrafia di Marisa Aino, che tra romanticismo e ardimento, incanta la sensorialità inerte e ostinata del calligrafico che coltiva ossessioni e immagini dentro il sistema digerente delle strutture mistiche. !V.S.Gaudio
[i]Cfr. la mia grafopoetica nella introduzione a: IL POETA E IL GRAFOLOGO. Antologia degli “autografi”, a cura di Giovanni Occhipinti, Ragusa 1984.