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Leggi e metaleggi del Centauro ⁞

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Teorema di Rossi sugli equilibri in pista
Un  motociclista senza moto, chi è caduto ad esempio perché non sa prendere le curve,  è come il teorema di Andreotti sugli equilibri politici[i]: il motore logora chi non ce l’ha.
Codicillo di Marquez
Per farvi un nemico, fatelo partire prima dandogli un calcio.

Motto per i motociclisti anche senza laurea in comunicazione
I motociclisti vanno e vengono, e cadono. Chi  vince non è detto che non sia caduto.

Legge del calcio
Se qualcuno può andare a terra non è detto che non possa rialzarsi.
Distinzione dei centauri che stanno zitti e quelli che comunicano
Ci sono quattro tipi di centauri: quelli che stanno zitti e non vincono mai niente; quelli che fanno star zitti perché non vincono niente; quelli che vincono qualcosa e poi cadono e se ne stanno zitti; e quelli che comunicano  anche quando devono partire ultimi.

Legge della Moto
Un campione è uno che deve vincere.
Motolegge di Todd
Se parti alla pari, per la prima legge di Todd[ii], perdi.
Se parti ultimo arrivi al traguardo lo stesso.
Corollario
Se parti in vantaggio e hai preso un calcio, perdi lo stesso.

Motolegge di Jensen[iii]
Che tu vinca o che tu perda, prendi sempre soldi.

Motocorollario
La velocità con cui si riesce ad accumulare una fortuna all’estero è direttamente proporzionale alla fatica e al tempo impiegati per beffare il fisco della bandiera per cui si è andati veloci.

[i] Che era questo: “Il potere logora chi non ce l’ha”: Murphy’s Law© 1977.
[ii] Che, nel Murphy’s Law Book Two © 1980, è questa:”Se parti alla pari, perdi”.
[iii] La Legge di Jensen, nel Murphy’s Law Book Two,era:”Che tu vinca o che tu perda, perdi”. Che, ormai lo sanno tutti, ha sempre perso.

byBlue Amorosi


Alejandra Pizarnik ⁞ La muchacha vuelve a escalar el viento

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Se fuga la isla 
Y la muchacha vuelve a escalar el viento
 
y a descubrir la muerte del pájaro profeta
 
Ahora
 
es el fuego sometido
 
Ahora
 
es la carne
 
la hoja
 
la piedra
 
perdidos en la fuente del tormento
 
como el navegante en el horros de la civilización
 
que purifica la caída de la noche
 
Ahora
 
La muchacha halla la máscara del infinito
 
y rompe el muro de la poesía.

Alejandra Pizarnik  - Salvación 
 
 

Arno Schmidt ⁞ Addio sotto la pioggia

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addio sotto la pioggia

Arno Schmidt

 

Le grondaie politicantavano senza tregua . . . . : «Su, vieni !»
Vagliare in parole il sondabile; burlarsi tranquillamente dell’insondabile : un albero si piegò nel luogo deserto; gli si rivoltarono tutte le foglie; uccelli neri uscirono dai rami e urlarono; al cielo, che zampillava uniforme.
Stava sempre al mio fianco, muta ed eumenide abbastanza : passi da uomo, dalle tasche della cerata sporgevano braccia oblique; nel viso di cuoio rosso una fessura schiaccianoci ghermiva ogni tanto il suo intruglio pioggia & lacrime : «Cara –»; si volse lentamente, e pianse impassibile più forte : – – – finché di botto le crollò l’intero viso, in gonfiori, in angoli rossi, ellissi auricolari; l’asse per lavare della fronte – poi si strappò di traverso, con un suono corvino, che scosso poggiai la tragica maschera alla guancia, premei, cullai; ancora il suo lamento faceva voltigare rebbi neri attorno alle nostre teste.
Un segnavia ci barcollò legnoso incontro, allargò ruffianesco tre bracci imbellettati : per ciascuno di essi la pioggia passò a noi cortesemente il filo di seta grigia. Ah, la greve risacca dell’aria ! Un battello di nebbia scialuppò a lungo nel porto erboso, e naufragò poi esitante sotto gli alberi. Acqua lallò da strega sotto il nostro salto, e ci riempì la scarpa di carezze torpidamente gele. Lasciò cadere mani assieme a dure lacrime nelle acque nere; la sua voce strisciò al suolo; le spalle uno poteva tirarle a sé, il viso non ancora.
(Spostò con cura tutte le limacce al sicuro ( ?). Una ad una. E stette scossa davanti alla spiaccicata.)
Un cavallo nero saltò dalla nebbia e ci ruggì contro. Al decollar del vento : intorno agli alberi ronzarono subito farfalle verdi e grigio peltro, tutte sazie di nuvole; e tornarono sui rami e riposarono sfinite. Lentamente cedevano i suoi capelli, già pioggia e vento palpavano le baracche delle nostre teste. «Laggiù c’è un paio d’alberi».
Tronchi neri e bagnati : pioggia tesseva a pettine; nebbia si preparava a fare; l’aria grigia lavava lenta intorno. Ci rannicchiammo con occhi appannati nel fulvo letto d’aghi; ramaglia sopra, humus sotto, matto chi l’ha provato; le mani sminuzzavano meticolose strame; continuamente urgeva orinare dal freddo : ti si seltzava in faccia; arguto malignava il vento; un pensiero lumacava laggiù, ostricava sia flaccido che cieco; poi trascinò il piatto addome di nuovo tra i cespugli. : «A cosa pensi ?». Alzata di spalle. : «Eh ?» Alzata di spalle, ma lacrime goffe. : «Vieni . .» (E riprendemmo il cammino davanti a quei veli alti quanto case, sopra la grondante palude. La pioggia formava grotte enormi attorno a noi; ciascuno si ritirava confuso nella sua. «Prap prap praps» chiamò la cornacchia viaggiatrice, dunque a occhio una miss.)
Al canale della palude : 1 foglio vuoto tentò di seguire la corrente, mentre serrata in sé traversava il ponte piatto. Accolsi la sua mano fredda rosa cera, e la ressi turbato : Ah, il male che si fa l’essere umano coi ricordi ! Là contro la parete cementata di cielo un capannone cadente, destino in doghe. Corno nebbioso della luna, specchiato sopra la palude; in ogni nostra pesta compariva acqua : «Domani devo tornare tra i bifolchi».
(L’amica, lieta delle disgrazie altrui : «Ma vi siete bagnati !»).


èArno Schmidt Paesaggio lacustre con Pocahontas(1953), trad.it. Zandonai Editore 2011
 

Quelle che la Bianca Deissi ♦ La ragazza di Bagnacavallo

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© viviane sassen

La ragazza di Bagnacavallo o forse era di Cervia quella ragazza con il pane di Bagnacavallo
C’era questa ragazza di Bagnacavallo, per via del pane di Bagnacavallo che, non è un mistero, quando appare è nella sindrome ipopinealica, costituita per Adriano Spatola, quelle concrezioni di carbonato, la continuità dei dubbi, i dialogati effetti duri e riflessi in più immagini, e le coltivate ossessioni, invettive nel glicerofosfato di calcio e magnesio[i], e questo sto dicendo: la posizione della ragazza di Bagnacavallo, o forse era di Cervia quella ragazza con il pane di Bagnacavallo, come lo vidi una volta anche fotografato su “Pianeta”, e questo  mi è rimasto: la posizione della ragazza, oltre che all’azione appunto, e, dentro il testo per Spatola, esempi di testicoli grossi così, alcuni gruppi di fotografie, e un pezzo di pane di Bagnacavallo, tuttavia il livello delle evidenze, era lì, quella ragazza, i rischi, i problemi di contenuto, come Claretta che conobbi poi a Torino, era con il vestitino a fior di culo, senza mutande, e tanto di mammelle, sembrava il culo enorme di Lori, quella di Karel Màcha, insomma la piacevolezza del testo, l’impronta senza senso, l’incastro, attorno talami ottici, peli. Non potremmo mai fare una rivoluzione, vestita così e con il pane di Bagnacavallo che, non è un mistero, a volte ha qualcosa della fallicità della baguette e per questo è facile pensare alla rivoluzione francese, o a quando gli oppressori diventano troppo severi e non puoi più mangiare pane e pomodoro, che, questo è evidente, non puoi farlo con la baguette ma con il nostro pane casereccio che, poi, fatta la nostra bella rivoluzione sotterranea, nella trasmutazione del regno in repubblica, è stato costituito come pane di Cerchiara, non fosse altro per la pignata dei fagioli e delle cicerchie, e dei ceci; i piaceri della natura, di solito, sono connessi all’assetto bifallico dell’oggetto “a”, non è un caso che questa bella toma con i due filoni sotto le braccia cosa rinserra se non il doppio (-φ), che, anche con la farina doppio zero, diventa (+φ),con buona pace dell’angoscia e dell’occhio di chi guarda, che, quando è apparsa, la toma con i due pani, altro che pane di Bagnacavallo, cosa le guardava, secondo voi, il visionatore? Nella deissi, la bellezza sta nell’occhio del visionatore, e se chi guarda ha la vista difettosa non pensate che si metta a chiedere alla persona più vicina se quello che ha lì davanti agli occhi è il culo enorme di Lori o quello di Claretta, ovvero quello della ragazza di Bagnacavallo, che, ora che la rivedo in questa bianca deissi, mi ha riportato alla mente quell’attimo in cui mi pare di averle detto che se sei così bianca e hai quel podice che richiama le macine del mulino e il colore solare del grano, ancorché non abbia ancora letto quanto scrisse Georges Bataille sull’ano solare, d’accordo potrei mangiare anch’io il pane di Bagnacavallo a patto che sia con i pomodori della Culavria, ma non trarre conclusioni affrettate, può darsi che l’incanto sia fallico ma non è detto che sia amore, perché l’amore, questo dissi alla ragazza di Bagnacavallo, sarà pure bifallico ma si e no dura un attimo, infilato tra sabato e domenica.






[i] Cfr. Sindrome ipopinealica, in: V.S.Gaudio, Sindromi Stilistiche, Forum/Quinta Generazione, Forlì 1978: pag.31.

 
SINDROME IPOPINEALICA
e i galletti cantano apinealici,
i pulcini hanno testicoli così  (   ) ,
ancora lesioni dei centri diencefalici ipotalamici
acquedotto di Silvio bombardato,
la posizione anche, e gli increti ad azione diretta
i contenuti,
le concrezioni di carbonato
per la continuità dei dubbi, come dialogati effetti duri
e riflessi in più immagini, coltivate ossessioni, invettive
nel glicerofosfato di calcio e magnesio,

La posizione, oltre che all’azione appunto
esempi di testicoli così,
alcuni gruppi di fotografie, e un pezzo di pane di Bagnacavallo
tuttavia, il livello delle evidenze, i rischi, anche i problemi di contenuto
con peli o mestruazioni; e tanto di mammelle, in rapidità
il culo enorme di Lori, di Karel Màcha,
la piacevolezza del testo, l’impronta senza senso,
o lunghe litanie
appunto negazioni registrate come delirando
l’incastro
attorno, tubercoli quadri gemelli, talami ottici
                                                               peli

( 22 gennaio ’74)
a Adriano Spatola
da: V.S. Gaudio žENDOCRINOLOGOS ž
in : IdemSindromi StilisticheForum QG Forlì 1978 


 

Canne 2 ⁞ Blue Amorosi

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Canne e punctum

C’è un punctum in ognuna di queste fotografie? Il sole, il cielo, un punto nel cielo, la canna in primo piano, la nuvola, l’erba, la trama che percorre l’occhio per arrivare a fissare un punto ad ovest dove prima o poi il sole tramonterà? Comunque, partendo da qui succede spesso, come capitò alla spedizione degli Scalzacani di cui narra V.S.Gaudio in una Lebenswelt con Sten Nadolny, che ci si infili in una sorta di traiettoria che va verso nord-ovest: da queste canne, mentre uno sta vivendo la propria giornata mortale,e ancora con una relativa abbronzatura, seppure stia facendo capolino un po’ di raffreddore, nessuno è mai partito pensando di trovare non dico la felicità ma nemmeno un pezzetto di gaudio. Tra cornacchie, cicale, formiche, qualche rondine, e, giù, se guardate bene, c’è un canale pieno, ranocchi a non finire, dove pensate di andare fin dove l’occhio arriva a filmare il punto cardinale del tramonto? Le canne, più o meno come il cappello bianco che il poeta comprò a Bologna da Barbetti, non servono a niente, nemmeno quando il poeta fu per quel cappello che scambiò uno sguardo profondo, tra bellezza e patafisica dell’inseguimento di Baudrillard, con Diana, nonostante la vista difettosa, o forse proprio per questo, il poeta si convinse che i piaceri, anche quelli singolari di Harry Mathews, non durano che un attimo, e l’amore non esiste, nemmeno per un attimo. Manuel Vázquez Montalbán elogiò l’arco ogivale delle ginocchia di Maite che andava per funghi, d’accordo c’è qualche fotografo che si ostina ancora  a fare della canna il (- φ) di Lacan, vedi Joseph Auquier per via di Mila che fa della canna il meridiano del visionatore(e qui arriva un altro francese, Edgar Morin), ma, guardatele le canne, c’è un punctum? Servono a qualcosa, così tenere? Pensateci: voi guardate verso ovest e da sud ovest un giorno sì e l’altro pure, in determinate lune, il libeccio le piega verso il vostro occhio, ed è allora che dovete afferrare  con l’altra mano la visiera del berretto perché il vento non vi scompigli i capelli.

La minoranza degli italo-albanesi, che, qui, si è, invero, estesa dappertutto, non è più nel territorio dove in effetti compete il ruolo di minoranza,  la canna la chiama “kallam” ed è maschile: i kallam, dice: la guarda e dice: i kallam. Ma sapete qual è la meraviglia di questo popolo bilingue, o trilingue, se si vuole? Che loro, dicendo kallam, prendono il sentiero della “i”, e con kalìm trovano il “passaggio”, il “transito”, la “promozione”; se gli si impiglia la “e” sulla seconda “a”,hanno “kalém”, noi abbiamo le cannucce e loro con “kalèm” la “matita”. Quando sono stanchi di tutte queste canne del cazzo, guardano i kallam e bevono "kaliùm", potassio, e si ritemprano.

La bellezza, e il punctum di Roland Barthes, sta nell’occhio di chi guarda, almeno fino a quando non se ne uscì Nichi Vendola con la faccenda del punctum che era il suo orecchino, anche se il poeta continuava a pensare al punctum che Diana aveva guardato in lui e Diana, almeno fin quando visse, ebbe almeno un pensierino per quel punctum che vide nel poeta così incappellato[1]: qui, ci sono queste cannucce, e più in là il bidone della spazzatura, dismesso dal comune di Roma. Qualunque cosa è meglio che trovarsi in mezzo a un boschetto con un sorriso cretino a raccogliere fiori in un cestino, disse Woody Allen, a meno che non vi mettiate anche voi a fotografare cannucce ad ovest nel Delta del Saraceno. In questo caso, se non è chiaro, qualunque cosa è meglio che fotografare queste cannucce ad ovest nel Delta del Saraceno.
byBlue Amorosi

[1] Anche con il “cappello” chi parla Shqip sembra che abbia più connessioni paradigmatiche: lo chiamano “kapelë”, la ëè metafonetica, semimuta; dicono “kapelë”, quello che il cappello in testa, e magari intendono “cappella”, sia quella che riguarda il fungo( e per questo abbiamo tirato dentro Maite che andava per funghi…) che la cappella in musica. Col kapelë, quando gli si intoppa la “m”, possono arrivare a “prendersi”, “afferrarsi”, “aggrapparsi”: “kàpem”.
 
 

Verdologia ⁞ 3

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Verdologia 3

1. Niente è verde come sembra.
2. Tutto richiede più verde di quanto si pensi.
3. Se c’è una possibilità che varie donne si stiano avvicinando, quella che ha i pantaloni  verdi sarà la prima a essere intercettata dal tuo (-φ).
4. Se si prevedono quattro colori per i jeans da delectatio morosa, immediatamente il quinto, che è il verde, sarà il più usato per  allietare il (-φ).
5. Lasciate scegliere al caso, l’oggetto “a” tende ad andare verso questa con i pantaloni verdi.
6. Non ci si può mettere una gonna grigia senza che prima non si abbia indossato i pantaloni o i jeans verdi.
7. Per quanto nascosto sia il tuo punto forte, i pantaloni verdi riescono a  illuminarlo con il bagliore didonico.
8.Lo shumullar cresce in ragione dello spostamento del colore dell’abito dal rosso al verde.
9. C’è sempre un culo migliore. E’ verde.
10. 10° Corollario della Legge di Murphy: "Madre Natura è una puttana". D’accordo, ma di più quando mette i pantaloni verdi.

Hume-Jeans ⁞ La maneira de andar di Sandra Alexis

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http://mianonnadellozen.tumblr.com/post/132929713817/clippedonissuu-from-la-maneira-de-andar-di

(...)
2. La pura percezione sensitiva alla Humedella maneira de andar: le leggi di Delsarte e la teoria dello spazio di Laban





Hume-Jeans by Wordle maxwords80

Diciamo, per allure o andatura, a maneira de andar perché, pur essendo una longilinea ectomorfa, un dolicotipo, e, perciò, poco portoghese, dando a una artista circense una Herkunft, una provenienza, geografica ancorché casuale, il predicato, che già in ogni figura è epistemologicamente rimosso, può essere sempre attualizzato perché quell’Herkunft dà all’oggetto dinnanzi a me, nel campo di Kurt Lewin, un paradigma da cui il particolare e il momentaneo dell’evento può fornire al poeta segni, simboli, immanenze di possibilità.
Nella maneira de andar di Sandra Alexis c’è l’interpretazione dei jeans che indossa «come pura percezione sensitiva alla Hume»[1], che vedremo cosa può significare nella teoria spaziale del coreografo Laban.
Intanto, vedete bene come nella maneira de andar, il portamento che va è sempre visto da dietro, che, finché non mostra il volto o quantomeno il profilo fronto-nasale o uno scorcio di mandibola o la linea che contorna la faccia, pur dando l’impressione di permanenza, ha ancora la spontaneità del dubbio: l’impressione di permanenza, e questo lo scrivevo nel 1978, è collegata al nome proprio[2], e quando il poeta osserva la maneira de andar di chi, poi, avrà il nome proprio di Sandra Alexis, non può ancora “chiamarla”, né potrebbe costruire un paradigma fantasmatico, non sapendo che quella figura, che è l’unità finale di un’occasione, è, in realtà, una contorsionista[3].
Allora, dobbiamo cercare di qualificare l’allure di questo oggetto d’amore che sta “andando”, senza che nessun segno dell’identità, successivamente appurata, possa interferire nello schema.

(...)


[1]Ibidem: pag. 18. Il passo intero, nella Lebenswelt da inviare a Manganelli: «ed egli s’avventura/dice che si piega all’unità che lo sdoppia/nell’accavallarsi delle circostanze/risponde dal rinencefalo e dalle strutture corticali / al Gilet di pelle di “Camomilla” e agli short-jeans / di “Vadim” che lei interpreta come pura percezione/sensitiva alla Hume».
Il filosofo scozzese David  Hume (1711-1776), nel Trattato sulla natura umana (1739-1740) dice che la natura umana è indagata a partire dall’universo mentale, caratterizzato dalla “percezione”, che designa ogni contenuto psichico. Hume distingue le percezioni in impressioni (passioni e immagini immediatamente presenti alla mente) e idee, che sono copie illanguidite delle impressioni. Pone così tra passioni e idee una esclusiva differenza di forza e vivacità. Le analisi degli empiristi, in particolare di Hume, secondo Giulio Preti «erano, e in parte restano valide sul (…) terreno fenomenologico, che non riguarda tanto i processi reali di formazione delle idee, quanto i loro nessi e rapporti alla luce di una analisi astraente. Fu appunto Husserl a chiamare fenomenologia un tale tipo di analisi, e a fissarne i caratteri e le tecniche fondamentali. Essa sorge sulla base di un triplice  atto di astrazione o “riduzione”: la riduzione fenomenologia, volta ad eliminare dal fenomeno mentale che si analizza ogni riferimento esistenziale “esterno” (esclusione delle dimensioni spaziali e temporali); la riduzione eidetica, volta a ridurre il fenomeno all’essenza, cioè al nocciolo della sua datità immediata e costante; e la riduzione trascendentale, avente per scopo di riferire le nozioni analizzate a puri atti dell’ego» (lemma Filosofia analitica, in: Filosofia, a cura di Giulio Preti, Enciclopedia Feltrinelli Fischer, trad. it. 1970: pag. 108). Sandra Alexis, interpretando i jeans come pura percezione sensitiva alla Hume, li porta come le impressioni, con più forza e vivacità, ma interpretandoli in quanto idee; e le idee, per Hume, sono come le impressioni ma più deboli. La pura percezione sensitiva alla Humeè questo portare i jeans con la forza e la violenza (o la vivacità) di un’impressione che corrisponde all’idea (che è correlata dall’impressione). Sostanzialmente, l’interpretazione e il portamento di Sandra Alexis ha la riduzione trascendentale , operata dal personaggio, l’ego del poeta. La pura percezione sensitiva alla Hume può essere quindi il contenuto psichico del poeta, cioè, per Hume, la percezione che è distinta in impressione (passioni e immagini immediatamente presenti alla mente) e idea (copia flebile dell’impressione): la vivacità sensoriale del muoversi di Sandra Alexis è talmente pura che la passione si fa idea?
[2] Cfr. la Lebenswelt da inviare a Pignotti, ed. cit.: pag. 25: il passo intero è: «Jacqueline non è una femme universelle, invero ha una stabilità non del /tutto sicura,/ dà l’impressione di permanenza perché se ne usa il nome proprio (…)».
[3] Una contorsionista, ovvero: «Artista di circo specializzato in contorsionismo» →contorsionismo: «Esercizio di circo consistente nel fare movimenti o nell’assumere atteggiamenti forzati e innaturali del busto e degli arti»: Il Nuovo Zingarelli, XI edizione, Zanichelli, Bologna 1992: pag. 444. Nella tabella dei codici fiscali di attività, sarebbe da comprendere nel 6600 in quanto “servizi creativi, culturali e dello spettacolo” o sarebbe autonomamente (può esserlo un artista del Circo?) un 8100, ovvero “Artisti (registi, attori, musicisti, pittori, scultori e assimilati)”?

Hume-Jeans by Wordle maxwords80

Anton Perich non ha mai fotografato V.S.Gaudio con la Polaroid ⁞

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La polaroid di V.S.Gaudio e Marisa Aino

Andy Warhol
with a SX-70 Polaroid
by Anton Perich 
In quegli anni anch’io avevo una polaroid, che avevo preso a Napoli (dove facevo il militare alla Direzione di Commissariato del X Comiliter) alla Forcella. Se andiamo a guardare, ho delle foto(non delle polaroid) sul lungomare Caracciolo con Marisa Aino, che, poi, diventerà mia moglie. Nessuno mi ha fotografato, però, a differenza di Andy Warhol, né sul lungomare Caracciolo, né sul lungomare di Trebisacce, né su altri lungomari, nemmeno a Nice e a Cannes, né sull’Atlantico in Portogallo o alla foce del fiume Guadiana in Spagna, nemmeno a Le Havre, nemmeno quand’ero biondo come Andy Warhol (ma forse la polaroid ancora non c’era) figuriamoci se mi abbia mai fotografato qualcuno mentre tenevo in mano la polaroid. Nemmeno a Milano Marittima m’hanno mai fotografato. O a Carloforte sull’isola di San Pietro, che sta da un’altra parte ma, che, comunque, ha vicino le saline come la stazione balneare contigua di Cervia.

Mia Nonna dello Zen che non ha mai giocato a ping-pong ⁞ e la gente stanca su Facebook

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Popoli e destini

16 giugno 2011

Dopo forse non capivo bene, ascoltavo intanto che traducevo Oblomov che non è il modo migliore, di ascoltare, ma avevo l’impressione che si dicesse, per radio, che c’era della gente, su facebook, su twitter, che avevano determinato il crollo del governo, non era ancora crollato ma sembrava che stesse crollando…

(scarica il podcast o ascoltalo qui sotto: 1 minuto e 27 secondi per 1,4 MB)
G
OOOPS!La pagina che stai cercando non esiste, oppure si è rotto qualcosa.
Prova a tornare in home page per leggere le ultime notizie.
GIl podcast di Nori non si scarica, si è rotto qualcosa nel link, se volete ascoltarlo andate sul suo blog in Il Post e cercate nell’archivio e alla data che qui appare, così pure per quanto scrisse V.S. Gaudio.
VSGAUDIO says:
MIA NONNA DELLO ZEN ALLA MANIERA DI E.L.MASTERS
Sono andata a ballare in riva al mare,
non ho mai giocato a ping-pong né ho cavalcato.
Una volta , al ballo, abbiamo cambiato compagni,
e allora alla luce della luna di metà giugno ho incontrato Vicînz.
Sposati, abbiamo vissuto insieme settant’anni,
per gioire, lavorare, allevare i cinque figli,
altri ne ho perduti ma non è educato dirlo
prima che compissi sessant’anni.
Ho filato, tessuto, curato la casa, nutrito gli ammalati,
ho dato da bere agli assetati, ho fatto io l’aranceto,
e quand’era festa camminavo nel campo e cantavano
i pettirossi, e lungo il Saraceno raccoglievo tanti papaveri
e la camomilla gridando verso gli aranci colmi,
cantando verso il mare laggiù ad est.
A ottant’otto anni avevo vissuto abbastanza, nient’altro,
e sono passata a un dolce riposo.
Che cos’è che sento adesso
di popoli e governi, di destini e di telefoni e twitter, di radio e di televisioni,
di parnasi e bungabunga, su facebook c’era gente stanca
e sofferente, senza alcuna speranza persi a guardare programmi
colti alla rai fatti da endemol?
Figli e figlie degeneri,
la vita è troppo forte per voi-
ci vuole vita per amare la Vita.
(dall’ “Antologia di Aurélia Steiner, mia Nonna dello Zen”)

Alejandra Pizarnik ⁞ Un misterio

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No confíes en mis fotos. Son y no son. Hay un misterio que me obliga a revelar a la cámara mis rostros más ocultos. Y aquí te dejo para ir a despachar la carta a un correo lejano que no cierra por la noche.


Quelle che la Bianca Deissi ⁞ Il pelo "che dove" di Nettie Harris

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Nettie Harris By Joel Brown




La photo di Nettie Harris (by Joel Brown )è stata tolta per evitare l’intervento censuratore di AdsGoogle. Il visionatore adulto e colto ne veda la copia su tumblr  *Mia Nonna dello Zen

Quelle che la Bianca Deissi Il Quoi oùdella Shoshona del poeta

Nettie Harris, quando la vedi, anche se non sei nella passeggiata di mezzogiorno, hai sempre pensieri morbosi: ma la cosa meravigliosa è che non hai per niente voglia di cantare. La porta e il pelo sono i sostantivi-archetipi che, quando il visionatore guarda Nettie Harris, sono come i piaceri d’amore, durano un attimo, e invece Nettie Harris dura un’eternità. Nel secolo scorso, il poeta , tra gli amori che ebbe anche come oggetto “a” della sua perenne delectatio morosa, ebbe un amore romantico, piuttosto post-romantico, però, per una ragazza il cui punctum era, come in Nettie Harris, il pelo e, correlativamente, la pelle. Ora, il poeta non sa se ci sia nell’ascendenza di Nettie Harris qualcosa che attenga alla genetica pellerossa, ma  è propenso a vederla come una shoshona, della tribù  che con gli ute e i paiote appartiene alla famiglia degli uto-aztechi. Insomma, la vede e il visionatore è dentro il paradigma, lo schema di Che dove[i]di Beckett, che è semplice come è semplice la deissi, come Bem, Nettie esce da  N e la vede:
Il visionatore:
Va bene.
Io sono solo.
E’ autunno.
Il tempo passa.
Infine Nettie appare.
Riappare.
E’ sulla porta.
Nettie entra da N, si ferma sulla porta.
Il visionatore: Allora?
Nettie: Niente.
Il visionatore: Che pelo!
Nettie: Non ha detto dove?
Il visionatore: No.
E via di seguito, tra pelo e porta.
Poi, Nettie Harris s’incazza: Menti, dice al poeta. Te l’ha detto il pelo dove. (Pausa). Ammetti che te l’ha detto  dove. (Pausa). Tra  culo e pube, ammettilo.
Il visionatore: Che devo ammettere?
Nettie: Che si tratta di pelo.
Il visionatore: Dove?
Nettie: E’ tutto?
Il visionatore: E la porta.
Nettie: E dove.
Il visionatore: tra pelo e porta?
Nettie: Sì.
Il visionatore: poi si smette?
Nettie: Sì, Vieni.


[i]Quoi où è l’ultimo lavoro teatrale di Beckett, questo testo fu scritto tra il febbraio e il marzo del 1983.

Armando Adolgiso ⁞ Contraccettivi letterari

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Un bar dove gli avventori si conoscono tutti fra loro. Più per nome che per cognome.Da un vecchissimo juke-box in fondo alla sala,
provengono le note della canzone che vi aggrada.
In Primo Piano, Adolgiso parla con i suoi amici di sempre, sfaccendati o peggio.




Scommettiamo un Campari che ho trovato contraccettivi letterari per limitare le nascite di romanzi?... Non ci credete?... Fate male, ne ho le prove… mostrarvele?... macché, è tardi… come?... m’offrite una birra alta?... beh, se è così non posso rifiutare. Però solo alcuni esempi, eh?
L'efficacia dei vari metodi si valuta con una formula, la stessa che serve per gli altri contraccettivi, si chiama l’Indice di Pearl…sì, si chiama proprio così, consultateun dizionario ginecologico e vedrete che questa non me la sono inventata io.L’Indice di Pearl, torna buono anche in quest’occasione, solo che qui è basato sul numero di romanzi partoriti in 100 autori che hanno usato una determinata tecnica anticoncezionale per un anno.
Ecco alcune tecniche di contraccezione.


 

Scriptura interrupta

Si tratta di staccare la penna dal foglio o il dito dalla tastiera dopo le prime righe emettendo il resto del manoscritto fuori della pagina. Ma c’è il rischio – particolarmente forte nei giovani autori – che non si riesca a esercitare su se stessi un sufficiente autocontrollo in momenti d’entusiasmo o dopo lunghi periodi d’astinenza scrittoria. Inoltre, c’è sempre il pericolo che l’emissione del fluido romanzesco, pur avvenuto fuori della pagina, penetri in parte nel suo interno. In tal caso si potrà avere la nascita sia pure di una short story, ma pur sempre indesiderata dai lettori. E’ un metodo insicuro.

 

Romanzicidi

I romanzicidi sono composti letterari in forma di gelatine, creme, schiume, etc., (venduti in cartoleria senza prescrizione) che versati sulla pagina, prima di una stesura, rendono scivoloso il foglio e impediscono, sia nelle scritture manuali sia su carta per le stampanti, l’imprimersi dello scritto.
Da soli, però, non bastano. Il loro grado d’affidabilità, infatti, non supera il 60/70%.
Sono attivi solo per un certo numero di ore, trascorse le quali occorre ripetere l’operazione.
Anche perché è da prevedere che un autore – specie se fortemente determinato ad accoppiarsi con una narrazione – possa applicarsi ad una seconda prova seguìta a breve tempo dalla prima.


 

Metodo Twain-Kraus

Questo metodo è fondato sul fatto di poter prevedere con certezza il periodo, di solito assai breve (specialmente tra i più frettolosi narratori), dell’incubazione di un romanzo.
E’ l’unico metodo contraccettivo considerato lecito anche dalla morale cattolica.
Consiste nell’ascoltare due frasi (la prima di Twain, la seconda di Kraus) ininterrottamente durante il periodo cosiddetto creativo.
Prima frase: “E’ da idioti scrivere un romanzo quando in ogni libreria, se ne può comprare uno”
Seconda frase: “Quando non si sa scrivere, allora un romanzo riesce più facile di un aforisma”.
Occorre fare, però, una netta distinzione tra il valore teorico dell’efficacia del metodo e il suo valore pratico.
Molti fattori possono, infatti, non rendere identificabile con certezza il periodo in cui un autore medita di scrivere un romanzo, allungandone così i tempi e rendendo purtroppo inefficace il metodo stesso.


 

Metodo termico

Si fonda su una legge letteraria costante: quando avviene l’ispirazione per un romanzo – e solo allora – la temperatura corporea dell’autore o dell’autrice subisce prima una lieve discesa, e poi sale al di sopra dei valori normali. Secondo questo metodo, si giudicano a rischio il giorno in cui avviene l’ispirazione (quando c’è il rialzo termico) più i tre giorni precedenti e i quattro seguenti.
In questi sette giorni è necessario tenere l’autore o l’autrice lontano da strumenti per scrivere.
E’ vero, però, che si possono verificare alterazioni febbrili in séguito a fattori estranei (notizia di rifiuti editoriali a pregressi romanzi scritti, irrisione di parenti o amici cui sono state date loro in lettura precedenti opere), da qui diminuiscono le probabilità di conoscere con certezza il periodo narrativo fecondo. Ciò rende il metodo termico non più sicuro del Twain-Kraus già descritto.



Profilattico


Tecnica antichissima. Una guaina in pelle d’animali per ricoprire lo stilo era usata dagli antichi egizi per impedire agli scriba di cimentarsi in romanzi.
Oggi i profilattici sono guaine generalmente in gomma che si mettono sulla punta di stilografiche o lapis di aspiranti romanzieri, in tal modo s’impedisce che l’inchiostro o la grafite entrino in contatto col foglio generando trame.
L’applicazione può essere fatta anche dalla compagna/o dell’ autore o autrice fingendo un giocoso momento d’intimità che, invece, è volto alla necessità d’impedire che nasca un romanzo in casa.
Il metodo offre una sicurezza molto alta, ma da tempo tale sicurezza è assai ridotta, da quando cioè gli autori dispongono di macchine per scrivere e computer.


Mi fermo qui. Ma ce ne sono altri… continuare?... no, stasera no. Domani sera. Domani sera, vi parlerò dello psicodiaframma, della spirale, della pillola e della sterilizzazione… sì, continuerò presto con una seconda parte. Ma che ora s’è fatta?... ‘azzo!… s’è fatto tardi… domattina ho una sveglia terribile, devo alzarmi per mezzogiorno.
‘Notte… buonanotte a tutti.

 

Armando Adolgiso ⁞ Contraccettivi letterari 2

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Contraccettivi letterari 2

Sono uno di parola io. Qui lo dico e qui lo nego.
Vi avevo promesso che avrei terminato la mia esposizione sui contraccettivi letterari per evitare di scrivere romanzi o poesie, ed eccomi qua a finire quanto dicevo l'altra sera.
Oltre a quelle già illustrate, ci sono altre tecniche.

Psicodiaframma
Metodo fondato sulla dissuasione.
Non può essere applicato a se stesso da un autore, ma è necessario l’intervento di uno specialista (di solito, un oulipianologo) dal quale è necessario recarsi appena insorgono i primi sintomi di un’imminente ispirazione.
Il metodo è imperniato sul convincimento che l’autore gravido di un’idea di romanzo è tensiolabile. Il suo sistema nervoso è in uno stato di grande instabilità, facilmente incline a modificazioni simili a quelle che si hanno nei ciclotimici; la psiche e l’attività emotiva sono concentrate sullo stato di prossima figliolanza di personaggi e trame.
Esistono due tipi di applicazione dello Psicodiaframma:
a) lo specialista, usando Manganelli, percuote fortemente i timpani del paziente risuonando fino alla tromba di Eustachio (è un condotto che collega l’orecchio medio del romanziere alla Copertina), facendogli ascoltare – amplificato in cuffia a molti decibel, affinché bene intenda – l’aforisma di uno scrittore italiano: “ Basta che un libro sia un ‘romanzo’ per assumere un connotato losco”;
b) oppure inserisce nella Tromba di Falloppio (nella mente degli autori è un condotto che si estende dal Capitolo alla parte superiore dell’Indice) una strisciolina di cellulosa su cui è riportato il detto di Pessoa: “Il romanzo è la favola delle fate per chi non ha immaginazione”.
Il metodo non è privo, purtroppo, di limiti. L’autore, infatti, se non è stato dai suoi congiunti tempestivamente portato dallo specialista, è spesso sordo ad ogni richiamo psichico, specie se è in fase di “plateau” mentale costituito dal perdurare dell'eccitazione scrittoria che precede il raggiungimento della fase cosiddetta orgasmico-redazionale.

Spirale
Consigliata soprattutto a chi ha già partorito romanzi. E’ un piccolo dispositivo che viene inserito nella cervice dell’autore (quando è possibile, perché spesso i narratori hanno cervice dalle dimensioni tanto piccole da impedire l’intervento). Va ricordato che la maggior parte della loro cervice è di tessuto fibroso che le conferisce la forma di uno sfintere, cioè muscolo circolare, simile a quello anale, permettendo grande adattabilità di dimensioni e forme nel parto letterario: dal romanzo breve alla saga plurigemellare in più tomi; tale rassomiglianza, nei romanzieri e nei poeti, fra cervice e sfintere è all’origine anche di osservazioni sul risultato del loro parto assomigliato spessissimo all’evacuazione.
Le spirali contengono sostanze bioattive dette ‘paratesto’.
Queste agiscono sulle produzioni verbali (soprattutto sul testosterone presente sia nei testicoli sia nella testa, organi questi che negli autori di romanzi sono tanto simili da confondere anche un luminare) che contornano un testo e fanno di esso un libro: titolo, dediche, prefazioni, postfazioni, scelte tipografiche, etc..

Pillola
Blocca l’ispirazione. Questo risultato è raggiunto con l’azione sull’ipotalamo e sull’ipofisi, le due ghiandole cerebrali che stimolano alcuni a comporre romanzi.
Ecco una scheda-tipo di una pillola. Si è qui scelto il farmaco chiamato: Adolgivelden
·         Composizione qualitativa e quantitativa: Ogni compressa contiene 0,075 mg di Queneau-dene e 0,03 mg di Perec-estradiolo
·         Forma farmaceutica: Compresse rivestite di film senza film.
·         Indicazioni terapeutiche: Prevenzione del concepimento di forme narrative
·         Modalità’ di assunzione: Le compresse devono essere prese seguendo l’ordine indicato sulla confezione, ogni giorno alla stessa ora, deglutendole con un po' di inchiostro al cromo; la posologia è di una compressa al giorno per 21 giorni consecutivi. Ciascuna confezione successiva deve essere iniziata dopo un intervallo di 7 giorni libero da pillola, durante il quale si verifica di solito una emorragia – di inchiostro simpatico – da sospensione. Questa inizia in genere 2-3 giorni dopo l’ultima compressa e può anche non essere terminata prima dell’inizio della confezione successiva.
·         Modalità’ di inizio del trattamento: Nessun tentativo d’inizio di romanzo nel mese precedente.

 

Ma che ora è?...'azzo s'è fatto tardi!...domattina ho una sveglia terribile, devo alzarmi per mezzogiorno…vado via…ci vediamo domani sera…'notte, buonanotte a tutti!

 


MADONNA.Divagazione ziffiana sull'esistenza ▌

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Madonna.Divagazione ziffiana sull’esistenza del nome


Il testo da cui parto è uno qualunque: l’espressione “Madonna esiste”. La domanda è: esiste davvero?

1.      L’espressione “Madonna esiste” si trova nei discorsi radiofonici(non nel “linguaggio radiofonico”: non esiste una cosa del genere). “Madonna”, in questa espressione, è evidentemente un nome; inoltre, non è un nome comune numerabile(come “zucca” o “cetriolo”) dal momento che non vuole l’articolo. Questo non significa che in italiano non vi sia anche un nome comune numerabile “madonna”. Si può dire infatti “Se Madonna esiste, allora esiste una madonna”, o anche “Madonna  è una madonna”. Questo indica che “Madonna” non è un nome come “cantante” in “La cantante muove il culo strusciandosi allo specchio”, poiché non si può dire “La cantante è una madonna”.

2.      Il fatto che “Madonna” non sia né un pronome né un nome collettivo nell’espressione “Madonna esiste” è indicato dal fatto che non è né l’uno né l’altro nei discorsi radiofonici; che non sia né un pronome né un nome collettivo in questi discorsi è indicato da diversi fatti: dal fatto che non si trova in contesti come “Quanta Madonna esiste?”, o “Una quantità di Madonna esiste”; dal fatto che prende “lei” come sostituto anaforico, come in “Si può dubitare che Madonna esista, ma non si può dubitare del fatto che alcuni visionatori o ascoltatori credano che lei esista”; dal fatto che la forma pronominale interrogativa adoperata in relazione a “Madonna” è generalmente “chi”; e così via.

3.      E’ quindi sufficientemente chiaro che “Madonna”, nell’espressione “Madonna esiste”, è un nome proprio o, in breve, un nome. Come V.S. Gaudio.

4.      Un nome può essere introdotto, in un particolare discorso, o con mezzi sia extralinguistici sia endolinguistici, o soltanto con mezzi endolinguistici.  Dal momento che, secondo V.S. Gaudio e anche Paul Ziff, nessuno sostiene di avere imparato a usare il nome “Madonna” con mezzi extralinguistici e nessuno(che io abbia conosciuto, e non lo ha conosciuto nemmeno Çenxìnë Gaz|*leggi: Cenzĩn Gas; la s sonora e trascinata di “tesa”)sostiene che gli sia stato indicato ostensivamente il referente del nome “Madonna”, possiamo ritenere che il nome “Madonna” sia stato introdotto, nei discorsi non solo radiofonici in cui si trova, solo con mezzi endolinguistici. “Madonna” è dunque un nome come “Lady Gaga” o come “Zucchero”, non come V.S.Gaudio, che la minoranza italo-albanese che gli stava occupando il paese suo chiamava fanciullino Cenzìnë Gaz(leggi: “Cenzînë Gàs”).

5.      Per introdurre un nome in un discorso, alla radio, in un giornale, sul web, con i soli mezzi endolinguistici, è necessario associare al nome certe espressioni del discorso. Poiché a queste espressioni sranno associate determinate condizioni, ne deriva che al nome saranno associate determinate condizioni.

Consideriamo il nome “Lady Gaga”: vi dico che Lady  Gaga cantò una canzone intitolata “Alejandro”; vi dico che amava andare in giro con delle calzamaglie che un poeta, di solito, non riuscirebbe ad indossare con la stessa naturalezza fotografata della cantante; vi dico che visse a New York come Madonna tra il XX e il XXI secolo.

Avete letto bene: ho introdotto ora il nome “Lady Gaga” nel mio discorso: l’ho introdotto associando ad esso certe espressioni e quindi un determinato insieme di condizioni. Perciò, il referente del nome “Lady Gaga”, se ce n’è uno,  è quello che ha soddisfatto un determinato insieme di condizioni, un insieme di cui fanno parte le condizioni di essere una donna, un’abitante di New York intorno tra il XX e il XXI secolo, la cantante di certe canzoni, l’interprete di alcuni video-clip tra la pseudologia divina e l’enigmistica mistico celeste, ecc.

6.      Anche se a un nome sia stato una volta(anche in un passaggio televisivo o in un social,anche un semplice twitter ) associato un particolare insieme di condizioni, un’altra volta( metti che qualcuno si sia preso la briga di scriverci  sopra non so che paradigma estetico tra somatologia dell’immagine  e psicanalisi metafisica di Lacan) può venirgli associato un insieme di condizioni leggermente diverso o anche radicalmente diverso dal primo, specialmente se quel paradigma estetico è opera di V.S.Gaudio, che, da piccolo, deve essere caduto nel Canal Grande a Venezia. In questo caso, il concetto del referente del nome verrà molto probabilmente modificato(un po’ come è successo alla Marcuzzi, quella del Grande Fratello, dopo che il succitato poeta ha costruito sul nome “Marcuzzi” un monumento somatolinguistico che pare che il linguista Migliorini, quello del nome proprio e del nome comune, stia ancora  chiedendo l’uso di quegli yogurth così ostensivamente pubblicizzati dal nome “Marcuzzi”).

Il vostro attuale concetto di Lady Gaga può dunque impallidire e alterarsi con il tempo. Può darsi che scopriate che lei non cantò “Alejandro”: in questo caso, avrete allora un concetto di Lady Gaga leggermente diverso. Oppure, può darsi che scopriate che Madonna non apparve nella clip di “Hung Up” e che quella che si struscia allo specchio è una figura speculare a uno degli angeli del monumento funebre degli Stuart che c’è nella Basilica di San Pietro: in questo caso, avrete un concetto di Madonna, e degli angeli Stuart, radicalmente diverso.



Un nome è un punto fisso in un universo in movimento. Ma, man mano che il mondo gira e anche il web, che, vai a vedere, non fa che girare attorno all’asse dell’industria culturale e ludica precostituita e fondata  sui media in uso almeno 10-12 lustri prima, il nostro concetto del referente di un nome può subire modificazioni ( a meno che non stiate a imboccarvi tutte le babbaloccherie dell’industria  musicale  e del flusso mediatico come se fosse, un giorno sì e l’altro pure, il vostro Ghb preferito).

7.      Si può rispondere esattamente nello stesso modo a tutti gli interrogativi come: se il nome “Lady Gaga” abbia un referente, se Lady Gaga sia mai esistita, se sia mai esistita una persona come Lady Gaga o se sia mai esistita un qualcosa che risponda al concetto che abbiamo di Lady Gaga. Bisogna specificare quale sia l’insieme delle condizioni rilevanti associate al nome e poi determinare se qualcosa o qualcuno abbia mai soddisfatto le condizioni di quell’insieme. Checché ne dicano i Mormoni.

8.      Se il nome “Madonna”, o “Marcuzzi”, abbia un referente, se Madonna esista, o anche se Alessia Marcuzzi esista, se esista un essere come Madonna o se esista qualcosa che corrisponda al nostro concetto di Madonna, sono tutte domande alle quali si può rispondere esattamente nello stesso modo e precisamente nello stesso modo in cui si risponde alle domande analoghe che riguardano Lady Gaga. Bisogna specificare l’insieme di condizioni rilevanti associate al nome e poi determinare se qualcosa o qualcuno soddisfi le condizioni di quell’insieme. A prescindere da quello che dicono i cronisti di “Novella 2000” o “Chi”, sempre che esistano ancora.

9.      Al nome “Madonna” sono state associate tutte le condizioni possibili. Per gli scopi della nostra trattazione, ci è utile dividere alcune di queste condizioni in due gruppi: condizioni non problematiche e condizioni problematiche. E lo potete fare anche per Loredana Bertè.

10.  Alcune fra le condizioni non problematiche sono quelle di essere un essere, una forza, una persona, un corpo, una madre, una figlia, una creatrice, una cantante che va sul palco, una identità spazio-temporale, potente, affaticata, e così via.

11.  Alcune tra le condizioni problematiche sono quelle di essere un prodotto dell’industria discografica onnipotente, onnisciente, eterno, creatore del mondo canoro e visivo, un essere digitale, uno spirito del web, la causa di se stesso e di tutto il gruppo che a lei afferisce, e così via.

12.  Non intendo sostenere che queste che ho definito le condizioni problematiche, che sono associate al nome “Madonna” non pongano ogni sorta di problemi concettuali, compresi problemi di verifica e di conferma. Per esempio, c’è una differenza tra la condizione di essere uno spirito del web e quella di essere una sedicente fan della Cabala? Se c’è, come facciamo a fare una sottrazione cabalistica, e, in particolare, dovremo usare l’alfabeto numerologico dei Rosa-Croce?
13.  Sembra dunque ragionevole ritenere che chiedersi se Madonna esiste( o, se si vuole, Alessia Marcuzzi, Vasco Rossi, Al Bano, Romina Power, l’ex moglie di Mick Jagger che adesso pare che se la faccia con quel magnate della televisione australiano che le abbiamo visto accanto in tribuna alla finale del Mondiale di Rugby tra Australia e New Zealand, o anche Kylie Minogue, che c’era pure lei,che, indubbiamente, a rivederla, fa sempre pensare con nostalgia all’insieme di condizioni, che fabbricava il suo concetto di essere per il visionatore, quando cavalcava il cavallo meccanico  nella clip de L’agent provocateur) costituisca un interrogativo intelligibile. Per rispondervi, non dobbiamo fare altro che determinare se le condizioni associate al nome “Madonna” siano soddisfatte. Dal momento che è evidentemente difficile farlo, una domanda interessante allora è: perché è difficile, e ci si può riuscire, ora o in futuro?

14.  La difficoltà incontrata nel provare l’esistenza  o la non esistenza di Madonna è palesemente attribuibile, in parte, al carattere di quelle che abbiamo definito le condizioni “problematiche” che sono associate al nome “Madonna”. Tutte queste condizioni sembrano comportare una specie di estrema forma di generalizzazione o di astrazione. Come, d’altronde, lo confermerebbe qualsiasi formalizzazione di capitale afferente al nome “Madonna”, quantunque, poi, in futuro, si possa pur scoprire che tutto è sparito, puro spirito, in virtù,che so, della lettera ebraica associata al tarocco della Torre, si è dissolto in mano morta.

15.  E’ evidente, o dovrebbe esserlo, che al problema dell’esistenza di Madonna si può rispondere soltanto nell’ambito di una teoria, ancorché non sia strettamente musicale, se pure vi si possa mai rispondere. E’ ovvio, infatti, o almeno dovrebbe esserlo, che nessun semplice insieme di osservazioni, non accompagnate da efficaci considerazioni teoretiche, può servire a determinare se vi sia qualcosa che soddisfi  o meno le condizioni in questione, come quella della diffusione infinita nel web. Il fatto che un determinato essere non abbia espletato un certo compito non basterebbe di per sé a stabilire che quell’essere non era  presente e diffuso nel web, quale che fosse il suo compito( e anche se, come Gianni Morandi, si faceva aiutare da Anna); e inoltre, il fatto che l’essere abbia espletato il compito non determinerebbe il suo primato nel web, quale che fosse il compito(difatti, è evidente che, come minimo, c’è sempre un addetto che fa le bozze e posta): tant’è che è pur vero che,a un certo punto, il profilo GooglePlus di un noto e diffuso cantante italiano(metti che possa essere addirittura Vasco Rossi) sia stato superato in visualizzazioni dal profilo di un poeta che, nel paradigma delle cose afferenti al suo nome, non diffondeva nel web che indigesta e incomprensibile estetica e letteratura avanzata e incomprensibile.

16.  Il fatto che formuliamo ognuna di queste domande con l’espressione “Esiste Madonna?”, dimostra solo che mettiamo nomi vecchi a nuovi usi, e specularmente nuove tecnologie incollate senza arte né parte su obsoleti mezzi diffusivi  e pervasivi, ma, sostanzialmente monetizzabili nel territorio di esistenza . Il senso della domanda “Esiste Madonna?” dipende dalle condizioni associate al nome “Madonna”: esse possono variare da un caso all’altro e da una clip all’altra, senza contare il passaggio da un oggetto d’amore all’altro, intanto che il tempo passi.by Gaudio Malaguzzi

Quelle che la Bianca Deissi ⁞ Il denim attillato dell'alzavola

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La deissi dell’alzavola che vola capovolta. Che quando cammina ha il denim attillato

C’era su Léa Seydoux, in un blog,  una tavola di The Color Thesaurus di Ingrid Sundberg, che, per quello sguardo verde tra pietra e lapis, indicava una deissi blue tra cielo, sky,  e azzurro, azure: per guardare così, tra cobalt e denim, chi la vede se la tiene nell’anima come se fosse in jeans, tra artico e zaffiro, cerulea, verrà da dirle al visionatore: dolce flotta nell’Egeo, per questo non sei oceano né admiral, o peacock, cielo sì ma ammiraglio e pavone no, bacca  potresti essere berry e anche lavagna e abete rosso, spruce, forse, per come cammini, se è così che mi guardi camminerai col passo indigo e cobalt che, insieme, è tutto quello che c’è tra l’incavo delle ginocchia e il culo ammiraglio in denim, sapphire. Tra teal, che è quell’uccello simile all’anatra che è l’alzavola, e ocean, così guardando con questi colori come se fossi l’alzavola che vola capovolta, tra sky e denim e sapphire e arctic e blue, dolce lavagna, dolce pietra, sfregata e bagnata tra oceano o, semplicemente, mar Egeo che è più vicino a spruce, perché se guardi così sei dentro il denim attillato.


 




 
 

El coño luz de Hierrante de Acuña ⁞ 1

Lebenswelt a Giuseppe Guglielmi ⁞ L'erotica di Pierre Klossowski

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Cover dell’edizione italiana 
di Giancarlo Marmori per Sugar editore
Pierre Klossowski| Foto di Milène Colchies


la figura e il personaggio,
attorno alle valenze cui ci abitua Karl Jaspers ne L’amore dei sessi
in La mia filosofia, trad. it. Einaudi 1948,
connesse a certe finalità tantriche
di cui al testo Tantra Asana di Ajir Mookerjee, Ravi Kumar 1971,
a senso di una mutazione di matrice
motivata da Roberta di Pierre Klossowski|cfr. Le leggi dell’ospitalità, trad. it. Sugar 1968 |LEBENSWELT da inviare a Giuseppe Guglielmi
per averne Décuplages-arrière
che diano magari un risveglio della metafora da cui il personaggio
possa decontestualizzare la sineddoche in partizione della figura,
o che elaborino una qualsiasi delle strutture di analogia poste da G.Stern

 

·Torino | 21 gennaio 1978

 


Dove l’orizzonte è l’asse delle simultaneità
          il meridiano è l’asse delle successività,
oppure diciamo che
il cazzo appartiene alla sessualità
e l’erotica costituisce l’erezione dell’amore
la figura si chiede perché mai la sessualità sia senza scelta

 
il personaggio le risponde che l’erotica non manca di entusiasmo
altrimenti, per essere scettica e cinica, giustificherebbe
l’indifferenza del sesso

 

il personaggio, che macula l’incavo delle ginocchia della figura,
erige il cazzo come indicatore dell’erotica di quell’amore

                                     (egli aveva cominciato ad accarezzarla,
fino a ficcarle le dita dove le mutande si tendevano
per la lunga falcata delle cosce
così l’amore si impossessa dell’erotica

                                       dunque s’appunta in una sola direzione?


 
Dove tocca il sincronico succede in diacronia
aspetto da cui giustifica i trasferimenti dei semi della figura,
ella assume tre forme di corpo
per creare, mantenere e dissolvere
elle tranche les liens du Désir
appare all’alba, Shakti di Kama incarna l’energia cinetica

 
                                        o è l’erotica, polimorfa perché legata al tempo,
                                        che possiede l’amore?

 
dove l’entusiasmo consacra l’esaltazione dello scetticismo,
madanadi  ha per oggetto la stimolazione di quelle parti considerate
come punti di intersezione con il cosmo
e come dei chakras propri al corpo femminile

                                    i capezzoli vermigli, appena desti e già indecenti,
                                    o il tesoro che le gonfia le mutande
                                    l’epidermide di queste belle mani, la loro elasticità,
                                    l’ocra delle cosce fruscianti di seta

                                    le gambe imbizzarrite della figura
                                    ecco badiamo alla convergenza degli assi,
                                    definitiva o provvisoria, fissiamo l’occhio
                                    del personaggio e per evitare questa trappola
                                    allontaniamo ogni impurità che possa produrre
                                    il turbamento e l’errore,
                                    allora, in superficie, poiché l’apparente è
                                    il visibile, i piedi di lei scalpitanti sui tacchi
                                    e le gambe imbizzarrite, fruscianti di seta,
                                    e questo ventre offerto alla plebaglia,
                                    scintillante, picchiettato di toni caldi,

il personaggio compie l’adorazione della femmina, stripuja
da cui contempla i volumi e i segni simbolici del corpo della figura,
l’itinerario dell’erotica di un’impresione favorevole di ponderatezza
e concorre a distogliere dall’idea che l’amore sia un espediente

                                   il personaggio dice a Karl Jaspers:
                                   “l’entusiasmo dell’amore è l’artificio
                                     dell’ebbrezza dell’erotica”
                                   la figura gli risponde che la reticenza non attenua
                                   la misura, dunque lo scetticismo, supporto dell’erotica,
                                   esalta la litote che insinua l’entusiasmo dell’amore

 
o è l’amore che precipita dove il cinismo erige lo scetticismo dell’erezione?

 
Ecco, mettiamo che Roberta voglia gustarlo,
la giustificazione che darà al suo stupore combinerà
una denominatio a potiori, la connotazione tattile sarà enunciata mediante
enunciati di contorno che mettono in atto un trasferimento
dal tatto al gusto
certamente effettuerà delle sostituzioni per evitare la trappola
che il personaggio le tende dalla vista
                                    ma il margine di tale purificazione sarà codificato
                                    dal potere evocativo che riesce a mettere su
                                    nel brano descrittivo,
oppure si può dire che l’emancipazione karmica del corpo
propone automaticamente la sinestesia dello spirito

                                   ecco, se Roberta  desse corpo alla figura
                                   potremmo dire che la mobilità discorsiva del corpo
                                   non è ridotta dall’asana che il personaggio impone
                                   alla figura che Roberta incorpora

Roberta, che non è accidentale
                 perché non ha il frammentario del personaggio,
propone una variazione della relazione soggettiva, dice:
Facciamo una permutazione dell’amore

                e a livello funzionale indica la contiguità di senso
                tra lei e la figura
                                   il personaggio, intanto, annota la poliptote
                                   di Roberta e inscrive, come argomento di transitività,
                                   una proprietà formale che gli permetta di interagire
                                   con la figura mediante il corpo dell’eroina




4^ di copertina(sovracoperta) dell’edizione Sugar
di Le leggi dell’ospitalità:
disegno di Klossowski  per Roberta stasera
 

dunque
l’avvenimento voluttuoso
è l’amore che precipita dove il cinismo erige lo scetticismo
dell’erotica?

                                   Oppure,
                                   colta da vertigini, e in tali vertigini come dotata di una vista infame, lei riesce a vedere i propri glutei contrarsi, spalancarsi, mostrare il fondo
                                   della fessura
                                   lei potrebbe concepire nella comodità della partizione
                                   la somiglianza di senso che, con il transito, permette
                                   la sostituzione
                                   o il dilemma, non tanto per la figura
                                   quanto per il personaggio che l’obbliga
                                   a spalancare le cosce
                                   con una ginocchiata violenta tra i glutei
                                   e che non riesce a consacrare l’inclusione della parte
                                   nel tutto,
Roberta, come femmina di conoscenza – Djnana Mudra
diventa una sineddoche  inversa che si univoca nella
incompostezza dell’erezione
che tra i suoi glutei, madornale, ribollente amore,
esegue la sentenza, le forza poderosamente il vacuum

il personaggio dalla somiglianza di senso trasla e affida
la generalizzazione al corpo dell’argomento pragmatico
che gli permette di valutare l’avvenimento voluttuoso
in funzioni delle sue piacevoli conseguenze,
nel mentre il sedcontra si ritrae dal vacuum
e la figura allenta tre peti





Leggi anche la scheda di Giuseppe Guglielmi
da L’Assassinio dei Poeti come una delle Belle Arti
su il cobold


⁞ OH, RUSSELL...

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Marisa G. Aino
OH, RUSSELL

·
intenderò tempo concepito su un punto originale
la sostanza di ciò che io ora difenderò comprende opinioni
per la nostra indagine consideriamo i modi differenti di essere
dal momento che queste teorie cominciano per giungere oltre la sensazione

su questo punto più in là nel senso ci sono altre cose
non occorre che sia mentale e talora esiste intorno
i più tipici interessano due diverse tendenze e così via

il contenuto può essere una cosa passata o futura come un quadrato
lo spettro di ciò che una volta era in termine di contenuto rivoluzionario
è semplicemente figura in un gruppo di flusso neutro
mentre su questo argomento ogni tentativo dovrà deporre le uova

(13 marzo 1979)

·
a certi stadi non c’è alcun utile collaudo
per questa ragione gli effetti pratici sono diametralmente opposti
e proprio perché non siamo ingannati troviamo un contributo preciso
in senso stretto è un’idea complicata tra movimenti

finché ci limitiamo all’osservazione le leggi possono essere le stesse
come qualsiasi altra fluttuazione è esattamente casuale
non è quello che sarebbe se non avesse avuto nessuna esitazione
egli spera al momento critico di mettere in moto il processo di apprendimento
si ritiene il principale istinto interessato altra cosa che rappresenti la meta
qualsiasi risposta è stata connessa al ruolo svolto con la stessa cura
e ingannarlo non ha più precisione dopo l’esperienza modificabile

in un modo fatto per tendere a ciò che è ulteriormente necessario
     
         (13 marzo 1979)

       ·
conclusioni vere di una credenza assunta
l’afflizione associata si ribellerebbe all’idea di insanità
che cosa può scoprire la stranezza dei fini realizzati
quel piacere di ammettere tale supposizione è valido come desiderio reale

lo abbiamo scartato

che siano peccatori a redimere il criminale?

ma questa è una spiegazione per molte illusioni
a indicare la fame non è quel movimento interrotto di azioni
nessuna di queste cose potremmo trovare alla fine della caduta

non abbiamo raggiunto il suolo

i piselli possono diventare tronchi e sassi
i casi dubbi dei cicli rendono simile ciò che si può supporre
è qui che questa serie viene compiuta dal passato dal futuro
fa ciò per concludere una grande fonte di disagio
a suo favore è prevalso qualche mutamento comune e semplice
nonostante il successo la credenza iniziale determinerà lo stato di cose

(14 marzo 1979)

·
tuttavia essa modifica la reazione per certi versi
inventare lo stimolo non è un qualche fatto mentale
e il genere in questione costituisce un uso discutibile del nulla
è sperimentato

in esso un nuovo stato è associato al sistema dell’altro
confessa un risultato la cui validità sarà discussa
ma di questo insieme avremmo dovuto impiegare certe circostanze
invariabili trasformazioni integrali di vita quotidiana
è fenomeno

di motivazione mentale ripetuta alla massima uniformità di successioni
più estese su una presunta nozione di tipo normale
a prima vista si palesa non sufficiente come ipotesi di lavoro

(5 aprile 1979)

·
è apparentemente mutamento il processo tra intervalli contigui
ciò che è accaduto prima potremmo accorciarlo come raffigurazione
sarà accelerazione suscettibile di eccezioni casuali
un posto preso in un caso particolare potrebbe interrompere la questione indefinita
l’effetto sulla lastra non è necessaria in punti diversi
il senso comune li considera come diversi aspetti di particolari collegati
secondo la stessa legge osservati con crescente precisione differente
ai fini l’intermediario non subirà alcuna distorsione

(5 aprile 1979)

·
non possiede attributo che la rende consapevole
questo presunto oggetto fisico è membro di un sistema

                                           si tratta di animale superiore

in se stessa una sensazione fornisce conoscenza comune
tra di loro il posto è diverso come tipo scompare
per conto mio il contenuto è essenzialmente collegato
dire che è un avvenimento non può essere critica
necessariamente non comporta la consapevolezza di un colore
non si può trattare non c’è niente di strano è anzi quasi probabile
per questa ragione sono giunti perfino a negare i sensi pubblici
d’altro canto le correlazioni sono evidenti più conformi all’uso
di tali contrazioni non possiamo localizzare l’immagine
è materia accresciuta nei dati ultimi scritti alcuni anni innanzi

(9 aprile 1979)
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Tra metodo e vertigine, c’è la curva del senso: la sensorialità, così, riacquista tono anche in una struttura formalizzata al massimo; viceversa, quando il nucleo semico è tutto incentrato sul “sensoriale” come in L’idea, il desiderio, la menzogna [L’arzanà,  Coeur-à-barbe, Torino 1982], è la forma che spinge fuori il “becco” perverso dell’identità di pensiero. La scrittura altro non è che questo sottile gioco tra forma e contenuto, che è specchio delle modalità temporali del nostro corpo.
Acrobazie e virtuosismi possono accadere dove il senso sollecita (o solletica?)i rischi alla sintassi e alla grammatica: tutto sta nel non mancare il trapezio o nel dare al rapporto tra piede e filo d’acciaio (il sintagma?) la giusta relazione temporale.
Fissato il tema, approntata la documentazione, lo si svolga: la scrittura non ti lascia mai a bocca asciutta. Scrive ciò che ha da scrivere e porta il senso dove può lasciarlo.

Marisa G. Aino

Aida Maria Zoppetti ⁞ M

Hannah Arendt ⁞ Time

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