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Idiomatica Proibita ▒ I buoi e le vacche

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Assioma della Sistemazione definitiva

’cchiūsë ‘i vūië!     { Gli Occupanti del Delta del Saraceno e dei buoi}

[Ha chiuso i buoi!]

 


Osservazione del Poeta {a cui gli Occupanti hanno occupato la sua terra delle Vacche}

Ah, erano i buoi?...E  io, povero fesso costituzionale,  che cercavo di chiudere nella stalla tutte quelle vacche!...

CALABRIA. Divagazione ziffiana sull'esistenza della Calabria

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L'edizione italiana  di
Philosophic Turnings.
Essays in Conceptual Appreciation
La Calabria esiste davvero?Divagazione ziffiana sul nome e sul codice catastale

Il testo da cui parto è uno qualunque[i]: l’espressione “La Calabria esiste”. La domanda è: esiste davvero?
1. L’espressione “La Calabria esiste” si trova nei discorsi politici e, nell’Atlante, nella geografia politica, politico-amministrativa, nella politica, come ideologia, la Calabria, o qualcosa del genere, non esiste. La Calabria, in questa espressione, è evidentemente un sintagma nominale; inoltre, non è un sintagma nominale numerabile (come “l’arancia”), stiamo parlando di sintagma nominale, e non di nome, che, nella contrapposizione Calabria vs Arancia, produrrebbe la condizione di nome non numerabile (Calabria) vs nome comune numerabile (Arancia). Questo non significa che in italiano non vi sia un nome comune numerabile “Calabria”; piuttosto, significa che in Italia non è detto che vi sia qualche assetto territoriale politico denominato “Calabria”. Come per Dio, dicendo “Se Dio esiste, allora esiste un dio”, per la Calabria di può dire “Se Calabria esiste, allora esiste una Calabria”; o anche “Dio è un dio”, allora “Calabria è una Calabria”.
Il fatto che “Calabria” non sia né un pronome né un nome collettivo nell’espressione “La Calabria esiste” è indicato dal fatto che non è né l’uno né l’altro nei discorsi politici; che non sia né un pronome né un nome collettivo in questi discorsi è indicato da diversi fatti: dal fatto che non si trova in contesti come “Quanta…esiste?”, o “Una quantità di…esiste”; dal fatto che prende “essa” come sostituto anaforico, come in “Si può dubitare che la Calabria esista, ma non si può dubitare del fatto che alcuni uomini credano che essa esista”; dal fatto che la forma pronominale interrogativa adoperata in relazione a “Calabria” è generalmente “che cosa”; e così via.
E’ quindi sufficientemente chiaro, come scrisse Paul Ziff per “Dio” alla fine del primo paragrafo, nell’espressione “La Calabria esiste”, “Calabria” è un nome proprio o, in breve, un nome[ii].

2. Lasciamo perdere il fatto che un nome può essere introdotto, in un particolare discorso, o con mezzi sia extralinguistici sia endolinguistici, o soltanto con mezzi extralinguistici.  Non ci chiediamo nemmeno se, come “Dio” che è stato introdotto, nei discorsi religiosi in cui si trova, solo con mezzi endolinguistici, la Calabria sia stata introdotta, nei discorsi politici dopo che sia stata introdotta nella geografia politica, solo con mezzi endolinguistici, anche perché è altamente improbabile: gli uomini, fuori dall’ambito amministrativo, non hanno alcun mezzo endolinguistico. Gli uomini calabresi, qualora la Calabria esistesse davvero, potremmo mai crederli capaci di poter introdurre nella geografia politica la Calabria solo con mezzi endolinguistici, ancorché, per paradosso, questi mezzi fossero forniti dalla lingua nascosta, detta “ammašcante”[iii]?
Comunque “Calabria” è un nome come “Vincenzo” o come “Trebisacce”, ma non come “Dio” o come “Italia”, solo che “Vincenzo” può essere il vostro nome, e non è detto che siate un “pollo”, a differenza di “Trebisacce”, che non è un nome proprio, né un nome comune, è il nome di un comune che si trova nella geografia politica in riferimento all’ambito territoriale, col codice catastale L353,  della Repubblica d’Italia.

3. Per introdurre un nome in un discorso con i soli mezzi endolinguistici, è necessario associare al nome certe espressioni del discorso. Poiché a queste espressioni saranno associate determinate condizioni, ne deriva che al nome saranno associate determinate condizioni.

La Lebenswelt: che cos’era
quando V.S.Gaudio ne fece
un genere da: V.S.Gaudio,
Lebenswelt, Torino 1981.
 Consideriamo il nome “Gaudio di Calabria”: vi dico che Gaudio scrisse delle Stimmunge delle Lebenswelt, e anche un manuale di caratterologia francese e astrologia, ebbe cura della rubrica dei Test per il quotidiano “La Stampa”, edito dal torinese Agnelli; vi dico che intorno alla fine del secolo XX  un editore della Tuscia gli venne a stampare un bootleg a Rossano Calabro dal titolo “Manualetto della Mano Morta”, e la Chiesa s’adirò, non con lo stampatore inesistente perché fallito né con l’editore ma, con il presupposto autore che fu scomunicato, perseguito e messo al rogo, allora egli profferì il nome di Mocenigo e gli Inquisitori pensarono che fosse veneziano, così fu portato in cantina e insieme, trincando a più non posso e cantando le canzoni più oscene e indicibili, fecero una nuova versione dei “Carmina Burana” in dialetto calabrese.
Ho introdotto ora il nome “Gaudio di Calabria” nel mio discorso: l’ho introdotto associando ad esso certe espressioni e quindi un determinato insieme di condizioni. Per ciò il referente del nome “Gaudio di Calabria”, se ce n’è uno, è quello che ha soddisfatto un determinato insieme di condizioni, un insieme di cui fanno parte le condizioni di essere un uomo, un abitante di Calabria intorno al XX secolo, l’autore di certi trattati dell’approccio tattile, della poesia e della scrittura, dell’astrologia colta, della caratterologia, della psicanalisi e della psicologia comportamentale, ecc.

4. Per esprimermi in un modo che secondo me è abbastanza consueto e relativamente non problematico, dirò che l’insieme di condizioni associate a un nome determina il nostro concetto del referente del nome. Ammesso, dunque, che sia stato introdotto nel nostro discorso il nome “Gaudio di Calabria”, ora voi avete, anche a Philadelphia, un determinato concetto di Gaudio, anche se, al momento, non siete sicuri che ci sia qualcosa di territorialmente geometricamente definibile chiamato “Calabria”, anche se avete amici calabresi non solo a Philadelphia ma anche a Pittsburgh.

5. Anche se a un nome sia stato una volta associato un particolare insieme di condizioni, un’altra volta può venirgli associato un insieme di condizioni leggermente diverso o anche radicalmente diverso dal primo. In questo caso, il concetto del referente del nome verrà molto probabilmente modificato.
Minni: è la cover del n.1
dell'edizione italiana
The Walt Disney Company
Italia Spa: anche l'edizione
brasiliana avrebbe contenuto
la rubrica di Marisa Aino
Il vostro attuale concetto di Gaudio può dunque impallidire, anche se siete di Oristano o di Biancavilla(Ct), e alterarsi con il tempo. Può darsi che scopriate che egli non scrisse il “Manualetto della Mano Morta” e quindi vi chiediate: “Perché mai allora l’avrà chiamato Iuzzolino da London per “Channel Four”? Oppure può darsi che scopriate che non era lui quello che scriveva per “Topolino” e  che fu definito, dalla stessa direttrice, “la colonna della Disney”, e quindi vi chiediate: “Perché mai allora la segretaria addetta alle relazioni con l’estero telefonò quella volta a Marisa Aino per dirle che la sua rubrica “Frutta e Fiori in Cucina” sarebbe apparsa anche nell’edizione brasiliana di “Minni”? O scopriate che non visse nel XX secolo in Calabria perché non esiste nessuna terra chiamata “Calabria”: in questo caso, avrete un concetto di Gaudio radicalmente diverso, anche se avete fatto le elementari con lui a Trebisacce paese.
Il nome è un punto fisso in un universo in movimento. Ma, man mano che il mondo gira, e con esso anche la Repubblica chiamata Italia, il nostro concetto del referente di un nome, ancorché sia cittadino dell’Italia, può subire modificazioni.


6. Si può rispondere esattamente allo stesso modo a tutti gli interrogativi come: se il nome “Gaudio di Calabria” abbia un referente, se Gaudio sia mai esistito, se sia mai esistita una persona come Gaudio o se sia mai esistita un qualcosa che risponde al concetto che abbiamo di Gaudio e di Calabria, a meno che non sia di Venezia.
Bisogna specificare quale sia l’insieme delle condizioni rilevanti associate al nome e poi determinare se qualcosa o qualcuno abbia mai soddisfatto le condizioni di quell’insieme.

7. Se il nome “Calabria” abbia un referente, se Calabria esista, se esista uno stato territoriale come Calabria o se esista qualcosa, anche un codice catastale, che corrisponda al nostro concetto di Calabria, sono tutte domande alle quali si può rispondere esattamente nello stesso modo e precisamente nello stesso modo in cui si risponde alle domande analoghe che riguardano Gaudio.
Bisogna specificare l’insieme di condizioni rilevanti associate al nome e poi determinare se qualcosa o qualcuno soddisfi le condizioni di quell’insieme.

Ricevuta raccomandata at Centro
di Servizio II.DD. Salerno
di un utente della Calabria

L’insieme Gaudio, se andiamo a vedere, ha un codice fiscale; l’insieme Calabria non ce l’ha; il capoluogo di Provincia, Cosenza, come insieme di amministrazione, ha un codice catastale; l’insieme di amministrazione della Provincia, non solo a Cosenza, non ha un codice catastale. Addirittura, le dichiarazioni di reddito di questo insieme che non ha codice fiscale venivano inoltrate, ancora nel secolo XX, al cosiddetto Centro Servizi di Salerno, che ha un suo codice catastale che non comprende tutti i codici catastali immessi nel codice fiscale di ogni cittadino italiano nato in questo presunto territorio amministrativo-politico chiamato “Calabria” ma senza alcuna definizione catastale.

8. Se l’interrogativo sull’esistenza di Calabria sia un interrogativo autentico, tuttavia, dipende da due ben distinti fattori: primo, dalla intelligibilità, e quindi dalla delimitazione territoriale, delle condizioni associate al nome; e , secondo, dalla coerenza di quell’insieme di condizioni.
Per decidere se le condizioni siano intelligibili e, in tal caso, se siano coerenti con se stesse e reciprocamente, è necessario determinare con precisione quali esse siano.

9. Il primo problema, dunque, consiste nello specificare le condizioni associate al nome “Calabria”. Ed è qui che trova il proprio posto la confusione endemica nei discorsi politici, figuriamoci nei comizi. I vari gruppi politici, ammesso che ancora esistano anch’essi, hanno probabilmente concezioni della Calabria divergenti e perfino contrastanti. Presumibilmente, la Calabria dei comunisti, ammesso che ancora esistano, è identica alla Calabria del popolo della libertà, ammesso che sia compreso nel popolo chi non partecipa ai fasti dei vari consigli d’amministrazione, fosse pure una semplice fondazione politico-culturale: tuttavia, i comunisti credono che il referente del nome “Calabria” soddisfi la condizione di essere una regione che assegni definitivamente, da qui all’apocalisse, tutta la terra occupata a chi, nel corso degli ultimi dieci lustri del XX secolo, l’ha occupata e ci ha messo sopra qualunque cosa, una pietra, uno sterco, un cetriolo, una rapa, un pollaio, uno stabilimento balneare, una piscina, un campo sportivo, un albero, una pistola, una zappa, un cadavere, un asino, un cane, un gatto, un serpente, un forestale, una macchina senza ruote, una barca, un remo, un lavandino, un water, un rubinetto, un’antenna, una pisciata, ecc.; mentre il popolo della libertà crede che il referente del nome “Calabria”, oltre alla condizione soddisfatta per i comunisti, soddisfi la condizione di essere una regione solo e se è stabilito dal comitato d’onore, recentemente scoperto, di quell’associazione  “culturale” di un calabrese che risiede a Roma, o, se la Calabria esisterà, nel Lazio.
All’interno del medesimo gruppo politico, è probabile che i membri del gruppo abbiano concezioni diverse di Calabria; e anche un singolo membro di un gruppo politico avrà probabilmente concezioni differenti di Calabria nei diversi periodi della sua vita.

10. La faccenda è che le condizioni non problematiche possono essere associate ai cittadini italiani che in qualche modo, con il loro codice fiscale, rientrino in una preordinata delimitazione territoriale che comprenda un determinato numero di codici catastali. Pertanto, chi avrà, nel proprio codice fiscale, uno di questi codici catastali sarà ritenuto e indicato, a sua richiesta, anche come “calabrese”, ammesso che nulla osti a formare un’amministrazione regionale dotata, infine, di codice catastale d’insieme. Così accadrà che, ad esempio, chi è nato a Cutro, pur attivando alleanze e dispositivi anche di riproduzione in altre terre, ad esempio a Reggio Emilia, finalmente farà ritorno a casa, nell’amata, indimenticata Calabria; o chi è nato nel florido alto Ionio, pur attivando il dispositivo di sessualità con la sola enunciazione di un ruolo esecutivo dell’ordine, potrà finalmente trovare risoluzioni culturali, anche dopo efferate violenze e indicibili soprusi,  grazie al comitato d’onore di quell’associazione culturale che ha le radici profonde nel comune spirito della fratellanza e dello spirito calabrese e che, attraverso il sistema stradario nazionale, non può che portare alla città della burocrazia statale più assoluta e inquietante.
Le condizioni problematiche sono quelle che, più delle prime, ostacolano la possibilità di circoscrivere l’insieme amministrativo e chiamarlo finalmente Calabria a pieno titolo. Quel che si intende, ordinariamente, per “Calabria”, fra le condizioni problematiche, è onnipotente, onnisciente, eterna, creatrice del mondo, è una galassia, uno spirito, la causa di se stessa e forse anche dell’Argentina, dell’Albania, del Canada e di buona parte degli Stati Uniti d’America, per non parlare dell’isola di Ghawdesh, ecc. E’ insomma come Dio, e se qualcuno dovesse sostenere che una concezione tradizionale di Dio e della Calabria è incomprensibile, credo che poggerebbe la sua tesi su una previa dimostrazione che condizioni di questo genere sono fondamentalmente inintelligibili. E quando le condizioni sono inintelligibili, si suppone che non sia possibile capirle.

11. La comprensione ammette dei gradi: io so che se qualcosa soddisfa la condizione di essere una regione onnipotente, allora non c’è nulla che la Calabria non possa fare per mancanza di potere; una simile regione potrebbe trasportare una pietra dalla Calabria all’Argentina, e forse dalla Luna a Marte passando per la Lombardia e l’Emilia Romagna, dove ha sempre pronto in spiaggia la sedia a sdraio e l’ombrellone e in mare il pedalò, in meno di un secondo, e nel frattempo raccoglie tutti i fichi d’India che ci sono nel Giardino dello Zen dell’Aranciadi Mia Nonna e li serve, senza beccarsi una spina ch’è una, a tutto il Comitato d’Onore di quell’associazione culturale anzidetta che sta facendo il bagno nella Sibaritide. So che , se la Calabria è causa di se stessa, non possiamo allora riuscire a trovarne un’altra causa. So che, se qualcosa è la creatrice del mondo, allora, prima del suo atto di creazione, il mondo non esisteva. E così via. Il fatto che io possa fare inferenze simili indica che ho una certa comprensione delle condizioni presupposte.

12. Non intendo sostenere che quelle che ho definito le condizioni problematiche, che sono associate al nome “Calabria” non pongano ogni sorta di problemi concettuali, compresi problemi di verifica e di conferma. Per esempio, c’è una differenza fra la condizione di essere come Calabria uno spirito e quella di essere spiriti? Se c’è, come facciamo a contare gli spiriti, basta contare i calabresi? Anche quelli nati a Torino, Modena, Padova, Milano, Genova, Reggio Emilia, Bologna, Ravenna, Forlì, Argentina, Canada, Stati Uniti d’America, Svizzera, Germania, Gran Bretagna, Russia, Croazia, Brasile? Naturalmente non si crea qualcosa dal nulla; parliamo così di creare una confusione, un disegno: anche in questi casi, la creazione ha luogo in un certo ambiente, in determinate condizioni ambientali. Concepire che prima non vi sia nulla e poi qualche cosa, è molto difficile. Come è venuta fuori la Calabria? In quali condizioni ambientali? E dal nulla, com’è potuta farsi e definirsi “Calabria”?

13. Sembra dunque ragionevole ritenere che chiedersi se la Calabria esiste costituisca un interrogativo intelligibile. Ma la difficoltà incontrata nel provare l’esistenza o la non esistenza della Calabria è  palesemente attribuibile, in parte, al carattere di quelle che abbiamo definito le condizioni “problematiche” che sono associate al nome “Dio” e “Calabria”. Tutte queste condizioni sembrano comportare una specie di estrema forma di generalizzazione o di astrazione. Così, la condizione di onniscienza è una evidente generalizzazione della condizione di essere istruiti o colti, come dimostra l’esistenza di quell’Associazione Culturale Calabrese con tutti i calabresi  che hanno la condizione spazio-temporale, se non di “Dio”, degli spiriti, non ebbe a riferire codesta associazione che più di cinquecentomila spiriti calabresi  hanno il loro esserci spazio-temporale eterno nella Capitale del Mondo, quella più vicina a Dio? Il calabrese che è rimasto o è  ritornato, anche se non voleva, in Calabria non è dunque uno spirito, come quegli altri che vivono nella città eterna e nell’universo, nella galassia: questo è un essere semplice che dice talvolta di trovare difficile tenere l’anima, che non sa nemmeno che cazzo sia, unita con il corpo. Anche con gli skinny-jeans non solo della Levis.

14. La difficoltà di dare una risposta definitiva al quesito relativo all’esistenza della Calabria è, tuttavia, solo parzialmente imputabile ai problemi suscitati da quelle che abbiamo definito le condizioni “problematiche”; in realtà, essa è dovuta principalmente al fatto ch si tratta di rispondere non a una, ma a un numero indefinito di domande. Il fatto che formuliamo ognuna di queste domande con l’espressione “Esiste la Calabria?”, dimostra solo che mettiamo nomi vecchi a nuovi usi. Il senso della domanda “Esiste la Calabria?” dipende dalle condizioni associate al nome “Calabria” e al suo codice fiscale.

15. La teoria fiscale contemporanea, tuttavia, non è sufficiente a provare l’inesistenza della Calabria; basta tutt’al più a stabilire che non esiste la Calabria quale la concepisce ora l’uomo, o il calabrese, comune.
La concezione che l’uomo, e anche il calabrese, ha del mondo in cui vive si trasforma; c’è dunque da aspettarsi che si trasformi anche la concezione che egli ha di una regione che ha creato il mondo. La domanda “Esiste la Calabria?” può quindi essere concepita in modo nuovo e, così concepita, può richiedere una nuova risposta: Non prova nulla il fatto che le risposte alle domande del passato siano state sempre negative, anche perché i calabresi erano andati via tutti, ecco perché, per onore di firma e di gettone, si associano nel Mondo intero e domani può darsi che saranno proprio loro a darci la risposta alla domanda di domani, forse, quei gran cervelloni lo sapranno, dovrà essere formulata diversamente: “E’ mai esistita la Calabria?”. E allora chi cazzo sono quegli associati, calabresi di che cosa?by v.s.gaudio



 
Cover del bootleg Scipioni(Viterbo) del “Manualetto della Mano Morta”(vedi punto 5.) fatto stampare dallo stesso in una tipografia chiusa a Rossano Calabro(Cosenza), da dove ha origine il Sistema della ruota della Dama Nera e l’Associazione Culturale dei Mitici Calabresi all’azimuth burocratico, amministrativo e legislativo dello Stato: al momento in cui il poeta produce la domanda-esposto per il cambiamento-ripristino del cognome, cambiatogli, violando l’articolo 22 della Costituzione,  al Ministero dell’Interno il responsabile del procedimento è uno di questi Mitici d’Onore, è come se la domanda-denuncia fosse al vaglio dello stesso luogo ombelicale in cui è avvenuta la violazione genetico-amministrativa e fiscale sul nome e l’identità del poeta.
 

[i]Come fa Paul Ziff, “DIO”, in: Idem, Itinerari filosofici e linguistici, ÓCornell University Press, TIthaca 1966; trad. it. Laterza Bari 1969.
[ii]Ibidem.
[iii]Cfr.John Trumper, Una lingua nascosta. Sulle orme degli ultimi quadarari calabresi, Rubbettino editore, Soveria Mannelli 1992.
□ La divagazione ziffianaè stata scritta prima del referendum  sulle trivelle, e, naturalmente, prima che si conoscesse il risultato, imposto, ad ogni modo, dall’incaricato diretto al Governo, per la riforma degli acronimi sulla tassa dei rifiuti, e da chi lo aveva chiamato con il semplice soffio  di quell’essere automatico di Bilderberg che deriva dal dispositivo di alleanza cattosocialcomunista □
 
 

 

Pietro Civitareale │1│da "L'Assassinio dei Poeti come una delle Belle Arti"™

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Pietro Civitareale

(Vittorito(AQ), 1934; vive, dal 1962, a Firenze dove, in ultimo, ha fatto il funzionario dirigente in una società per azioni).

Titoli: Come nu suonne, Firenze 1984; Solitudine delle parole, Chieti 1995; Ombre disegnate, Cosenza 2011.

1.       Il rumore dell’ombra e l’essere-là

Inizialmente fu dato spazio alle ombre, non alle ombre disegnate del poeta aquilano, ma a L’espace aux ombres di Henri Michaux: “Lo spazio, ma voi non potete concepire, quell’orribile in dentro-in fuori che è il vero spazio. Alcune (ombre) soprattutto tendendosi un’ultima volta, fanno uno sforzo disperato per ‘essere nella sola loro unità’. Mal gliene incoglie. Ne incontrai una.  Distrutta dal castigo, essa non era più che un rumore, ma enorme. Un mondo immenso la sentiva ancora, essa non era più, diventata soltanto ed unicamente un rumore, che rotolerà ancora per secoli, ma destinata ad estinguersi completamente come se non fosse mai esistita”[i].
Gaston Bachelard, interpellato, disse che “un’anima ha smarrito il suo essere-là”: secondo il filosofo della poetica dello spazio: “L’essere di Henri Michaux è un essere colpevole, colpevole di essere. E noi siamo in inferno ed una parte di noi è sempre all’inferno. (…) L’anima, l’ombra, il rumore, di un’ombra che, ci dice il poeta, vuole la sua unità: sentiamo da fuori tutto questo, senza potere essere sicuri che ciò sia dentro”[ii].
Il P.M. : “Lei dice che un’anima ha smarrito il suo essere-là. Essa fu dunque ? Fu il rumore che è diventato?”
Gaston Bachelard: “Il suo castigo non consiste forse nel non essere più che l’eco del rumore vano, inutile, che è stata?”.
Il P.M. : “Non era forse poco fa ciò che è ora: una sonorità delle volte dell’inferno?”
Gaston Bachelard: “Sì, essa è condannata a ripetere la parola della sua cattiva intenzione, una parola che, posta nell’essere, lo ha sconvolto”[iii].
Il P.M. : “Ma è straordinario! Abbiamo qui un nodo interessante: il poeta aquilano:

Pronuncia ora se vuoi
la magica parola
che metta in fuga
gli ultimi fantasmi[iv].

Ripetere o pronunciare la parola della sua cattiva intenzione, la magica parola quando

Dai tetti precipitano
fantastiche ombre
nella stanza dipinta
dalla luce del sole[v]

o quando “Le campane accendono la sera[vi]

e allora è un essere colpevole, colpevole di essere?”

Gaston Bachelard:“E’ colpevole di essere un’anima che giunge fino a decadere dall’essere della propria ombra per passare, come un vano rumore, come un rumore insituablenei si dice dell’essere. Essa fu? Non fu che il rumore che è diventata? Il suo castigo non consiste forse nel non essere più l’eco del rumore vano, inutile, che è stata? Non era forse poco fa ciò che è ora: una sonorità delle volte dell’inferno?”[vii]

Il P.M. : “Ma il poeta com’è che è potuto decadere dall’essere della propria ombra, se

A turno gli anni
(gli) gettarono addosso
castelli d’ombre[viii]?

E allora quando afferma

D’ora in avanti
staremo nella nostra ombra
o, in solitudine, sulla soglia[ix],

mente? E perché dice “staremo”, è, di già, il Lafcadio con lui ?

Difatti scrive:

Comanderemo le abitudini

-          Comanderemo: chi? Lui e chi?-
della nostra anima
o alzeremo una mano controluce

-          Ma la mano di chi ? La sua o del Lafcadio?-

senza appannare
con l’alito avvelenato[x]….

Ma se è stato ucciso con una pistola parabellum!

1.                                Continua→│2. Il poeta-Yuppie al 50% non inganna il Lafcadio
V.S.Gaudio, Scopri se sei un vero Yuppie, "La Stampa", giugno 1985


[i]L’espace aux ombresè un poema in prosa di Michaux contenuto in: H.M., Nouvelles de l’étranger, Mercure de France, Paris 1952. L’estratto è la pagina 91.
[ii] Cfr. Gaston Bachelard, La poetica dello spazio, trad.it. Dedalo libri, Bari 1975: pag.238.
[iii] Per il dialogo tra P.M. e Bachelard, ci si rifà a: Gaston Bachelard, op.cit.: sempre a pagina 238.
[iv] E’ l’ultima strofa della IX di “Un nodo d’aria”: pag.49 in: Pietro Civitareale, Ombre disegnate, Orizzonti Meridionali, Cosenza 2001.
[v] E’, invece, la prima strofa della IX di “Un nodo d’aria”: loc.cit.
[vi] Il primo verso della XII di “Un nodo d’aria”: loc.cit.: pag.52.
[vii] Cfr. Gaston Bachelard, trad.it.cit.: pag.238.
[viii] E’ l’icipit della VIII di “Immagini di immagini”: pag.62 in: Pietro Civitareale, op.cit.
[ix] E’ l’incipit della VI di “Immagini di immagini”: pag.60 in: Pietro Civitareale, op.cit.
[x] E’ la seconda strofa della VI di “Immagini di immagini”.
dal Fascicolo del P.M. la Scheda di Pietro Civitareale in:
Anonimo del Gaud, L’Assassinio dei Poeti come una delle Belle arti, © 1999-2003.


Pietro Civitareale│2│Il poeta-Yuppie al 50%

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2. Il poeta-Yuppie al 50% non inganna il Lafcadio
Poi, capito che “il sogno umano ha colori del più lucente inganno”[i] e che “lo spazio non è che un orribile in fuori-in dentro”[ii], e appunto che
Nella vastità del risveglio
innumerevoli sono
le stanze del mattino[iii],
fu accantonata la pista delle ombre, non solo quelle di L’espace aux ombres di Henri Michaux ma anche quella delle Ombre disegnate di Pietro Civitareale.
Il poeta che, non dimentichiamolo, curò un’antologia bilingue di poeti italiani del “desengaño”[iv], di gente che contempla sempre il giardino delle meraviglie e del dolore, dell’immagine intensa e dell’angoscia, del metafisico come circonvenzione dell’attualità, anche degli archetipi, insomma degli ombreggia tori delle funzioni e degli ingannatori del fenomeno, e che, essendo stato un dirigente di una società per azioni, fu fatto fuori semplicemente perché non era uno Yuppie al cento per cento. Insomma, come prova il test de “La Stampa”, prodotto dall’Accademia per l’Assassinio dei Poeti come una delle Belle Arti, e che, qui riprodotto, reca le risposte del poeta-Yuppie al 50%, il Lafcadio, pur apprezzando il senso pratico e l’industriosità del soggetto, pur rispettando il tempo di esecuzione[v], non poté che chiudere il componimento:
“Scaduto è il giorno
della giovinezza,
ma ci possiede
un desiderio quieto,
come l’acqua che si dondola
al fiato della luna”[vi].
68 punti, relaziona il Procuratore dell’Accademia, non sono sufficienti a commutare una Esecuzione di tipo P nemmeno in una Esecuzione di tipo 1.
Fosse stato, il poeta, uno Yuppie di almeno 80-85 punti, il Lafcadio avrebbe commutato l’Esecuzione, sospendendola, ma, in tal caso, essendo la sua “visione del mondo (…) basata su ciò che i sensi possono apprezzare”[vii], non avrebbe permesso che la sua anima smarrisse il suo “essere-là”.





[i] Cfr. I di “A sud della luna” in: Pietro Civitareale, Ombre disegnate, Orizzonti Meridionali, Cosenza 2001: “(…)A sera la luce lacera/gli scabri muri delle case,/dove il sogno umano ha colori/del più lucente inganno”: pag.25.
[ii] Gaston Bachelard, La poetica dello spazio, trad.it. Dedalo Libri, Bari 1975: pag.239.
[iii] Sono i primi tre versi della VI di “A sud della luna” in: P.C., op.cit.:pag.30.
 Fuente de los Incrédulos en la 
Vía Ibérica de Zaragoza. 
Contruida en 1786 tras 
la llegada del Canal Imperial 
de Aragón a Zaragoza. Dedicada 
a todos los que no 
creyeron que el proyecto 
se finalizaría con éxito.
[iv] Ovvero: Pietro Civitareale, La narración del desengaño, Olifante, Zaragoza-Madrid 1984. Dei poeti antologizzati diamo il Tempo di Esecuzione e/o l’Arma di prescrizione: Manescalchi: Mitragliera multipla e P/s[=Esecuzione senza preavviso]; Bettarini: Atropina e P[=Esecuzione con Preavviso]; Berardinelli: Bomba all’idrogeno e P/s; Genovese:Gas nervino; Cucchi: Torre Mobile e A[=Priorità Assoluta]; Cavalli(Ennio): Corsesca; Ruffilli, Lumelli: Pilo; Viviani: Camera a gas e A[=Priorità Assoluta]; Conte(Giuseppe): Fucile a ripetizione e A[=P. Assoluta]; Angiuli: A[=Priorità Assoluta]; De Angelis: Mangano e P[=con preavviso]; Baldassarri: Zagaglia e P; Scalise: Cheddite e A; Spatola.
Il P.M., avendo atteso inutilmente che il Colleghi spagnoli di Zaragoza e Madrid gli facessero avere l’introducción y las notas del Civitareale, acquisì agli atti “La narrazione del disinganno”, annotazioni sulla poesia italiana d’oggi, da “Cronorama” nn.32-33, Ragusa giugno-dicembre 1983, sottolineando con evidenziatore questo passo:
“Segni di un certo mutamento sono riconoscibili nello statuto sociale e nel comportamento del poeta odierno, il quale, da uomo prevalentemente individualista, romantico e solitario, sta diventando protagonista di un rapporto nuovo con la società, per il modo con cui comunica, diffonde e quasi impone la sua presenza; ma si ha l’impressione che questo atteggiamento faccia parte, per ora, più di un cerimoniale, di un rito propiziatorio, che della necessità di rispondere ad una più complessa e radicale funzione sociale”: pag.58.
Annotando sotto: verificare chi è questo uomo, individualista, romantico e solitario e chi è il protagonista del nuovo rapporto con la società. Considerare la possibilità di una perizia di un semiologo di Bologna, esperto in prossemica, antropologia culturale e discipline della comunicazione: Mizzau, Magli, Eco, Mauro Wolf? O farne un Collegio Perito? Escùtere Rita Baldassarri che ha affermato che “il poeta occulta la realtà perché ha nostalgia di un presente-occasione perduta”[cfr.”Il critico analizza(…) le ragioni del desengañoche si manifesta(…)come un modo del poeta di narrarsi occultando la realtà, come nostakgia di un presente-occasione perduta”: Il Pensionante de’ Saraceni nn.4/5, Maglie(Lecce) luglio-ottobre 1985: pag.203. In verità uno dei Colleghi Interpellati rispose con esta letra hispánica:
“El Caballero OLIFANTE hijo de Tomé González y de Antona Pérez naciò dentro del río Tormes, por la cual causa tomé el sobrenombre; y fue desta manera: el padre, que Dios perdone, tenía cargo de proveer una molienda de una aceña que estáribera de aquel río, en la cual fue molinero mas de quince años; y estando su madre una noche en la aceña, preñada de Olifante, tomóle el parto y pariò allì. De manera que con verdad Olifante puede decir nascido en el río. Hasta el día de hoy nunca nadie nos oyò sobre el caso. En verdad, no supe máa lo que Dios dél hizo ni curé de lo saber. De lo que de aquì adelante me suscediere, avisaré a V.S. Se declara por fin quel el Caballero mismo no toca el cuerno de Llamada de los antiguos caballeros, denominado Olifante, y no toca ni siquiera el cuerno d’Orlando”
Il P.M., manco a dirlo, ordinò, per tradurre esta letra,la Consulenza di Civitareale, dimenticando che stava indagando sul suo assassinio. Fu, per questo, che la parola Lázaro gli fece venire in mente, per el río Tormes, il Lazarillo de Tormes? E capì che con tale mistificacción il P.M. hispanico creaba una alusión constituía en el paralelo con la narración del desengaño.
[v] Cfr.Tavola dell’Arma e del Tempo di Esecuzione: P=Esecuzione con Preavviso.
[vi] E’ l’ultima strofa della VI di “Immagini di immagini” in: P.C., op.cit.: pag.60.
[vii] Cfr. Soluzione, da 74 a 100 punti, nel test: Scopri se sei un vero Yuppie, “La Stampa”, Torino giugno 1985.
 2…continua3.Il Lafcadio-donna elimina i rischi del vento



Il test da 68 punti dell’Half-YuppieCivitareale

Pietro Civitareale│3│Il Lafcadio-donna. E l'half-Yuppie come l'uccello di Michelet

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Pietro Civitareale: 68 punti, è un half-Yuppie
3. Il Lafcadio-donna elimina i rischi del vento
Che un dirigente di una società per azioni esprima il desiderio che gli sarebbe piaciuto avere come nonno Pertini e non un Keynes o un Galbraith[i]è oltremodo disdicevole; che, addirittura, affermi che il piacere più grande in amore sia “pretendere” e ritenga il suo inconscio “sobrio”, è oltremodo inconcepibile in un poeta che, non contento di scrivere in lingua, lo fa anche il dialetto abruzzese. Al Lafcadio non è andato giù il fatto che il poeta osi pubblicare alcune raccolte in lingua in Abruzzo e le raccolte in dialetto abruzzese, una, a Firenze e, l’altra, a Faenza[ii]; se avesse risposto al test in modo da ottenere un punteggio da vero Yuppie, e fosse perciò apparso più avido e risolutore, o almeno suscettibile o esplicitamente ambizioso, allora, forse, avrebbe ottenuto un differimento esecutivo.
Un half-Yuppieè come l’uccello per Michelet, “è una rotondità piena”[iii], e se “Dasein ist rund”, l’esserci è rotondo, tutti gli être-là son rotti e, perciò, al desiderio quieto che possiede il poeta “come l’acqua che si dondola al fiato della luna” corrisponde un Lafcadio che ha il viso “abitato/ da una furiosa gioia”[iv].
“Il mondo è rotondo intorno all’essere rotondo”[v] suggerisce Bachelard al P.M., che sembra, caso assai improbabile, un ermeneuta della letteratura perché subito comprende che al poeta dell’ être-rond dovrà corrispondere non un’acqua che si dondola ma l’acqua viva
“quando soffia il vento,
come gli uccelli impazziti
nei loro formidabili voli[vi]
e capisce che alla porta estrema dell’inverno il Lafcadio, quello che ha sul viso una furiosa gioia, è donna, e che è per questo – sì, d’accordo con Rilke:
“la forma elimina i rischi del vento”[vii]– che
“il vento della sera
ha sconfitto l’ultima luce[viii].
Il Lafcadio è rond, ha la forma che elimina i rischi del vento, non subisce alcuna dispersione, come l’albero di Rilke est femme qui peut-être Pense au-dedans Femme qui se domine Se donnant lentement La forme qui élimine Les hasards du vent![ix]




[i] Addirittura il PoetosofoV.S. Gaudio, negli anni di piombo in quel di Turìn, nella città sabauda et anca comunista, poneva l’inestricabile interrogativo se appartenesse o no alla nuova classe di J.K.Galbraith! Lu che l’era innamorato di Ileana Ongar, la più bona ostacolista che l’Italia, o forse il Mondo, abbia mai avuto e che si entusiasmava per la maneira de andar de una artista do circo Orfei! Cfr., per Galbraith e la Ongar, Notizia in: V.S.Gaudio, Sindromi Stilistiche, Forum Quinta Generazione, Forlì 1978: pag.77; per l’artista do circo: V.S.Gaudio, La maneira de andar de SandraAlexis.Estetica e Teoria dell’andatura, in “Lunarionuovo”, nuova serie n.15, anno XXVII, Catania aprile 2006.
[ii] Cfr. Un’altra vita, Pescara 1968; In lucor violetto, Chieti 1998; Come nu suonne, Firenze 1984; Le miele de ju mmierne, Faenza 1998.
[iii] Questo riferisce Gaston Bachelard, La poetica dello spazio, trad.it. Dedalo Libri, Bari 1975: pag. 258.
[iv] Per la prima immagine, cfr. Pietro Civitareale, Ombre disegnate, Orizzonti Meridionali, Cosenza 2001: pag.60; per il viso “abitato da una furiosa gioia”, cfr. a pag.61: “Sul tuo viso, abitato/da una furiosa gioia,/si posa il sole dell’alba./E sei viva come l’acqua/quando soffia il vento,/come gli uccelli impazziti/nei loro formidabili voli”: cfr. anche nota vi.
[v] Gaston Bachelard, trad.it.cit.:pag.260.
[vi] All’acqua che si dondola della VI è speculare l’”acqua viva” della VII di “Immagini di immagini”.
[vii]“La fome qui élimine/Les hasards du vent”: R.M.Rilke, Poésie : vedi a pag.261 di : Gaston Bachelard, trad.it.cit.
[viii] Sono i primi due versi della IX di “Immagini di immagini”, in P.C., op.cit.:pag. 63.
[ix] E’ la poesia di R.M. Rilke riportata nella traduzione francese da Bachelard: dove appare “femme” nell’originale c’è “arbre”. Ecco la traduzione: “Femmina che forse Pensa internamente Donna che si domina Dandosi lentamente La forma che elimina I rischi del vento”.


Pietro Civitareale3│fine.
from: L'Assassinio dei Poeti come una delle Belle Arti
by Anonimo del GaudÓ1999-2003


Armando Adolgiso ♪ La tromba del musicologo Ivan Raviè

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Un bar dove gli avventori si conoscono tutti fra loro. Più per nome che per cognome.
Dal fondo della sala, provengono le note della canzone che più vi aggrada.
In Primo Piano, Adolgiso parla con i suoi amici di sempre, sfaccendati o peggio.

Scommettiamo un Campari che non conoscete la storia d’Ivan Raviè?...  mi piace vincere facile?... può darsi. La raccontai anni fa a Radio Rai, dove scrivevo un programma con la finalità d’illuminare aspetti meno noti di certi episodi della storia e della cronaca. Pezzi brevi, 2’ o 3’00”, recitati da Giancarlo Cortesi su musiche di Guido Zaccagnini.
Come?... recitare io adesso quella storia?... non se ne parla proprio… visto che ora è?... mi offrite una birra alta?... se è così, non posso rifiutare. Allora ascoltate
.

Il 25 gennaio 1882, a Torino il musicologo Ivan Raviè entrò in manicomio, vi rimase per dodici anni, fino alla sua morte.
Amico di Amilcare Ponchielli e Alfredo Catalani (con i quali ebbe un nutrito scambio epistolare), che cosa gli accadde un certo giorno? Non tollerò più un suono: quello della tromba.
 

Al principio manifestò solo un vago fastidio, poi il tormento crebbe rendendolo protagonista di episodi tragicomici. Fu necessario il ricovero e lì prese furiosamente a scrivere quaderni e quaderni per dimostrare quanto il suono di quello strumento fosse nefasto.
In quelle pagine, parzialmente pubblicate negli anni ‘80 sulla“Rivista di Nefriatria”, Raviè, manifesta, accanto a veri deliri, notevoli doti di colto umorismo su quel suo tema paranoico.
 
Ecco un esempio: “La tromba, è un antico flagello, ne troviamo notizia persino nel Libro di Giosuè (XIX, 12), dove le mura di Gerico crollano al suono di sette trombe suonate da sacerdoti i quali formavano un complesso minaccioso che, oltre a quelle Sacre, non trovò mai altre scritture...”.
E ancora: “Una volta quello strumento era ottenuto con femori anche umani, e il tibetano ‘Kan-dun’(letteralmente tromba d’osso), era tratto dallo scheletro di monaci defunti. Né alcune varietà della tromba sono meno terribili, come il leggendario ‘Olifant’ suonato dal paladino Orlando al passo di Roncisvalle per chiedere aiuto a Carlo Magno. Come finì? Finì male, naturalmente, e lo sciagurato paladino fu sconfitto dai baschi, il 15 agosto del 778: fu il suo peggiore (e ultimo) Ferragosto...”.
Più avanti così scrive: “... non porta bene ai musicisti avere nel cognome o nel soprannome trombe o altri strumenti aerofoni. Si pensi al bolognese Ascanio Trombetti, vissuto nel ‘500, grande cornettista, morì assassinato dal marito dell’amante, e il suo cornetto tacque per sempre.
 
Né andò meglio al suo contemporaneo, il celebre trombonista Bartolomeo Tromboncino che, a Mantova, uccise la moglie adultera. Tromboncino morì poi in circostanze poco chiare, appena dopo avere ultimato una composizione - fatalità? - per strumenti a fiato, intitolata: Se la mia morte brami...”.
 
Né mancano in Raviè citazioni dantesche come questa che segue: “Ricordate l’ammonimento che non a caso risuona in una bolgia: ‘or convien che per voi suoni la tromba’. E quale altro strumento era più adatto per terrorizzare quei dannati?...”.
Ma era solo, nella sua follia, il professor Raviè in quella sua ossessione. Forse no.
C’è chi ha scritto: il suono della tromba è terribile, o annuncia una guerra, o suona una marcia nuziale.  

 

 

Angela Giannitrapani │ La scheda da "L'Assassinio dei Poeti come una delle Belle Arti"

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ANGELA GIANNITRAPANI
(Viterbo, 1929; dove visse quando non era a Messina).
Titoli: Professione di poesia, Napoli 1968; Poesia come seconda lingua, Assisi 1970; Popolo sognante, Milano 1978.
Motivo Unico
E’ Poetessa che equilibrando il Tema e il Testo ha sempre fatto incazzare il lettore attento che non riusciva a seguirla in questo tirocinio ascetico.
La semantica dell’Assassinio testimonierà della virtù ritualizzata del Lafcadio Incaricato: una Poetessa che “autonomizza la voluttà del Testo e controlla i sensi fino all’arresto seminale”[i] vale più di una bastonatura né merita di essere avvelenata, abominevole innovazione nell’ottocento inglese importata dall’Italia secondo Thomas de Quincey, merita, dopo una Conferenza sulle Armi da Taglio, di essere infilzata con una Durlindana, la spada d’Orlando per la virtuosa che “serve l’uomo devoto”[ii]. All’impugnatura della d’Orlandana il Lafcadio avrà cura di affiggere un biglietto con questa poesia:
Questa è l’ora di sera
limpida come d’agosto,
che si aspetta qualcosa dalla calma in giro
e si muore così
in un niente di spuma,
la vita un’ira incontrollabile
e incontrollabile dolcezza.
Abbiamo perduto. Bastava
dirmi di stare attenta.[iii]


[i] Cfr. la voce Angela Giannitrapani, Popolo sognante, in: V.S.Gaudio, Bazar. Scaffale degli anni Settanta, “Fermenti” n.208, Roma 1993: “ Ma le cinque linee d’amore sono soggette alla virtù del rituale dell’Autore: il tirocinio ascetico autonomizza la voluttà del Testo e controlla i sensi fino all’arresto seminale: Testo-tantrico il cui nirvana è dato dall’equilibrio cui l’Autore assoggetta Tema, Prospettiva e Semantica”.
[ii] Cfr. Ibidem: “Il Senso misura la Passione del Libro. La Passione dell’Autore è data dall’equilibrio che c’è tra il Tema e il Testo. Dentro: Ronsard raccoglie la Passione della Giannitrapani, il Lettore è il Voyeur che assiste all’entusiasmodel Neofita(=Giannitrapani) che serve l’uomo devoto(=Ronsard)”.
[iii] Angela Giannitrapani, Poesia come seconda lingua, Carucci editore, Assisi 1970: pag.27.


La scheda, nel Fascicolo del P.M,  di Angela Giannitrapani, tratta da L’Assassinio dei Poeti come una delle Belle Arti, Ó1999-2003, è inedita

L'ipersoluzione del nome.▬ Gioia vs Gaudio

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GioiavsGaudio . Divagazione watzlawickiana sul nome eterno pretorile e sul nome eterno anagraficov

Un giorno, Mia Nonna dello Zen, stavamo seduti  vicino alla porta del casolare del Giardino dell’Arancia, se ne uscì all’improvviso con questa domanda: “Titti Gioia ha un codice catastale diverso dal nostro?” Un po’ come Franzl Wokurka, originario del villaggio austriaco di Steinhof, davanti al cartello che diceva : E’ vietato calpestare le aiuole. I trasgressori saranno puniti a norma di legge.[i]La situazione sembrava offrirmi una sola possibilità di scelta tra due alternative che mi parevano entrambe inesplicabili: da un lato, Titti che aveva il mio stesso codice catastale e quindi perché era venuta a nascere qui? Dall’altro, Titti che aveva un altro codice catastale e quindi la sua Herkunft sarebbe stata rinvenibile in esso? Mi venne così da dare questa risposta a Mia Nonna: “E’ il padre  all’origine del suo codice catastale o è la madre?” Improvvisamente Mia Nonna dello Zen si rese conto della possibilità di un’alternativa alla sua visione del mondo: al ragazzo, che stava lì con lei sull’uscio del casolare, non interessa la proprietà di un corpo, lui vuole l’incanto della sua stessa legge, non se ne fotte del fatto che il padre di quella ragazzina sia il gestore pretorile della legge in questo Habitat che è geneticamente immesso nel nostro codice fiscale, fu un attimo ma in quell’attimo Mia Nonna  la vidi sorridere, lieve, in una sorta di melodia sommessa, quasi impercettibile, come l’Ecate di Watzlawick, ma dalla parte di Wokurka. Il ragazzo che ero, lo ricordo, fu anche lui per un breve attimo dentro quest’ebbrezza, e poi si mise a raccogliere i fichi dall’albero che imponente con i suoi rami oltre il limite del casolare davano sul pollaio, che, da tempo,  era vuoto, come l’affermazione “il re d’Italia è a Lisboa” o peggio ancora come l’affermazione “Il re d’Italia è ad Alessandria d’Egitto”. Sia alla prima che alla seconda, se non siamo come Wokurka, dobbiamo scegliere tra”è vera o falsa?”. Intanto che il tempo passi, stando in corso Vittorio Emanuele III, la sera al 98 e la mattina dopo al numero civico 3, invece di essere di fronte, dove il numero civico, la sera era dispari, 83, e la mattina dopo era pari, 4, il ragazzo del tertium non datur , che era anche quello della posa del caffè, almeno lo sarebbe diventato, dopo che la libraia a Taranto, per prendergli il Trattatodi Otto Fenichel[ii]dallo scaffale più alto, dovette salire sul gradino più alto della scala, e quindi del foglietto “se non è zuppa è pan bagnato”, una mattina si disse: lo sanno anche i bambini, Titti è bionda e viene dal levante, è venuta qui nell’accampamento nemico che stava assediando la prigione del ragazzo-poeta e ha lasciato una cesta d’arance;  Mia Nonna dello Zen ha riconosciuto subito le sue arance e, agnostica com’era, capì che l’idea della ragazzina era buona, anzi pensò che se c’era una ragazzina che si beffava della loro definizione ufficiale e territoriale del codice catastale, la provenienza della ragazzina non può che essere ad Est, ma dell’est un po’ prima che si arrivi al mare, disse Mia Nonna, e allora è nel codice catastale del padre che ha la ragione del suo Dasein, questo disse Mia Nonna, allora perché noi diamo la cesta di arance all’altro levantino delle poste? Venne alla porta che immetteva alle scale del primo piano e Mia Nonna mi chiamò: Enzù: Il Gaudio che può essere detto Gaudio non è l’eterno Gaudio; il nome che può essere nomato  non è l’eterno nome[iii]. Bada ai sinonimi, e sappi che il DELI pone prima l’origine del Gaudio e, successivamente, venne la Gioia[iv] ! In ogni caso, hai fatto colazione con la zuppa di pane nella posa del caffè rifatta alla terza? E’ questo che cerchi? Sei sicuro che non ci sia un altro modo con cui potresti cercare, e cercare qualcosa, qualcuno di cui nemmeno conosci il nome? E se conosci il nome, lo vedi, non ne conosci il codice catastale, e dunque se la ragazzina è la nostra assediante e le arance sono quelle del nostro codice catastale, lei che cosa sta cercando?

Nonna, ricordo questo: Nonna, le risposi, dal ballatoio delle scale: che cosa può esserci nell’anima di una ragazzina che non ci sia già nel suo nome, il Tao del nostro nome d’altra parte è un po’ come il suo Tao, meno mistico, d’accordo, ma come hai detto tu non è l’eterno Tao, quindi quel suo cognome non sarà l’eterno cognome, ne prenderà un altro, e forse un altro ancora, quando sarà nomata con quell’altro nome che non è l’eterno nome della sua Herkunft, allora sarà ancora la ragazzina che era nella mia fotografia di gruppo puberale scolastico[v], in cui, è risaputo, io mai apparirò?
E lei: Enzù, non metterti in viaggio verso un altro disinganno; se chi si mette in viaggio viene qui, occupa la terra del nostro codice catastale, se ne appropria e poi andrà via, vedrai, potresti incontrarne qualcuna quando sarai adulto e lei ti risponderà che non era questo che cercava e riderà della tua fotografia e della tua memoria e anche  del tuo essere più io di te stesso, e poi vedrai che il romanticismo della fotografia, che è un po’ il punctum di Barthes e il patagonismo di Baudrillard, non ha considerato la semplice possibilità che quella ragazzina bionda non esistesse, è difficile spiegarlo con chiarezza e in maniera convincente, specialmente adesso, che devo andare in campagna, e guardala la fotografia: non è bionda!,  ma è pur vero che nessuno sfugge alla propria prigionia; visto dall’esterno, può darsi che uno di quelli che ha dato origine al corpo della ragazzina in quella fotografia puberale arrivi a picchiare il tuo tertium, la tua grande intelligenza, l’eterno Tao, l’eterno nome, che è Gaudio, prigioniero com’è nel mondo manicheo e nel mondo degli ombroni, perché ha il suo contrario nell’eterno non-nome, o nell’altro nome, che, lo vedrai, è ancor più dall’est che viene, per questo ci sono uffici dell’anagrafe, che come alcune religioni vietano di attribuire un nome a Dio, attribuendo il nome Gaudio  violano l’articolo 22 della Costituzione e l’articolo 6 del Codice Civile. Non è un caso che, specularmente, il nome eterno pretorile sia Gioia e il nome eterno anagrafico sia Gaudio[vi]!




[i] Cfr. Paul Watzlawick, Tertium non datur, in: P.W., Di bene in peggio, trad.it. Feltrinelli,Milano 1987.
[ii] Si trattava di: Otto Fenichel, Trattato di Psicoanalisi, trad.it. Astrolabio-Ubalbini, Roma 1951.
[iii] Cfr.Paul Watzlawick, “E’ questo che cerco?”, in: P.W., Di bene in peggio, trad.it.cit.
[iv] Non è sicuro, ma il DELI dà: gàudio, s.m. ‘gioia intensa, spec.in senso spirituale o religioso’(gaugio: av.1272, Re Enzo; gaudio: av.1294, Guittone) ‘ciò che è oggetto di gaudio’(av.1294, Guittone). Dà:  giòia, s.f. ‘stato d’animo di intensa allegria e contentezza’(sec.XIII, Rinaldo d’Aquino), ‘persona o cosa che procura piacere e felicità’(sec.XIII, C.Davanzati). Come pietra preziosa, gioiello, è temporalizzata av.1250, Giacomo da Lentini. Anche nel Vocabolario della Lingua Italiana, sempre edito dalla Zanichelli, abbiamo, nell’edizione 2009: 1.a pag.985: gioia[fr. Joie, da gaudia, nt.pl. di gaudium ‘gaudio’ considerato f.; av.1250] s.f. 2. A pag.959: gaudio[ vc.dotta; lat. gaudiu(m) da gaudere ‘godere’; 1268] s.m. ma 3.  A pag. 1002: Godere o gaudere [lat. gaudere, di orig,indeur.; av.1237]. C’è, con la somma cabalistica, della differenza temporale dei tre etimi, una sorta di ipersoluzione numerica, 18 tra ‘gioia’ e ‘gaudio’ e 13 tra ‘godere’ e ‘gioia’ farebbe 31, che è inequivocabile come postura nel F.du Clergé de France[1790]. Da godere a gaudio passano, si vede, 31 anni; nel DELI , tra il 1250 di ‘gioia’ e il 1272 del ‘gaudio’ di Re Enzo (Enzù!), l’ipersoluzione è il 22, che, come postura, è quella della Riconciliazione. Cosa davvero improbabile per il tempo trascorso e per i dispositivi di sessualità e alleanza ormai consunti : ma se la Riconciliazione fosse avvenuta, sarebbe avvenuta dopo un lungo periodo a base 31, no?
[v]Vedi: Mimma Folda esiste?Divagazione ziffiana di V.S.Gaudio con Marisa Aino, “Uh Magazine” 2-2016. 
[vi]  Il nome, questoè pur vero, si ritrova sempre a mani vuote, ogni volta che io so che questo non è ciò che cercavo, egli distoglie lo sguardo: è come l’oggetto “a”, quando culmina al meridiano, e lo perdo di vista, io sono più io di me stesso, in quel momento, appena comincia il tempo della svolta e della controra, e il nome, pure eterno, non trovandosi nel Dasein e nel mondo, non è più questo, questo nome attribuito a lui, solo che questo non è il nome anagrafico che è nel mondo esterno ma è il nome che è in me, così il mondo non può privarci di ciò di cui è privo, e torna a ripetersi con sua enorme meraviglia. Il nome, che è l’ipersoluzione per l’esperienza da riprodurre, riprodotto in fotografia o distoglie lo sguardo o, addirittura, non compare.


Trova Gaudio nell'immagine del gruppo puberale in L353:
e chi è Mimma Folda? Chi è Gioia? Chi è Marisa Aino?


○ Lo schema verbale “laureare” di Bianca Atzei

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Idiomatica proibitaLa rotazione del (-φ)
byMia Nonna dello Zen

Ascoltate un po’ “In un giorno di sole” di Bianca Atzei: cosa entra nel vostro orecchio? Sentite come la tira la r di laureare? E’ come se tirasse il (-φ) impigliato tra i raggi del sole e della ruota. Lo schema verbale laureare, che, diciamolo, in una canzonetta, come fa a starci, e invece lei lo tira e ce lo fa stare, e da lì, la canzone in sé ti esce dalla ruota della connotazione, sei rimasto impigliato con il tuo (-phi) tra le corde vocali della cantante, r-r, nell’alfabeto mnemonico, sarebbe 4-4, e cosa avviene allora al vostro oggetto “a”? Avviene che non fate che visionarlo, come pedala, mi verrebbe da dire, in tutte le “pedalate” in cui, nella tavola dei nomi dati alle posizioni del pedalatore, c’è sempre il 4, questa r così stretta, così arrotata, così tirata, r sopra, r sotto, fintanto che l’ascoltatore, colto in quella materia, vede l’oggetto “a” nella 4, nella 14, nella 24, nella 34, nella 40, nella 41 e se aveva avuto una certa edizione ridotta del Fang-Pi-Shu cinese ricorda quel che disse il maestro Tung-hsüan, che vi sono solamente trenta posizioni principali e allora immagina l’oggetto “a” ne “Il corno dell’Unicorno”, che, in quell’elenco, era la numero 4( in quell’altro elenco  francese del 1790, in cui si arriva a 41, è denominata “Sulla sponda del letto”); “Il Pino vicino all’Altare”, che era la 14(nell’elenco francese è “Il nuoto a rana”);  L’Uccello della Giungla”, che era la 24(nell’elenco francese è “L’intreccio tra i due generi”, che, se non altro, ci rimanda ancora le “r”).  Ma lo schema verbale, così tirato in canto, laureare, per lal, corrisponderebbe alla sequenza numerica 5-4-4, tanto che finirete con l’ascoltare e vedere il vostro oggetto “a” che passa dalla 5, che è “La catalana”, alla 4 raddoppiata, che, l’abbiamo visto, sarebbe quella denominata “Sulla sponda del letto”.Che pare che , per avere questa virtù, la r non sia propriamente “moscia” ma, se non “tirata”, certamente “arrotata”. Naturalmente questa idiomatica proibita arrota l’immaginario dell’ascoltatore, che si impiglia col (-phi); è ciò che entra dall’orecchio, non stiamo divagando come visionatori del video ufficiale della canzone.

 

Il copione di Gwendolyn e della Ragazza di Göteborg ▌La Lebenswelt con Isaac Asimov

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Fu proprio così, quando il poeta arrivò quella sera a Torino e quelli che erano correlabili, non per futili motivi, con i Vedovi Neri di Isaac Asimov, erano riuniti per la loro cena mensile, non dal commerciante all’ingrosso che apriva la porta agli ospiti con la pistola in pugno[i] ma, in collina, in una solida magione prospiciente  quella in cui stava a domicilio il cosiddetto padrone delle ferriere e della ruota. L’ospite di turno era, comunque, a differenza di quanto avviene nelle cene mensili dei  Black Widowers, sempre il poeta, quello che scriveva per “Topolino”, che, all’epoca, era edito da Arnoldo Mondadori Editore, e alcuni periodici del gruppo RCS-Rizzoli e dell’Editoriale del Corriere della Sera, ma anche per “Il Monello” che si redigeva e stampava a Cinisello Balsamo. L’anfitrione andò incontro al poeta, che era appena arrivato da Milano, era sceso a Porta Susa, e con un taxi si era portato alla magione in collina.
Vi presento – disse l’amico poeta del poeta – vi presento il mio ospite, il SorprendenteV.S. colonna della Walt Disney ma con l’acronimo letteralmente letto: Vùesse. – Poi aggiunse sottovoce, approfittando del brusio dei convitati: - Dove diavolo ti eri cacciato?
La metropolitana, a Milano, era stata bloccata per via di un incidente. Il treno, poi, da Porta Garibaldi è partito un’ora dopo- rispose Vuesse, senza smettere di distribuire sorrisi e saluti. Qui, il tassinaro ha attaccato bottone e mi ha portato perfino a fare un giro gratis alla Crocetta. –Rivolto agli astanti: Perché mai mi ha portato alla Crocetta, di sera tardi vuoi che ci sia ancora il mercato?
E l’amico poeta: Ma forse non la racconti giusta. Quella tua amica, che stava  vicino al mercato, non mi hai detto che aveva il padre che faceva il taxista?
Scusatemi – disse il padrone di casa, che era impareggiabile nei modi, quasi quanto il famoso prospiciente che era anche il suo datore di lavoro- ma l’ospite, per quanto abbia la resistenza e la pneumatica di un poeta dell’avanguardia, avrà appena il tempo di bere qualcosa prima che inizi la cena. Vuole esprimermi le sue preferenze, signor poeta?
- Buona idea- dichiarò il poeta con gratitudine.- Stappiamo quel Cartizze, se non le dispiace.
- Certamente, signor poeta.
Bevendo il Cartizze, l’amico-poeta presentò al poeta tutti i convenuti, tra cui anche la moglie del padrone di casa, che, come questi, era impareggiabile nei modi, e, a guardarne anche obliquamente i tratti, Dio mio, era impareggiabile anche come fenotipo.
A cena  fu allestito un banchetto che faceva la ruota all’aragosta alla sibarita, che, è risaputo, scoraggia la conversazione, tanto che il Sorprendente V.S. sorridendo con aria soddisfatta al grande piatto di Tonno alla Calabrese, come poi se ne fisserà la composizione ne L’Assassinio dei Poeti come una delle Belle Arti nella scheda del P.M. inerente il poeta di Pizzo Calabro, Paolo Broussard[ii]: - In questo caso avrò il monopolio della conversazione.

-Vuesse non è allergico ai crostacei, difatti vedrete che anche nel secolo prossimo farà spuntare l’aragosta anche ad Ushuaia, dove, si dice, che sia stato un suo avo con una patagona di lingua quechua.
- E quindi potreste aver dei parenti nella Terra del Fuoco? – domandò la padrona di casa.
-Certo. Anche se qualsiasi mia indagine demografica è stata sempre scoraggiata.
-E il suo avo cosa svelò, disse qualcosa, fece intendere che il suo (-φ ) anche vicino al Polo, checché possa far intendere l’ascetico Jules Verne, poteva essersi innalzato spesso al Meridiano?- disse un geografo in pensione che forse aveva lavorato anche nella Fondazione del prospiciente padrone della ruota.
- E’ sorprendente – rispose il poeta ospite – come l’aragosta alla sibarita, che è un piatto non solo da piccolo snob dichiarato, come scriverà tra poco nel 1988 Manuel Vázquez Montalbán nelle sue Ricette Immorali, e pertanto assai indicato a situazioni un po’ affettate[iii], difatti la patagonica del sibaritismo  sarà completamente azzerata quando il piatto comparirà nelle cene degli ‘ndranghetisti massoni; è sorprendete, dicevo, come l’aragosta che, alla sibarita, ha sempre bisogno di una bottiglia di champagne, non possa essere enzuvata a dovere anche con un Franciacorta. Ci sono serate, come questa, in cui  questo tonno alla calabrese mi pare che sia più propenso all’erizzo del baccalà come si cucina nel Delta del Saraceno o fors’anche a Lisboa.
-Per via del Lafcadio, visto che la ricetta sarà nell’Assassiniodei Poeti come una delle Belle Arti?- chiese attonito l’amico anch’esso poeta.
-Per amore del cielo!- sbottò il poeta. La signora di casa scoppiò a ridere, spinse verso il centro del tavolo i resti dell’aragosta, e chiese al poeta ospite se poteva accompagnarlo nella degustazione del tonno alla calabrese e aggiunse: Io non sono di Pizzo, come forse voi sapete. Ma sono isolana. E di un’isola in cui non solo il tonno non mancava ma vi posso assicurare che, noi, io e le mie sorelle, eravamo giovani e belle perché il pesce non mancava mai .
-La pulsione orale delle isolane, per quanti studi si siano fatti, non è mai approdata nei Seminari  di Jacques Lacan in quei freddissimi anni cinquanta a Parigi, né, a quanto ne so, vi ha mai accennato, nelle sue sedute polimorfe, Ernest Bernhard, ancorché, quando tornò su a Roma dal campo di concentramento in Calabria, gli sarà capitato di avvistare dal finestrino del treno la pur piccola isola di Dino… -osservò uno psicanalista che, al momento, lavorava o in una casa editrice torinese o alla Fondazione del prospiciente padrone della Ruota.
-L’isola di Dino, che, ne converrete, essendo di fronte a Scalea, e…non vorrei mancare di riguardo ma non vi pare fuori luogo farne menzione visto che poi pare che ci sia molta edificazione balneare in quel paese per chi come molti di noi afferisce e vive degli uffici amministrati dal padrone della Ruota.- precisò un ingegnere edile o un geometra titolare di molti di quei progetti di edificazione fatti per quel luogo ameno in mezzo al quale era passato il trenino che riportò  lo  psicanalista polimorfo nella Capitale.
-Comunque, ritornando alla pulsione orale delle isolane pare che nemmeno Melanie Klein vi abbia mai accennato, pensate: il pesce buono, il pesce cattivo, e poi, a seguire, di qua l’aragosta alla sibarita, di là il tonno alla calabrese, che, come si è detto, essendo quel poeta di Pizzo, è il tonno del Tirreno, e, a quanto ne so, nell’altro mare, nello Ionio che cosa allieta la pulsione orale, cosa la porta al gaudio? Non certo l’aragosta, forse il merluzzo, ma direi piuttosto, e il poeta qui ospite ce ne darà conferma, la cosiddetta sardicella, è vero, neh,Vuesse? – chiese un medico che esercitava in uno degli ospedali cittadini e nel tempo libero si dilettava con una giornalista di pesca a strascico non solo nel mar Ionio.
Gwendolyn della Exxon e la Ragazza  di Göteborg
Lebenswelt con Isaac Asimov sull’apparizione e il mistero del gaudio tra autobus e treno
 
-Quello che è sorprendente- rispose il sorprendente V.S. – è che Manuel Vázquez Montalbán, per quanto non dimentichi di farvi apparire una Ruffo di Calabria, nelle sue Ricette Immorali non menzioni minimamente la sardicella, che, anche ad Oriolo e a Sant’Arcangelo[il paese che ha dato i natali a quello che è destinato ad essere il vescovo di Napoli affinché poi un giorno ne possa scrivere in Francia Jean-Noël Schifano senza che mai se ne potrà leggere nemmeno una riga in italiano nonostante questo fosse stato a Napoli e che fosse un pezzo grosso di Gallimard], allieta il palato di quella gente che nasce e vive così lontano dal mare dove solo per pochi giorni all’anno si può pescare a strascico la sardicella, che dall’altro lato di quella terra sibarita, chiamano anche “nonnata”, che, quando la mangi, se la chiami “nonnata”,  ti fa venire il singhiozzo o ti fa del tutto affogare visto che ti porta dritto dritto in bocca a quel problema funzionale dell’essere vivente che per Malinowski è la riproduzionee la soluzione non è certo data dal mangiare la “nonnata” ma dal controllo sociale.
Si passò, a questo punto, in un silenzio assoluto, al Rombo alla diavola, che Manuel Vázquez Montalbán un po’ fa arrivare sulle coste amburghesi, anche per via del Sant’Apollinare di Magonza che aveva tre testicoli e una cresta sperone con cui uccideva le fidanzate degli eretici, e sulle coste della Catalogna, visto che il rombo ha effetto sicuro, specie con le partner dalla pelle bianca e dai capelli rossi, quanto le fave alla catalana, che, sembra che vadano bene anche con partner dalla pelle olivastra e dai capelli castani o neri., anche se con un culo ectomorfo.
La padrona di casa si schiarì la voce con sussiego, poi guardò severamente il Sorprendente Vuesse da sotto le scure, lussureggianti sopracciglia e con quella bocca, con cui aveva appena finito di alimentare l’oggetto “a” tramite il rombo alla diavola, con la voce più bassa e solenne possibile disse: -E’ nostra consuetudine chiedere ai nostri ospiti di giustificare la propria esistenza, ma se l’ospite di oggi maschera false allergie, foss’anche solo per l’aragosta alla sibarita, per me la sua esistenza è già giustificata. Perciò passerei subito ad un’altra domanda. “La tentazione sarebbe di chiedervi come avrà fatto il Larri di La croce di Lorena di Isaac Asimov a far sparire la saliera[iv], ma mi rendo conto che voi non siete per i falsi prodigi parapsicologici, ancorché possano essere catalogati anche come misteri della prossemica veloce. Perciò, anche se tutto ciò che viene detto qui resta tra noi e non si è mai verificata nessuna indiscrezione, nemmeno di quelle innocue che finiscono, ad uso del popolo cittadino, ne “Lo specchio dei tempi”, che, vedrete, un giorno sarà trasformata la rubrica popolare ad uso dell’edificazione posta in essere per conto dell’editore della Ruota da parte dell’attuale responsabile del Giallo in cui è apparso quest’estate La croce di Lorenadi Isaac Asimov, mi tratterrò dal farvi questa domanda.
“Consentitemi invece – continuò la stupenda padrona di casa- di farvi delle domande sui vostri fallimenti. Vi sto chiedendo di fare il demistificatore di voi stesso. C’è mai stato qualche prodigio di natura prossemica che non siate stato in grado di interpretare per potergli dare continuità o anche una sola ripetizione?
-Non ho cercato di spiegare tutte le magie di cui sono venuto a conoscenza, direttamente o indirettamente, il vice direttore di “Topolino” a volte mi dice sorniona: “Vuesse, non sei un mago? E allora devi farci questa magia, di farci raddoppiare le vendite del settimanale, con un semplice gioco dei tuoi che non sono mai del tutto semplici!, ma tutte le volte che ne ho studiata una e l’ho anche ripetuta per altri settimanali, tipo “Il Monello”, non era mai la stessa magia anche se sono riuscito perfettamente a ripeterla.
-Mai un fallimento?
-Mai.
-Una sparizione?
-In che senso?
-Una sparizione: come far sparire un elefante al circo Orfei…
-Per via di quella contorsionista e della sua allure qui in via Micca? Suvvìa, signori In realtà, come disse anche Larri, nel racconto di Asimov citato dalla Signora che qui sta deliziando non solo il mio (-φ), far sparire un elefante è un gioco da ragazzi. Vi assicuro che non c’è niente di sbalorditivo nelle sparizioni effettuate dai maghi. Sbalorditiva fu invece l’apparizione di Sandra Alexis, appena dopo mezzogiorno nell’ultimo giorno di novembre[v], con quell’allure che altro che il Tiatraounga Annamita per via dell’atletica sessuale annamita, l’andatura della contorsionista le era superiore nonostante la leggerezza di monta e la motilità sublime delle appendici di quei piccoli uomini del sud-est asiatico! Ma non è a questa apparizione…
-Sì?- incalzò la signora.-Non è a questa apparizione, a quale allora?
-Non mi sembra il caso. Cercò di chiuderla lì il poeta ospite.
-Un momento – si intromise l’amico-poeta.- Non possiamo lasciar cadere una cosa del genere. Se nella vita reale di un poeta c’è stata una sparizione che non riesci a spiegarti, vogliamo che ce ne parli.
Il poeta scosse la testa. No,no, amico mio. Non si tratta di una sparizione misteriosa o inesplicabile. Niente del genere. Ho solo perso qualcosa che non voglio ritrovare, e…la cosa mi rattrista, però in determinati periodi quando quell’oggetto “a” si erige al Meridiano il gaudio mi colma.
-Vogliamo i dettagli- insistette l’amico-poeta ed editore.
-Ma non merita la vostra attenzione…- si schernì il poeta di “Topolino”, imbarazzato.- E’ una storia sciocca, e un po’…-
Accidenti, Vùesse – scatto l’amico poeta ed editore – stiamo facendo uno sforzo per non farti domande che possano indurti a trasgredire alla vs etica professionale! E’ sempre per una questione di etica che non vuoi raccontarci tutta la storia?
-          Non è per questo…
-          Allora, signor poeta, vi ripeto quello che ha già detto la signora: tutto quello che viene detto qui è assolutamente confidenziale, e la prassi convenuta per queste cene mensili è che non si lasci nessuna domanda senza risposta. Vero, Signora G.?
L’amico poeta ed editore si strinse nelle spalle. – E’ così, Vuesse. Se non vuoi rispondere alla domanda, dobbiamo dichiarare chiusa la serata. E , mentre diceva questo, la signora G., seduta a fianco al poeta, si tirò più giù la stretta gonna grigia fin quasi alle ginocchia.
Vuesse si appoggiò allo schienale, con aria depressa, ma giusto per dare una sbirciatina al podice teso sotto la gonna della signora G. -Non posso permettere una cosa del genere, considerando la squisita ospitalità che mi avete dimostrato. Vi racconterò la storia, ma vedrete che non è niente di speciale. Ho conosciuto casualmente una donna, e ho perso i contatti con lei. Ma non come Larri, in La croce di Lorena, che non riesce a rintracciarla. Ho perso i contatti con lei perché non ho voluto avere contatti, esclusi quelli tattili nell’avvenimento della conoscenza. Tutto qui.
-No, non  è tutto qui – replicò l’amico poeta.- Dove e come l’hai conosciuta? Dove e perché non hai avoluto altri contatti con lei? Larri non riuscì a trovarla per via della “croce di Lorena” a cui il bambino, sull’autobus, aveva ridotto l’insegna della Exxon. Ma tu dove l’hai conosciuta la donna, su quale autobus e quale strada e perché non vuoi ritrovarla? Vogliamo sapere i dettagli.
Gothenburg
Si sistemò meglio sulla sedia e, dopo essersi aggiustato gli occhiali per poter dare ancora un’occhiata alla seduta della signora G., cominciò a raccontare:

-Come nel racconto di Asimov, tra la stazione e l’autobus, il movimento del pullman, nel racconto del giallista : il tono sommesso della voce, l’impressione di essere fuori dal mondo, la sensazione del corpo della donna contro il mio…tutto contribuiva a confondere il sogno con la realtà, e il confine tra il sonno e la veglia a un certo punto che svanisce, e poi la donna che non era più seduta al suo posto, come la ragazza che sul mio treno a un certo punto, all’alba, era scesa nella stazione di destinazione. La posizione supina di entrambe le parti, nel contesto notturno in viaggio in cui in apparenza si dorme o si riposa, avvia una sorta di “Rapo” di primo grado, intendo il “Rapo” di Eric Berne[vi], che è come “Il bacio da lontano”, frequentissimo nelle riunioni di società, in cui la donna fa capire di essere disponibile e si gode il corteggiamento e che, quando compromette abbastanza l’uomo, si chiude; ma in quel contesto, essendo i corpi sdraiati uno di fronte all’altro, ed essendoci il possibile contatto delle gambe e dei piedi, con le mani o le dita, si dovrebbe chiamare “La toccata che dorme”, in cui una brava giocatrice è capace di tirare in lungo la partita senza scoprirsi. Si integra anche con alcuni elementi del “Gioco della calza”, solo che, a differenza di questo in cui l’esibizionismo della donna è di natura isterica, “La toccata che dorme” ha elementi sado-orali, in cui è il tatto che funziona come unità di riconoscimento e in cui il Bambino Naturale, che è autonomo, per la situazione contestuale, gioca a rimpiattino con il Bambino Adattato, che segue le direttive parentali.


Il tesserino FS mostrato dal
poeta al controllore che,
poi, produsse in questi lo strano
atto di mostrare  al poeta
il tesserino studentesco con i
dati personali della
Ragazza di Göteborg.
E’ un gioco bagnato e intenso. Le parti sono: la ragazza di Göteborg in gita premio con il ragazzo. Il copione difatti è questo: è una studentessa forse in gita premio con il ragazzo; difatti il controllore a un certo punto era arrivato nel mio scompartimento e con i due ragazzi svedesi, e mi ha presentato il documento di identità della ragazza affinché sapessi come si chiamava e da dove veniva e memorizzassi tutti gli altri dati per contattarla, una volta che fosse scesa dal treno insieme al ragazzo che l’accompagnava.

da: Vuesse Gaudio,"Bella" n.38-1990: F+E+I(R)-
Difatti , avendo memorizzato la data di nascita, feci in seguito il calcolo in merito ai tre cicli del Bioritmo che, in connessione con i fattori della Caratterologia francese e gli stati dell’Io della psicologia transazionale, davano una strabiliante corrispondenza con le posizioni desiderate del fantasma irreprimibile: era al 9° giorno del ciclo Fisico, quindi F+; al 10° giorno per il ciclo Emotivo, che è correlato con lo stato dell’Io che Berne chiama del Genitore, quindi E+; per il ciclo della Risonanza e dello stato dell’Io chiamato “Adulto”, il giorno della ragazza in pantaloni bianchi era il 20°, quindi R-. In questa combinazione dei tre cicli, appare evidente lo stato dell’Io Adulto reprimente o ostacolante, indica il contesto e la situazione dei personaggi in scena; difatti, alla formula F+E+R-, corrisponde questa situazione psicologica: “Il soggetto prova un vivo desiderio di piacere; è affascinante e dolcissimo, anche se tende ad assumere un atteggiamento fermo e risoluto. Spirito critico”[vii]. Tenuto conto che questa combinazione attiva uno stato psicologico di tipo Passionale, cioè Emotivo, Attivo, Secondario, è incredibile come la stessa nella nostra Tavola Bioritmicadel Clergé sia abbinata, per un soggetto femminile, alla numero 40, l’”Attrazione di Milano”, e come nell’eretismo l’uomo non faccia che ordinarla in quella fantasia, chiedo scusa ma è così,  dell’inculata-rocambole.[viii]- Il poeta riprese fiato, buttò giù più di un sorso di “Gavi”, guardò ancora di soppiatto la linea del podice della signora G. e stese il copione della Ragazza di Göteborg:
Tesi: la studentessa, l’ho detto, è in gita premio con il giovane. Lei è in uno stato emotivo-attivo che la rende conciliante e disponibile verso il reale.
Paradigma psicologico: Il  Bambinodel Poeta: “Cerco di toccarti se vuoi senza che l’Adulto ci veda”; la Bambina della Ragazza di G. : “Io cerco di farmi toccare senza che l’Adulto se ne avveda e senza che l’Adulto in me abbia da ridire qualcosa al mio Genitore”.
Paradgima sociale: Adulto-Adulto. Adulto:”Non si può procedere; l’Adulto guarda ed è presente anche in me”; Adulto: “Con questo Adulto da cui dipendo che possiamo fare se non allearci col Bambino del Genitore, covare l’eretismo adesso e nel futuro, cioè non essendo possibile l’interazione risolutiva adesso e qui la faremo a distanza sempre.
Vantaggi:
Psicologico interno: per ora mi godo questa vicinanza e i lievi sfioramenti, così evitiamo tutte le complicazioni dell’Adulto.
Psicologico esterno: evita l’intimità sessuale. Tiene in scacco e beffa l’Adultodella donna. Sociale interno: “Te la volevi fare la svedesina in treno!”; “Se non c’era l’accompagnatore, questa si faceva chiavare in c….!”.
Biologico: scambi sessuali intensi, notturni, meridiani, paralleli.
Esistenziale: “Ho goduto il Bonheur per intero in viaggio e dopo, quando sarò arrivata a casa, viaggerò col Bonheur godendo tutte le volte che vorrò”. Oppure: “Godendo così, l’Adulto non avrà niente da dire”.
Maglietta: davanti: “Sto viaggiando e il Gaudio(=Bonheur) mi tocca”; “Mi tocca viaggiando col Bonheur”; dietro: “Il Bonheur è qui davanti, dietro sto godendo; “Il Bonheur è ai miei piedi, i miei piedi toccano il Gaudio”; “A lato c’è il (mio) fallo che dorme; di fronte c’è il (tuo) fallo che si sta svegliando”.
La Croce di Lorena inclinata
e la Exxon così come appaiono
a pagina 268 di "Estate Gialla" 1981
-          Quindi, a differenza del racconto di Asimov, in cui c’è effettivamente un bambino sull’autobus che dice di aver visto scendere la donna alla Croce di Lorena, che non è che la doppia “XX”  inclinata dell’insegna “Exxon”, nella sua storia c’è il Bambinodella psicologia transazionale e il fantasma irreprimibile che nel suo futuro dovrà essere la Ragazza di Göteborg così svelata dal controllore. Larri voleva ritrovare quella donna che le aveva lasciato un biglietto con il nome Gwendolyn ma nessun dato concreto per farsi rintracciare.- osservò la signora G.
I Ruoli, riprese a parlare il poeta, potevano essere : l’Elargitore del Bonheur, e il Ricettacolo.
Gli Scambi: da Ricettacolo e Elargitore a Ricettacolo.
Modello parentale: “Ecco come sedurre, resisti!”
Ingiunzione parentale: “Toccalo!”
Posizione: “Io sono OK, se lo tocco anch’io”; “Lui è OK perché mi tocca”.
Copione: “Fallo!”
Demone: apparentemente combatte l’apparato di copione, nel senso che essendoci il compagno, non potrebbe mai farlo completamente. Ma in realtà va a rinforzare il copione, si posiziona, si stende e allunga i piedi; avrebbe potuto non allungarli, poggiandoli sul sedile dov’è il Bonheur. Il movimento e le oscillazioni del treno condizionano la decisione: non so se starci ma così stando non si può dire che non ci stia; oppure: se è il movimento del treno che fa muovere il mio piede verso la sua anca non si può dire che abbia deciso di starci.
Maglietta: davanti: “Non so se starci ma ci sto”; dietro:”Ci sto, Dio se ci sto!”.
Gioco: “La Toccata che dorme”; “Il toccato involontario”.
Buoni Premio: sta covando il fantasma del Bonheur in treno in Italia per poter viaggiare con Bonheur a casa in Svezia.
Permesso: nel buio del treno e nella notte dei sensi, dorme anche l’Adulto e il Bambino ottiene il permesso del Genitore Affettivo.
Cartoline-ricordo o Epitaffi:“La svedese del treno”; “Ci stava, da Ancona il conno di Göteborg”.
Classificazione: La Toccata che sonnecchia(o dorme) è un copione strutturato non sulla meta ma sullo scopo temporale della Svedese, a differenza del gioco di Gwendolyn. La “Toccata che dorme” è da scompartimento in treno pieno ed è irripetibile, è fatta e non si vede, non la si racconta agli altri ma a se stessa, non si basa su un piano “Tutte le volte” o “Provaci tutte le volte che vuoi”. E’ nell’istantaneità irripetibile del demone ma ha la durata della circostanza, la durata del viaggio tra la salita in treno e la discesa dal treno. L’intervallo di tempo che passa tra l’apparizione e il congedo ( 4 ore e 26 minuti) è strutturato con la “Toccata che dorme”. Quando si “sveglia” e bisogna prepararsi per la discesa, il viaggio col Bonheur è finito, il viaggio del poeta continua.
Quando la croce di Lorena viene risolta nell’insegna che è, Gwendolyn e Larri, questa è la magia del cameriere Henry nel racconto della serie dei Black Widowers di Asimov, avranno, potete esserne certi, il tornaconto finale, che, nella mia storia, è più o meno così: di solito, tra il “Ciao” berniano, che corrisponde alla salita in treno, il tesserino esibito dal controllore (perché il poeta leggesse il cognome della ragazza di Göteborg, cui detti invece il cognome di Moudron) [ix]da cui rivela nome, data di nascita e luogo di provenienza della ragazza di Goteborg, e il congedo, si struttura l’intensità del gioco attraverso la notte “dormendo” insieme di fronte e toccandosi; qui, il gioco irripetibile ha colmato il suo fantasma, da una toccata in viaggio in Italia avrà il fantasma-Heimlichche la farà viaggiare nel Touchgotico perenne in Svezia[x].
Alain Bonheur


[i] Cfr. Alain Bonheur, La bocca dell’anfitriona e l’alluce di Bataille.Mini-Lebenswelt con Isaac Asimov, “Uh Magazine” gennaio 2016.
[ii] Vedi la Scheda del P.M.  riguardante Paolo Broussard e la ricetta del Tonno alla Calabrese qui in “Uh Magazine”, aprile 2014.
[iii] Cfr. quanto ne scrive Manuel Vázquez Montalbán, Recetas Inmorales© 1988, trad.it. Ricette Immorali, Feltrinelli, Milano 1992.
[iv] Cfr. Isaac Asimov, The Cross of Lorraine © 1976; trad.it. “La croce di Lorena”, in “Estate Gialla 1981”, a cura di Ellery Queen, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1981.
[v] Cfr. V.S. Gaudio, La maneira de andar di Sandra Alexis.Estetica e Teoria dell’Andatura, in “Lunarionuovo”, anno XXVII, n15, Catania aprile 2016.
[vi]Cfr. Eric Berne,Games People Play.The Psychology of Human Relationships, Grove Press Inc., New York 1964.
[vii] Cfr. Vuesse Gaudio, I tuoi bioritmi, “Bella” n38, RCS Rizzoli Periodici, Milano 24 settembre 1990.
La pagina iniziale dello Speciale 
sui Bioritmi di Vuesse Gaudio 
per "Bella" n.38 del 1990
[viii]Che, per la Gwendolyn de La croce di Lorena di Asimov, potrebbe essere la maniera della Misteriosa, quella che il Clergé numera come 33, che darebbe una formula bioritmica del tipo F-E-Rx: “Scarsa resistenza psicofisica e campo di coscienza ristretto. Anche se vi sentite un po’ ‘imprigionate’, cercate di ‘dormirci’ sopra abbandonandovi apaticamente al sogno o a certe ripetitive e ossessive fantasie”(cfr.”Bella”n.38, cit., alla nota precedente); se non la maniera 41, che equivale al classico 69, qualora la formula bioritmica di Gwendolyn fosse stata F-E+R-:“Agite impulsivamente secondo gli slanci del cuore e i giudizi immediati della simpatia e dell’antipatia. Desiderate essere amate e ammirate, cercate di conquistare affettivamente gli altri”( cfr. il “Bella” n.38 cit.).
[ix] Affinché il poeta leggesse il cognome della ragazza di Göteborg, cui dette invece il cognome di Moudron. Anziché quello effettivo, che cominciava,è vero,con la “M” e finiva con la “N”.
Bibi Andersson.1969
[x] Cfr. V.S. Gaudio, Il fantasma che allunga le gambe verso il poeta, in: Alessandro Gaudio, Il limite di Schönberg. Ricerche estetiche | con testi di V.S.Gaudio, Casa editrice Prova d’Autore di Nives Levan & C., Catania 2013: pagg.61-72. Il touch agonistico della ragazza di Göteborg è correlato nel testo originale [La Ragazza di Göteborg, © 2006 V.S. Gaudiocon la patafisica del podice strepitosamente scandinava di Bibi Andersson, che ha, nella fenditura assoluta del senso, quel qualcosa che è tra, sospeso e tenuto nell’anima del pondus, elastica pesantezza del tatto agonistico.Anche in questa foto flickr in cui appaiono due giovani svedesi si percepisce quello che il poeta intende per touch agonistico.

CARTA DEI PORTI POETICI ITALIANI ⁞ da "L'Assassinio dei Poeti come una delle Belle Arti"™

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Tavola Porti Poetici 1-14


daCarta dei Porti Poetici Italiani 4
in LAssassinio dei Poeti come una delle Belle Arti© 1999-03

Tavola Porti Poetici 44-64
La Carta indica ciascuno di quei luoghi ( che possono sorgere in baie, insenature, golfi, rade, valli, che si prestano, per la loro conformazione naturale, allo scopo, anche se si possono ricavare, con opportuni lavori di sterro e protezione ) comprendente uno specchio di poesia riparato, dove i Poeti si sono rifugiati, riforniti, imbarcati, e dove sbarcano merci e passeggeri, ed effettuano manutenzioni e riparazioni.
In ciascuno di questi luoghi, il Lafcadio troverà il target gratuito cercato: l’avvertito operatore, visti i flussi di traffici e i nuovi  insediamenti produttivi e pirateschi, terrà conto del fatto che i Poeti si spostano e creano, ampliando la protezione naturale o creandone una artificiale, nuovi rifugi, in cui sarà difficile accedere, vuoi per le correnti, le maree, il moto ondoso, vuoi per le roccaforti, anche burocratiche, create da questi pirati che prosperano, vivendo dell’alfabeto della Repubblica del Gaud.
 L’importanza e la prosperità di questi porti dipende dall’intensità dei traffici che vi si svolgono, che a loro volta determinano le attività socio-economiche come in un circolo chiuso.
I Porti Poetici sono come i porti turistici: se questi si trovano in maggiore densità lungo le coste europee del Mediterraneo e dell’Atlantico, le coste americane, australiane e dell’Estremo Oriente, quelli si trovano in maggiore densità a Milano, Roma, Torino, Bologna, ovvero “ciascuno dei luoghi che, più degli altri, comprende uno specchio di Poesia riparato, dove i Poeti possono rifugiarsi, rifornirsi, imbarcarsi e sbarcare merci o passeggeri, effettuare manutenzioni, riparazioni, etc.”.
Il vero Lafcadio saprà, però, realizzarsi proprio nei porti con “bacino aperto”, in cui un solo Poeta, e senza il celebre faro di Alessandria d’Egitto, vive di escursioni di marea relativamente modeste. Qui, vista l’inutilità della cancellazione, che non desterà né clamori né cordogli, il Lafcadio scoprirà, senza opere portuali robuste e con pochi magazzini e santuari di un qualche significato, la potenza e l’artificialità vuota e assoluta del suo atto, che, manco a dirlo, diventerà immediatamente esempio di promozione e competitività internazionale.

***


Nel manoscritto originale dell’ Anonimo delGaud mancano, in questo censimento portuale, per esempio, al porto 58, indicato come :Trebisacce ma che sarà poi: Delta del Saraceno, altri poeti come Aldo Dramis, Pino Corbo, Francesco Mangone, Gianni Mazzei; manca il porto 58B, indicato come: Roseto Capo Spulico, in cui c’è il poeta dialettale Dante Maffia, che è comunque presente nel porto indicato come: Roma, in cui scarica versi dialettali provenienti dal porto a codice catastale H572; al porto 61, indicato come: Reggio Calabria, viene segnalato Corrado Calabrò, che, nell’aggiornamento delle tavole, potrebbe essere segnalato anche al porto 58C, indicato come Porto Culturale Internazionale 3C-Rossano Calabro;  mancano al porto 57, indicato come: Cosenza, i poeti  Franco Dionesalvi, Silvio Vetere, Angelo Fasano; al porto 64, indicato come: Catania, manca Alfio Fiorentino, per quando non sia in quel di Venezia, che è in altra tavola come numero 15. Anche V.S. Gaudio, nella tavola qui riprodotta, al porto 1, indicato come: Torino, manca, per il tempo in cui è stato rintracciabile nel porto meccanico sabaudo. Lo stesso manca anche dal porto 10, indicato come: Milano; e dal porto 51, indicato come Potenza ( e provincia), per il tempo in cui è stato rintracciabile nel porto del petrolio della  Val d’Agri denominato Sant’Arcangelo, nel cui codice catastale(=I305; Tonino Guerra usa il dialetto connesso al codice catastale I304, l’altro Sant’Arcangelo, quello vicino a Cervia, dove, in determinati periodi, era rintracciabile, non solo elettronicamente, il poeta V.S.Gaudio) è riconosciuto il “Caciocavallo Silano Dop”, come è indicato, nella carta turistica Basilicata, ©2014 A.T.I. Touring Editore col simbolo esagonale 8, forse per via del dispositivo di alleanza(con la Calabria) legato al corpo del poeta denominato V.S. Gaudio.AndeGa│© 2016

Il principio giallo dello Shummulo│

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Il principio giallo dello Shummulo

I verdhë fillìm Shummulòni

Come per il neologismo beckettiano Rockaby[© 1980: vedi in : Rockaby and other short Pieces, Grove Press, New York 1981], che congiunge il verbo torock“oscillare”, “dondolare”, “cullare”, “dondolarsi”, ma anche “vibrare”, “far vibrare” al secondo elemento della parola lullaby“ninna nanna”, “cantilena”, “mormorio”, i neologismi shummulon e shumullar congiungono lo shumë albanese del superlativo assoluto “molto” con 1) il sostantivo mulë(=mula) per farsi “shummulon”, cioè terza persona del presente indicativo, “muleggia”, “si fa mula”, ovvero “si fa grande mula”; con 2) il sostantivo mullar(=pietra da mulino) per farsi “shumullar”, cioè sempre come schema verbale il presente di chi “sciumullìa”, come la mola, “fa la mola”, la “grande mola”. Per il neologismo beckettiano, cfr. Samuel Beckett, Le poesie, a cura di G. Frasca, Einaudi, Torino 2006: dondola, pagg.293-294..Per i neologismi shqip, la pulsione del “farsi-mula”(bëhem-Mylle) e la pulsione del “farsi-mola”(bëhem-Mullar), cfr. V.S.Gaudio, AuréliaMyslimaneGurgur, in: V.S.Gaudio, Aurélia Steiner 2, © 2005. Da notare che la “mola”, che c’è in “Shumullar” perciò metonimicamente in “Shummulon”,a guardare bene, o meglio a sentire bene, c’è anche in “rockaby”, in virtù di “rock” che, per essere “macigno” o “masso”, è anche “dondolio”, “oscillare”. La Stimmung-Shqip è, letteralmente, la “Stimmung in albanese”: nello “sc’kip” l’accento cade, di norma, sulla penultima sillaba e , nel verbo, addirittura sull’ultima, formando la caratteristica inflessione tosco-ghega, con l’accento tonico a doppia valenza, che essendo alla base di una evidente “prosortodìa”, una sorta di “inflessione-canto” che ricorda, per certi versi, il dialetto dei tinkers irlandesi, lo shelte(=canto), che è un insieme di latino, gitano, inglese e gaelico, come lo shqipè un insieme di latino, greco, turco, slavo, italiano e francese. D’altronde, se la “Prosortodìa”, per essere tale, ha come perno la “Sindrome di Pinocchio”, e perciò le procedure morfosintattiche non solo di soppressione ma anche di aggiunzione, lo shelte, per essere tale, tra le procedure espressive adotta sostanzialmente la soppressione-aggiunzione completa,che, va da sé, risponde, in morfologia, dei prestiti, dei neologismi, degli arcaismi.
Luce/Dritë
Luce canicolare di agosto col sole al passaggio al meridiano; in verità, essendoci l’ora legale, non vi è ancora arrivato; in compenso, transitano al meridiano Marte, Mercurio e Giove.
All’altro meridiano, quando è seduta, la luce illumina il podice ampio quel tanto da contenere i termini di un lieve “sciummulìo” o ci sia uno spotlight concentrato quando il moto s’arresta o nel centro del podice.
Inizio: 1) il sole che illumina la groppa della donna che è nella postura della mula nell’orto; 2) solo lo spotlight che illumina il podice e la sedia.
Fine: lunga pausa con lo spotlight sul podice; dissolvere la luce dello spotlight; dissolvere la luce sulla sedia. Essendo in postura 1)[=la mula], la Grua avrà il podice disposto verso Est e la testa verso Occidente, tanto che la luce del sole, quasi al meridiano, le sarà obliqua sulla parte sinistra del corpo. Anche nella postura 2)[=sulla sedia], lo spot la illumina da sinistra tanto che si dovrà presupporre che la donna stia guardando verso Ovest e che il visionatore o il poeta stia guardando il suo podice che sciummulìa ad Est; si può variare il quadro con la Grua che non sta seduta ma, inginocchiata sulla sedia, con le mani appoggiate sul davanzale della finestra o sulla spalliera della sedia, in questa postura dello sciummulìo e della mola riproponga parzialmente la postura della Mula.
Donna/Grua
49enne. Normolinea mesomorfa con un indice costituzionale molto alto, più prossimo a 56 che a 53, perciò se è alta 163 cm peserà attorno ai 60 chili, se è alta 168,169 cmpeserà attorno ai 64 chili. Sul bordo della menopausa verso il tempo dell’essere Mula. Nel bioritmo in cui l’assetto “sanguigno paraflemmatico” è tutto concentrato e demonizzato dal jour critique del ciclo Fisico, essendo gli altri due cicli, Emotivo e Risonanza, nella fase di risalita.
Costume/Kostum
1) Abito estivo giallo, cappello di paglia, mutande di cotone.
2) Gonna grigia corta sopra al ginocchio, calze setificate, scarpe col tacco2 pollici.
Postura/Pozitë
1) Del tutto immobile nella postura della Mula: l’assolutezza anonima dell’immobile luce meridiana rende fulminante la posizione della mula.
2) Seduta alla finestra, la testa si muove verso l’esterno e il podice sulla sedia s’inarca: la dystychia[l’incontro non sigillato, non risolto], prolungando la persistenza del senso, rende “proairetica” la seduta alla finestra, lo “sciumulliamento” della mola, questo vedersi-vista guardandosi il fantasma dell’essere(stata)-Mula.
Le posture della “sentimentale meccanizzata” o della “sanguigna leggera paraflemmatica” in cui, in virtù del demone meridiano, l’esigenza incoercibile d’una pienezza viene giustificata, illustrata, esaltata 1) con lo sfoggiamento del quadrante solare quando fa la mula, shummulon; 2) con lo sciumulliamento delle natiche sulla sedia, quando fa la mola,shumullar.
Sciumullìo/Shumullar
Slight; slow. Regolato dal bioritmo del ciclo Fisico nel giorno in cui si fa oggetto inesorabile e irredento, mola, o bestia radicale, mula.
Voce/Zë
La voce è mano a mano più bassa, ma è anche oscillante, come se fosse regolata dallo scappamento a verga dell’orologio: che, essendo fissata al bilanciere a foliot, come questo oscilla, la verga si muove.
L’”ancora/akoma” della Donna ogni volta mano a mano più bassa come se avesse il punctum doppio del porsi della Grua, sempre placida sia al sole meridiano di agosto che alla sua finestra.
 
G(rua): donna in posizione.
: la sua voce registrata.
Aumento progressivo della luce al meridiano su G in avanscena in postura di podice al pubblico ma lievemente a sinistra, con la testa sull’asse sud-ovest.
Lunga pausa.

G: Akoma.
Pausa. Sciummulìo e voceall’unisono.


finché infine
giunse a mezzogiorno
giunse infine
a capo di un lungo meridiano
in cui disse
a se stessa
a chi altri mai
kohë që të mbarojë[1]
time she stopped
prej shkoj sìpër e poshtë[2]
shummuloj[3]
tutta mula posta nell’orto
in altoe in basso
shummuluaka[4]
sìpër e poshtë
tutt’intorno, gjithë rròtull
in alto e in basso
fino alla curva del giorno
a capo d’un lungo meridiano in cui dire
a se stessa
whom else
time she stopped
kohë që të mbarojë
d’andare su e giù
për të shummuluar[5]
tutt’intorno nell’orto
in cerca di cetrioli
che appena appena come lei
vada su e giù
fino al punto in cui dire
asaj vetë[6]
a chi altri mai
tempo che la finisca
d’andare a raccogliere cetrioli
kapka-trangullë
madheshtore kapka-trangullë[7]

[1] “tempo che la finisca”.
[2] “d’andare su e giù”
[3] E’ il neoverbo della prima coniugazione, è indicato con la prima persona del presente indicativo:“shummuloj”, “sciummulo”,”sto sciummulando”,ovvero “sto facendo la grande mula,muleggio,mulazzeggio”.
[4] “ecco che fa la mula”.
[5] “muleggiare”.
[6] “a se stessa”.
[7] “acchiappa-cetrioli, grandissima,magnifica, piglia-cetrioli”.
da: Shummulon vs Shumullar.La Stimmung-shqip con Samuel Beckett, Rockaby, in:ilcobold



Scarlett Johansson in yellow-dress candidata come oggetto “a” per lo shummulo nella determinata età

Marco Pannella, l’autodenuncia del poeta a Torino, i toscanelli e la 194 del 22 maggio 1978 ░

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Poiché stiamo parlando dell’amore, questo fu in quel freddissimo inverno a Torino, quando, scendendo non so  da che tram davanti alla stazione di Porta Nuova mi autodenunciai per la campagna per legalizzare l’aborto firmando il modulo dei Radicali, è opportuno fare una considerazione. Dostoevskij faceva notare che la parola biblica “Ama il prossimo tuo come te stesso” va intesa all’inverso, ovvero nel senso che si può amare il prossimo solo se si ama prima se stessi. In maniera meno raffinata, ma assai più pregnante anch’io espressi la stessa idea parecchi secoli dopo: “Non mi passerebbe neanche per la testa di iscrivermi a un partito che sia disposto ad accettare tra i suoi iscritti uno come me.” Okay: è una battuta di Groucho Marx, e la riporta Paul Watzlawick con qualche leggera variante in “Chi mi ama ha qualcosa che non va”[i]. Essere amati, scriveva Watzlawick, è sempre qualcosa di misterioso, e non è consigliabile voler sapere troppo. Difatti, chiedendo in giro mi si rispondeva quasi sempre che l’interessata non riusciva a capire cos’era, e una piccola percentuale mi dava come motivo un punctum che io non avevo mai considerato come la mia più affascinante qualità; per esempio per il fatto che, quand’ero in quell’età negli anni Settanta, ero capace di affascinare chiunque con la mia capacità mnemonica: arrivavo ad abbinare mille oggetti a mille numeri secondo l’abbinamento che mi veniva predisposto, e poi alla volontaria che mi chiedeva quale era l’oggetto abbinato al numero 75 io rispondevo ch’era il gallo; e lei chiedeva: al 752? La gallina; continuava: al 950? Il pollaio. All’8? L’uovo. E quindi mi guardava con un’espressione indicibile: “E allora viene prima l’uovo e dopo la gallina…”
L’aborto dei Radicali , l’autodenuncia del poeta a Torino, la Procura di Castrovillari  
In memoria di Marco Pannella
byV.S. Gaudio
Quella che invece era il mio grande amore mi diceva che si era innamorata di me perché, da grande, avrei avuto una voglia sulla spalla sinistra; cosa che, poi, avvenne. La voglia è come la Lust freudiana, che è un po’ attigua alla Lust gaudiana. Fu per questa voglia che avevamo l’uno dell’altra che non considerai la regola di Watzalawick: che è quella di non accettare con riconoscenza tutto quello che la vita vi offre attraverso il vostro partner, fate lavorare il cervello; chiedete a voi stessi, non al vostro partner, perché vi ama; avrà sicuramente un secondo fine qualsiasi, e certamente non ve  lo rivelerà, men che meno a voi che glielo chiedete.

Invece, io glielo chiesi e lei mi disse che ne aveva voglia e quella voglia poi mi sarebbe apparsa sulla spalla sinistra: Lust und Lust, disse, l’amore umano poi, se vai a vedere, perché è così misterioso?  Per via del gaudio, no? Mi disse il mio grande amore.

Proprio per questo, si finisce secondo la regola di Watzlawick, nessuno dei due merita di essere amato: se lei mi ama così tanto non merita amore perché per amarmi così tanto deve avere qualcosa che non gli funziona nella libido, e allora viene smascherata la miseria della persona amata, o meglio la sua assoluta insignificanza, così di norma avviene tutto quando si comincia a vedere che appena c’è una gonnella che passa, fosse pure quella scimmia con la bandiera che veniva a scuola  con noi, la fisiologia innalza tutto l’oggetto “a” al meridiano, ma nessuno se ne accorge, anche se la scimmia sventola la bandiera,  l’importante è che solo una persona disprezzabile può rispettare qualcuno o qualcuna così disprezzabile come me , o meglio: non posso amare nessuno che io disprezzi; tanto ebbe a scrivere nei suoi Nodi Laing[ii].

Invece io, così dentro il miracolo e la bolla del grande amore, essendo chi ama, sono naturalmente destinato ad essere nobile, soccorrevole e buono. E voi sapete che la persona soccorrevole che non si preoccupa di scoprire i “veri” moventi del suo comportamento può fare dell’aiuto a qualcuno una specie d’inferno, specie se è nel mirino di quella che era la mitica Procura della Repubblica di Castrovillari: è grazie a Pannella che io e il mio grande amore abbiamo scoperto subito cosa fosse questa mitica e, per molti versi mitologica, struttura  della ruota giudiziaria, insomma noi eravamo quelli denominati  “senza Ruota” , e, firmando per  fare in modo che fosse legalizzato l’aborto, eravamo negli anni di piombo, vi rendete conto? , nella città della ruota, fui forse l’unico[iii]ad essere perseguito per l’autodenuncia , tanto che, con l’assistenza dello studio legale  Magnani-Noya, che sosteneva la campagna dei Radicali, una mattina andai a deporre davanti al giudice istruttore lì alla Procura di Torino, che era ancora in pieno centro, in via Milano, se ricordo bene; capite? S’era mossa solo la mitica Procura di Castrovillari contro V.S.Gaudio[iv], il poetino spedito nella città del torinese, e poi  da lì venne fuori la Legge 194 del 1978, senza che io ostentassi la cosa misteriosa e ne menassi vanto per il sacrificio e l’aver dovuto subire l’apertura di una istruttoria per una campagna politica che avrebbe dovuto smantellare tutto il perverso, criminale, ammašcato mondo dell’aborto clandestino, certo chi poteva pensare poi che sempre dalla terra da dove fui spedito a Torino sarebbe venuta la grande avanzata in tutta Italia, ma in maggior misura nella Lombardia così industrialmente avanzata e urbanizzata, dei ginecologi obiettori di coscienza tra “Comunione e Liberazione” e la massoneria più inquietante?

Adesso che se n’è andato Marco Pannella, ho ripensato a tutta la cosa misteriosa che c’era tra la ruota giudiziaria di Castrovillari e la ruota di Torino, e m’è venuto un po’ di gaudio per aver potuto puntualizzare il fatto, quel fatto di 40 anni fa,  con il mio grande amore di più di 50 anni fa: non è come essere stati, ma ci siamo ancora, in una pièce di Genet: in cui poi tutto termina con Madame Irma che si rivolge al pubblico, alla fine della sua dura giornata o della sua dura notte di lavoro: “Bisogna tornare a casa, dove tutto, non dubitate, sarà ancora più falso che qui”[v]. E fu così, anche per noi, perché era proprio dalla casa di origine che la ruota girava, e , prima che Marco Pannella uscisse di scena, ci fu l’ulteriore messa in scena, nell’infinito allestimento del “Truman Show” in cui  il nostro grande amore è intrappolato, della recita sul tema dell’aborto, tra Castrovillari, che rimane sempre come presidio più o meno pretorile, e la Sibaritide infinita, come presidio sanitario infinitamente indefinibile. Mi ricordo ancora la scena del mio incontro con l’assistente della Magnani Noya, che era Giammaria, e la ragazza che era lì forse come segretaria, e le ragazze o le giovani donne che ho visto lavorare come assistenti o  segretarie a Torino, in specie alla Fiat ai piani alti, di per sé, sono sempre tra la Lust e il Gaudio, nella meccanica della sospensione pneumatica; e ricordo, poi, che per più sere frequentai la sede del Partito Radicale in quell’inverno torinese in via Cernaia; e ricordo che non solo pensai : “Non mi passerebbe neanche per la testa di iscrivermi a un partito che sia disposto ad accettare tra i suoi iscritti uno come me”, ma che declinai immediatamente l’invito a mettermi in lista per le Elezioni che di lì a poco si sarebbero fatte. E la mattina in cui andai in Procura, dove mi aspettava l’avvocato Giammaria, e la verbalizzazione d’uopo per chiudere l’istruttoria[vi]. E poi ci fu la Legge 194. E pensai alla ruota di Castrovillari, che aveva giocato a un gioco a somma zero, e l’avevo bloccata. E noi che giocavamo un gioco a somma diversa da zero, nel nostro grande amore, continuammo, pur senza ruota e continuamente bloccati in questo distretto pretorile, a darci alla nostra Lust, al nostro Gaudio. Il principio fondamentale del grande amore è che i due che ci sono dentro sanno che la vita è un gioco a somma diversa da zero e che si vince insieme perché nessuno dei due vuole battere il partner per non esserne battuto; la regola, suggerisce Watzlawick, è fatta di lealtà, fiducia, tolleranza, ma bisogna crederlo per poterlo fare, sono pochi i fortunati che riescono a crederlo davvero fino in fondo[vii], è questo il gaudio: riuscendoci siamo i creatori non solo della nostra infelicità, ma anche nella stessa misura, più o meno, della nostra felicità.

Marco Pannella, ti risparmio, per ora, di darti un resoconto di come ce la godevamo quando, voi tiravate fuori questo e quel referendum, e noi andavamo in Comune a far tirare fuori, dal segretario comunale, i moduli da firmare, che c’erano, sì, ma erano sempre nel cassetto sbagliato fin quando non arrivavamo noi.

Grazie per avermi permesso di essere con te per quella battaglia e per avermi permesso così di far uscire allo scoperto quella Procura. Io l’ho fatto per amore, sono stato sempre dentro il mio grande amore. E grazie anche per Enzo Tortora, anche se non è servito a fermare gli effetti del massacro o del passaggio di quell’altra terribile ruota , che, però, è sempre la stessa di quella che arrota qui in Calabria: la follia, disse Nietzsche, è rara negli individui, mentre è la regola nei gruppi, nelle nazioni e nelle epoche; e poi i politici(e i radicali non sono politici, come genotipi, ma…poi i fenotipi vanno anche loro a vitalizio),  i patrioti, gli ideologi, i corrotti, i mafiosi, et similia, son tutti giocatori a somma zero. La soluzione non è come l’ipersoluzione, è disperatamente semplice, ma forse per trovarla bisognerà che a un certo punto sulla spalla sinistra ci sia quella voglia, Lust o Gaudio che sia, e quella mitica Procura che come lo spirito, nella manciata di fagioli[viii], ritorna ogni notte a perseguitare il deponente del gaudio senza dargli pace, finché non lo fa sparire, non chiedendogli quanti fagioli ho in mano( a questo avrebbe risposto esattamente l’affiliato a quel distretto pretorile che faceva contemporaneamente il giudice conciliatore e il venditore di fagioli all’ingrosso) ma, semplicemente, disperatamente semplice, mettendo la propria firma  sull’autodenuncia per far uscire la 194 nello stesso anno dell’equo canone[ix] .


L’essere soccorrevoli è oltremodo nobile e buono quando non esiste alcun particolare legame affettivo; l’aiuto disinteressato è un eccellente ideale e, secondo quel che si dice(d’altronde che si può dire?), trova in se stesso la propria ricompensa. Detto questo, a meno che ci si sia scoraggiati, nella fase dello stomaco pieno, e la disponibilità a porgere aiuto soccomba al dubbio, il vero movente dell’essermi autodenunciato(c’era un modulo lì, che dovevo fare?) come Adele Faccio, Emma Bonino e, poi, Adelaide Aglietta, vai a vedere, senza che ci fosse lo zampino del diavolo, può essere connesso al fatto che io sia l’autore(ventiduenne) di questa poesia, che, tratta da La 22^ Rivoluzione Solare, dedico  a te, incallito fumatore di toscanelli, come colui che fu il mio padre affidatario, fumatore accanito qui sul marciapiede fuori casa nell’ambito del civico numero del mio domicilio coniugale[x], come appare indicato anche sulla busta dall’editore del mio primo libro di poesia.

Non ci credere-
le sagome di stupri senza tariffa
il gatto che Balthus perse
lo buttai dal balcone
non oltre il 56
non leccava latte da noi
languore di pasta – spine di pesci
girava nell’immondizia
Quando sale su è nero
                                   è grigio striato in verde
                                   non è bianco
                                   è arrugginito
onanisticamente si guardi a sinistra
scendendo, la scatola messa su
per digerire
non oltraggia la scarpa rotta
l’obiettivo
la gamba occulta l’atmosfera inedita
la stanza-distanza in ordine
non so che raptus edipico
appeso alla trave
vocifera sulla montagna
l’eco nel tramonto allarga
la reclusione

con tante allusioni illustrate
sugli orli, la mutandina bianca
appare
il caminetto, il lume, le fascine
l’ultima caldaia degli anni 20
bolliva cenere
con tante allusioni
topi di campagna mangiavano
arance.
(19 agosto ’73)[xi]

 a  Marco Pannella
in memoria
V.S.Gaudio
La 22^ Rivoluzione Solare
Laboratorio delle Arti
Milano 1974




[i]Cfr. Paul Watzlawick, Chi mi ama ha qualcosa che non va, in: Idem, Istruzioni per rendersi infelici, trad.it. Feltrinelli, Milano 1984.
[ii]Cfr. Ronald Laing, Nodi, trad.it. Einaudi,Torino 1975.
[iii]Il poeta afferma il vero: lui non era affiliato ai radicali e, come svela nel testo,uscirà di scena, dopo aver visto qualche riunione affollatissima in via Cernaia da cui, poi, sarebbero usciti i deputati del Partito Radicale nel 1976: Oltre a Pannella, Mauro Mellini, Emma Bonino, Adele Faccio, queste due nel 1975 vengono addirittura incarcerate per procurato aborto e istigazione all’aborto.La presidente del partito Radicale Adele Faccio fu la prima a fare un'autodenuncia pubblica per aborto durante una manifestazione dei Radicali, al teatro Adriano di Roma nel gennaio del 1975. Il suo processo fece epoca, divenne un palcoscenico per la denuncia degli aborti clandestini e dei "cucchiai d'oro".

Domicilio coniugale del poeta
spedito a Torino
[iv]Mentre mi avevano spedito a Torino, avranno portato al mio domicilio coniugale[Corso Vittorio Emanuele III, n.98- 87075 Trebisacce(Cs)] la carta dell’accusa in merito ai “delitti contro l’integrità e la sanità della stirpe”[→Titolo X. Artt.545-555 C.P. del Regio Decreto 19 ottobre 1930 n.1398], che, poi dal 1978, saranno cancellati dal codice penale:  erano quelle norme del codice del regno,  e io col mio grande amore, che era incinta al momento, abitavo lì in una delle tante case avite nel corso principale dedicato al re che la Repubblica aveva mandato in esilio in Egitto: terrorizzando mia moglie incinta di 8 mesi con quell’accusa terribile [derivata dal decreto promulgato dal Re di cui al corso in cui era il nostro domicilio coniugale (la pena prevista era grave: da due a cinque anni per la donna che volontariamente acconsentiva all’aborto, e valla a trovare la donna, se la cosa era avvenuta chissà quanti anni prima, ma quella che se la sarebbe vista brutta sarebbe stato chi l’aborto lo procurava, tipo il medico, lo facevano tutti anche in quei paesi così cattolici e in quella temperie di arretratezza culturale, morale e sociale, che tutti sapevano che pillolina dava all’abortista ammašcata)] di quella temibile Procura che rischiava, però, di mandare in galera anche chi l’aborto l’aveva fatto (cfr. l’art. 555 C.P. abrogato dalla legge 22 maggio 1978 n.194), che poteva essere della stessa Confraternita visti i nomi che si intersecavano tra quella che rischiava l’interdizione dalla professione sanitaria perpetua e tra qualche sala titolata di quel locus che amministrava la giustizia terrena.
[v]Cfr. Paul Watzlawick, L’uomo sia nobile, soccorrevole e buono,in: Idem, Istruzioni per rendersi infelici, trad.it.cit.
[vi]Chissà chi era il giudice istruttore che archiviò l’istruttoria avviata dalla Procura calabrese che fin nel ventunesimo secolo faceva affiggere avvisi, alla porta del poeta, che si autodenunciò per l’aborto[ procurato evidentemente nell’ambito territoriale pertinente ai codici catastali dei comuni dell’alto ionio, forse finanche a quelli del contiguo entroterra della Basilicata afferente al petrolio, cosa non improbabile visto che la madre affidataria del poeta è dalla Val d’Agri che proviene, non dimenticando che nel suo ceppo c’è un cognome di cui un portatore discendente finisce nelle grazie amministrative del padrone della ruota!], rigorosamente stampati dalla tipografia “Baudano” di Torino, anche quando non esisteva più.
[vii] Cfr. Paul Watzlawick: ibidem.
[viii]Cfr. Paul Watzlawick, La manciata di fagioli, in: Idem , Istruzioni…,trad.it.cit.:pagg.37-39.
[ix]Che quel giudice dei fagioli conosceva bene così tanto che falsificherà la firma del poeta per poter continuare a navigare all’infinito nell’ipersoluzione pretorile afferente a quella procura famosa per i moduli “stampati” dalla fantasmatica tipografia Baudano di Torino, che come quello spirito, nella “manciata di fagioli”(ma anche nella “manciata del granone per le galline”, che anche quel giudice onorario vendeva fin quando poi chiuse bottega e nello stesso luogo del commercio all’ingrosso fece subentrare la sezione locale di quella che diventerà “Equitalia”), ha continuato a perseguitare il poeta che si autodenunciò nel 1975 per aborto a Torino per amore della causa portata avanti dai Radicali di Marco Pannella. Sul dispositivo di alleanza tra questo venditore di fagioli, che, quando usciva dal gabbiotto che s’era fatto nel magazzino da dove conteggiava i ricavi del suo commercio all’ingrosso andava ad amministrare la giustizia che onorariamente la mitica Pretura Circondariale gli aveva affidato, e quel Mirabile pretore, in funzione durante la stagione dell’89-90-91-92-93(…), in cui ebbe modo di strabiliarci con la sua mirabolante tecnica dell’equo canone a partire dalla somma prefissata,dal suo collega, nel contratto con la firma falsificata al momentaneo conduttore ( è il Mirabile pretore, che contemporaneamente, sta mostrando la sua tecnica procedurale anche nella faccenda terribilmente Heimlich del giocatore di calcio Bergamini, “suicidato” a Roseto Capo Spulico il 18 novembre 1989), riferirò in un altro testo, sempre che non tirino fuori(che so? Dal galoppatoio che è stato istituito dalla mattina alla sera nell’aranceto che io dico di Mia Nonna dello Zen e loro sanno che afferisce al (-φ)formalizzatole per la discendenza) un equus ancor più, come dire?, più “vincente” di quello che correva prima
[x] Se ancora ve lo ricordate, dopo 8 lustri, per via di chi si innamorò del poeta e della sua memoria, forse anche quella che di giorno lavorava alla Biblioteca Nazionale e di notte pensò di innamorarsi del poeta venendo all’”Uovo”, l’uovo, appunto, era 8 e la gallina, che non sa giocare a tennis, è ovvio, faceva 752, se non aveva l’erre moscia, ve lo ricordate? Fu così che per via della legge del 22 maggio e anche per la precedente 22^ Rivoluzione Solare venne una tizia un giorno a fare la finta tonta: e allora te lo ricordi ancora,Vuesse caro, cosa c’è al 22? Cosa vuoi che ci sia: Noon, no? Tra il “mezzogiorno” del sole e il “mezzogiorno” della Terra, non è la poesia la sterminazione dei nomi di Dio, come la intende Baudrillard? Ricordi, le dissi alla tipa,che non poteva essere più presa come un demone meridiano, c’era anche none al 22: tra “niente” e “nessuno”: quasi come il mio Medio Cielo. Assolutamente impossibile allora che poteva esserci Nun, “suora” o “monaca”, né-né. Per il 98 era evidente, nessuna perplessità:inequivocabilmente il 98 è il pube, a meno che non fosse il pub, per via dell’”Uovo”, che era quel circolo femminista dove la bibliotecaria venne a mostrare al poeta quant’era brava a giocare a tennis., e che, comunque,è sempre 8 anche a mezzogiorno.
[xi]V.S.Gaudio, La 22^ Rivoluzione Solare, Milano 1974: pagg.76-77.

Fabio Doplicher ▬ La scheda da "L'Assassinio dei Poeti come una delle Belle Arti"

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Fabio Doplicher

(Trieste, 1938; visse a Roma)

Titoli: La stanza del ghiaccio,Roma 1971; I giorni dell’esilio, Manduria 1975; La rappresentazione, Roma 1984.

Motivo Unico

Poeta epifanico e, quindi, uno che avrebbe dovuto proporre, secondo la casistica del Cara, “una nuova leggenda della poesia che in parte può essere diventata vecchia e fissa attraverso i suoi ritmi magmatici, l’esame della parola convulsa”[i], insomma uno che avrebbe dovuto essere, in parte, nipotino di Pound e che, invece, nonostante l’ammonimento del poeta americano al “tempo per tacere”, ha, anche lui, come altri poeti, raddoppiato la comunicazione, ha voluto farsi pure studioso di teatro, ma non per allietarci con show e recital, avanspettacolo e cabaret, gag e strip-tease, semplicemente per proporci, oltre alla stagione di poesia, la stagione di prosa!

Il Lafcadio gli conceda un duetto o un epilogo o una scena madre e, poi, gli faccia fare scena muta tagliandogli il collo con un teatrale, preciso, ineluttabile, colpo di yatagan.

[i]Cfr. Domenico Cara, a cura di, Le Proporzioni Poetiche, vol. I, Laboratorio delle Arti, Milano 1971: pag.10.
La scheda di Fabio Doplicher, nel Fascicolo del P.M., da L’Assassinio dei Poeti come una delle Belle Arti, Ó 1999-2003, è inedita



Fabio Doplicher
Insula Nova
1
la domenica dei totem. Cercare terra battuta
polvere fina ai lati dell’asfalto. Impastare
nelle aiuole boccioli corolle rifiorenti e
la garanzia della ditta che rifornisce il Comune.
un fuoco sboccia fra due barboni, cullano
la fiamma delle immondizie dandosi le mani a cerchio.
ceneri di eretici e sconfitti, fra la sabbia umida
onde di lago sempre allo stesso scavo. alla battigia
scendono dai comignoli i nanetti, contro luna
in fila con il vasino in mano. un lontano
spicchio di granito sgocciola luce contro luce.
i fiori del giardino, ricchi, ingrassati
da una coppia di cani putrefatti ora scoperti.
impestano questo lembo di nebbia, fuggono
in giacche di mostri i giovani cercatori di vita.
2
la Grigna barbara tramonta. prima di montare in auto
il signore aggiusta il sospensorio, la bionda sputa.
nel lavatoio deserto, il ragazzo monta i mulinelli
gli scarti del lago, aspetta, una coperta nuziale in braccio.
e lei verrà come uno sbaglio. Soffici pianeti in mezzo alla foschia
bianchi fuocherelli pellegrini, segnali
di contrabbandieri e ruffiani. Ira purificata
sporco sfiatatoi rimastico. rabbia gonfia e calcinata.
un desiderio senza nulla di te, cresta eretta
Imprigionata in una forma. un’onda, una paura, una cenere. fossili.

da: Sarenco-Verdi(a cura di),una rosa è una rosa e una rosa,antologia della poesia lineare italiana 1960-1980, factotum book 25, edizioni factotum-art, verona 1980

MIMMAFOLDA-WORDLES ▄


L’infelicità dell'attante "Mimma Folda"░ E "la coppia più bella del mondo"

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Mimma Folda non esiste. E allora chi è l’attante Mimma Folda che ha scritto? Non le hanno fatto nemmeno la registrazione da spammer , usando il punto di accesso elettronico della coppia, e un profilo Google+ vuoto[i]!


Mimma Folda, che non è una statua di sale,  ha scritto a V.S.Gaudio: +

“La moglie di Lot non è la mia maestra biblica e poi a Cervia ci hanno mandato te, no?“ ?

Questa nozione di mondi superiori  in relazione con il passato che è sempre connesso alla pubertà non è mai del tutto semplice.  Che dirti, di esistere esisto? Ho forse un altro nome, che non ti dico, ma allora quella ragazzina che avrei potuto essere non so se sia mai esistita. Fossi stata io la tua giovane moglie, visto che per sparire sono sparita, e prima di sparire mi avresti strappato la promessa di non avere relazioni con altri uomini una volta in America.  “Se tu non mantieni la promessa, il mio spirito indiano ritornerà e non ti darà pace.” Per un po’ io ti sono stata fedele, perché è vero,  come ragazzina che cosa avevo in testa, chi mai avrei potuto amare se non te, che invece eri tutto preso dell’altra ragazzina, e lei che realizza la sua pulsione puberale, dev’essere stata  un incanto la vostra vita di coppia!
Marisa Aino & V.S. Gaudio:
 "la coppia più bella del mondo"


E anch’io, crescendo dentro di me e dentro l’America, che è così grande e allora era ancora più grande, il tempo gira e noi siamo là dentro con il corpo, e tutta la sua fisiologia, e dopo un po’ cominciasti a presentarti ogni notte , un fantasma, un qualcosa che io non riuscivo a definire, e mi dice che ho mancato alla promessa, un po’ come nella “manciata di fagioli” di Paul Watzlawick[ii], sei informato su tutto, anche sui miei pensieri segreti, sulle speranze, sui sentimenti, fin tanto che la situazione a un certo punto s’era fatta insopportabile, e come una buona americana sono andata non da un maestro zen ma da uno psicanalista junghiano, perché se fosse stato freudiano avrei avuto problemi per via dell’omonimia tra Freud e Gaudio. E poi all’improvviso non so come mi capitò un giorno tra le mani un “Topolino”, e per me eri sempre Enzo, e poi ho chiesto se eri tu con l’acronimo all’americana, e fui così frastornata che me ne andai ad Orlando e da lì dopo non so quanti giorni telefonai al mio psicanalista che per quel fantasma che sta dentro  tra inconscio personale e inconscio collettivo e che sa tutto quello che fa, se lei ama un uomo lui lo sa, e come dimostra il fatto che è una colonna della Disney dev’essere uno spirito  sapientissimo; la prossima volta che appare faccia un patto con lui: gli dica che è molto bene informato e che non si può nascondergli nulla, ma che lei penserà sempre a lui solo se risponderà a una domanda.”  “Che domanda devo porgli?”, chiesi allo psicanalista. E quello rispose come un maestro zen: “ Non prenda una manciata di fagioli ma gli chieda solo se è in grado dirle quante volte ha pensato a lui nell’ultimo mese, se non saprà indicare il numero esatto, lei avrà la certezza che si tratta di un parto della sua fantasia e il fantasma di quell’italiano terrone non verrà più a disturbarla”[iii].
Map of Walt Disney Resort- Orlando

E ci fu dunque la notte successiva, ed ero venuta via da Orlando, e il tuo fantasma si ripresentò, e io ancora ne fui lusingata e lo lusingai quasi fino all’alba. E poi come fantasma mi dicesti: “So che hai parlato al telefono con quel psicanalista junghiano oggi”. E io ho ribattuto: “E allora, visto che sai tante cose, dimmi quanto costa il biglietto d’ingresso al  Disney Worlddi Orlando?”

Mi rivedevo nella fotografia puberale di gruppo, quella in cui non ci sei mai, sei sempre un fantasma, e disperata e insonne non capivo ancora di averti fatto sparire definitivamente come fantasma, cavolo non ti avevo chiesto di specificarmi l’esatto numero di volte che ti avevo pensato durante l’ultimo mese, come aveva suggerito lo psicanalista, ma t’avevo semplicemente chiesto la transustanziazione, e giacché non sei riuscito ad apparire ad Orlando per vedere quanto costava il biglietto sei uscito dal mio immaginario. Può darsi che sia stata Mimma Folda in quella fotografia, con quei calzoni negli anni Sessanta, ma davvero pensavi che avrei fatto come la moglie di Lot nel 2° gioco col passato[iv] , a guardare indietro, a vedere  quel ragazzino e quell’altra con le trecce che se la spassavano ed erano, come diceva sempre quello all’ufficio dell’anagrafe, “la coppia più bella del mondo”, per diventare la vostra statua di sale? translation byv.s. gaudio



from "Panorama" n.27
Milano 14/07/1995:
la Galassia della 'Ndrangheta
[i] Intestato a un cadavere in prestito, per richiamarne l’anima, come lo stratagemma cinese quando si deve attaccare in modo subdolo una sorella, questo è stato fatto partendo dal post Mimma Folda esiste?, a due mesi dalla pubblicazione, ce ne hanno messo di tempo per organizzare l’attacco: registrato come spammer, sono state rese, dopo aver ingiuriato e diffamato il poeta V.S.Gaudio (artt.594-595 Codice Penale), più molestie (con traffico di influenze) nei confronti di Marisa Aino , sul suo account Google+  e  sulla sua email violata. E’ evidente che lo spammer così registratoè opera di una mano(morta?) che non può che afferire a chi, in quegli ultimi anni sessanta, era  nella stessa  casaquindi una sorella che fa operare complici o discendenti, probabilmente la sorella di cui il padre stesso diceva, testuale, parlando con noi: “Tutta la merda e la vergogna è questa che me la porta in casa! Li va a trovare tutti lei!”.Financo quel tale della ‘ndrangheta che ebbe a che fare con Catenacci prefetto a Cosenza [il tale, innominabile, è indicato nel box “Due donne sparano sul prefetto” di cui a ‘NDRANGHETA/I retroscena della retata shock in Calabria. Così parlò il pentito della Galassia, in “Panorama”n.27, 14 luglio 1995: viene nominato dalla Mirabile figlia del capoclan Mirabile a Trebisacce e dintorni], da cui ebbe avvio l’operazione epocale chiamata “Galassia”,  col notaio di Civita(dov’era sfollata la suocera del poeta che durante la guerra aveva figlie piccole riprodotte a distanza: c’era già all’epoca il prodigioso cilindro d’argento di Padre Pio?) arrestato che dette al poeta il testamento olografo del nonno falsificato per via di La Vitola; Tonino Accroglianò lo zio della Dama Nera dell’Anas; il latitante a Dubai col vitalizio da deputato della Repubblica Matacena; il torinese politico Bastianini colluso con la ‘ndrangheta; e con il povero Cagliari suicidato(si) per via del petrolio. D’altronde, era la stessa che nel luogo urbano a cui ci si riferisce era connotata da più generazioni interconnesse come identità priva di ogni senso morale e senza relazione alcuna con un qualche Super-Io anche primordiale, una che non si sa quanti ladri di identità e criminali della Fiscalrassi  ha fatto entrare in casa a devastare la tua libido e la tua anima “ombroneggiando” giorno per giorno il tuo Heimlich. [n.d.t.]
[ii]Cfr. Paul Watzlawick, La manciata di fagioli, in: Idem,Istruzioni per rendersi infelici, trad.it. Feltrinelli, Milano 1984.[n.d.t.]
[iii] Cfr.ibidem.[n.d.t.]
[ivIn: Paul Watzalawick, Quattro giochi col passato, in: Idem, Istruzioni per rendersi infelici, trad.cit.[n.d.t.]

I nuovi oggetti d’amore ⁞ Camille Saroyan | Tamara Taylor

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Camille Saroyan e il Fiore Azzurro di Bragalla byV.S.Gaudio
I.“Una delizia alla prova, in un sonetto diceva Shakespeare, ma proterva e sciagurata,/prima una gioia sperata, subito dopo un sogno”: e aggiunse Watzlawick che è nella natura di una simile immagine, di una fata morgana, ch’essa svanisca non appena ci avviciniamo e che torni ad essere oggetto di desiderio non appena si distolga lo sguardo o la si perda di vista[i].  Così: Camille Saroyan fa al poeta-visionatore di “Bones: arriva in scena, delizia alla prova, con quell’aria somatizzata un po’ proterva e un po’ sciagurata, ma con quell’abitino è una fata morgana, e subito come il poeta le si avvicina svanisce e il nostro uomo torna a desiderarla, e così per tutto il telefilm, qualche volta guarda, il poeta, la dottoressa Brennan o quando distoglie lo sguardo dallo schermo e poi ritorna a guardare e Cam non c’è più, e quando riapparirà, per dire quel che compete al suo ruolo, nel prossimo episodio, e con un altro abitino che è, dentro il sistema della moda, la paramorfosi del genere 42 di Barthes, tra pantaloni, jeans e leggings, perché , per come è dentro il vestitino, disegnato sul corpo, è sempre come se fosse imbragallata nel genere 42, e il poeta la guarda e si fa il suo piacere singolare: è così abbigliata per Bragalla, che è questo il luogo dove andare, non c’è da struggersi su città e terre lontane, che una volta raggiunte avrebbe avuto il poeta un inedito sentimento di sé, che è sempre nella ragione fallica dell’esserci, per quanto una città attraversata sia sempre deludente, e desolante sarà la partenza, e una volta in viaggio verso un identico disinganno, fosse anche la prossima puntata in cui lei chissà come riapparirà dentro quel genere di Camille per Bragalla.

II. L’ incarnazione di Bragalla, vista da fuori, è come il Fiore Azzurro, che non è vero che non esista e che non ci sia in nessun luogo[ii], Camille è questo Fiore Azzurro che ha un nome in quella serie televisiva, e quel nome è il suo corpo e il suo corpo è il Fiore Azzurro che il poeta-visionatoretrova, certo non è nel mondo esterno, è sì al Jeffersonian, ma  è dentro l’anima del poeta, un po’ prima che venga l’inverno: guardate i colori dei suoi abitini: prima che sia nero o viola o marrone è allegro e giallo, è come la risonanza del suo bioritmo: che nel giorno critico, anche del poeta: 0/1 o 16/17 che sia, sassofono prima e contrabbasso o gong a seguire, è prima pesca e poi nespola, è prima sufficienza e disinvoltura e poi ostinazione e freddezza, è prima ridente e gioiosa, un colpo ed è nel gaudio, e poi è taciturna e inquieta.

III. Il punctum fisico di Camille è nello stesso punto dell’anima del poeta: il punto del solstizio invernale, dove c’è il segreto e il peso della terra, la sua fatalità, la sua lenta fedeltà, il punto in cui c’è questa carne da palpeggiare e  questo artificio dell’orizzonte che intanto che vien giù il demone affonda sempre di più nel crepuscolo astronomico: il poeta , con quest’anima, e Camille con questo punctum somatico non si guardano mai negli occhi: lei si dice che è più dentro nel suo corpo di quanto lo sia il (-φ) che la penetra; lui si dice con meraviglia che è questo allora il mio (-φ)  e il mondo non può privarmene perché ne è privo.

IV. Fermatevi  ad osservare il cielo: la Luna di lei è sulla stessa linea della Luna del poeta, e questa è un’enorme meraviglia, anche perché nel punto di Alcione del solstizio si vede il punto dell’Heimlich, e che, visti così: Il punctum somaticoe l’Heimlich, stanno, nel grafico a 90° di Ebertin, connessi con il mezzopunto Plutone/Sole esattamente a 45° dal mezzopunto Venere/Animus: senza dubbio  è questo il  Fiore Azzurro che incanta il poeta, e che nel mondo non si trova in nessun luogo, e quindi non si può avere.

Tamara Taylor|© astrotheme





Camille Saroyan
V. Una sera, non appena il poeta distolse lo sguardo per la posa del caffè, o semplicemente, avendola persa di vista intanto che faceva la posa del caffè per la dottoressa Brennan, la dottoressa  Camille Saroyan svanì, pur vestita nel suo abitino per Bragalla, non era volata su a Bragalla ma, semplicemente, che partenza desolante, era partita per un’altra città o terra lontana per avviare l’esercizio di un’altra delle sue pizzerie, nell’ambito della catena “La pizza di Mamma Tamara”, che, d’accordo è un autentico disinganno, ma c’è sempre un disinganno quando ci si mette di nuovo in viaggio, è per via della Luna, che, sulla stessa linea orizzontale come se fosse  l’angolo del plenilunio, è in connessione con il Nodo tra l’ipersoluzione della pizza, la Luna in Vergine nella casa della bocca e del mangiare, è la Luna del lievito e della spiga di frumento, della pizzaiola e del suo matterello, la luna delle botteghe, e tra l’ipersoluzione del gusto comune, il Nodo in Pesci, il segno dell’amore universale e dell’universalità della pizza; Cam, se ne accorse il poeta, detesta l’ignoto e il misterioso, per questo lavora al Jeffersonian, e con quell’abitino da Bragalla sempre addosso, però incarna, e in modo notevole, il tipo dell’Ispiratrice, ha giudizi brevi e imperiosi e gli occhi prominenti, studia le cause naturali, ma, per una pizza, è capace di sacrificare molto al denaro. Tanto che, una volta letto quanto si dice in giro sul suo patrimonio e sui suoi guadagni, il poeta si disse, giusto  per non far implodere il (-φ) , che sarà per la Luna nel segno di Demetra e che tra Iside, dalle cui viscere nacque Horus, il sole nuovo, la giovinezza dura poco, il sistema della moda non ha solo bisogno di carne e tergo nel senso di Merleau-Ponty, c’è sempre la dedizione a qualcosa, la nutrizione è essenziale, la pizza, l’abbiamo visto, è al massimo con la luna in vergine, anche a Natale o nel solstizio d’inverno, dove c’è la parte araba dell’Anima del poeta, non scrisse Max Jacob, o era stato quel paranoico di Moricand[iii]?, che l’emblema, della Vergine o di chi ha la luna in Vergine, è “una donna che ammassa grano in un armadio”?

Camille Saroyan
VI. Camille, essendo un cerchio come un particolare tipo di ellisse nel quale i fuochi coincidono, vista la disposizione sullo stesso parallelo della Luna e del Nodo lunare, si fa contemporaneamente logos ed eros, come se fosse anatomopatologa di giorno al Jeffersonian e pizzaiola di sera a “Lapizza di Mamma Tamara”, dove viene sorpresa da Ecate, intercettata e registrata con gaudio maligno dalla strega mentre dialoga col poeta: 
CAM Mi sa che questa pizza non riesce; l’impasto non lievita.
POET Forse non hai messo abbastanza lievito: hai controllato la ricetta? Vuoi che chieda a Marisa Aino,l’esperta dei periodici per ragazze della Disney Company Italia Spa?
CAM Rieccoci…potresti chiederlo a tua madre…
POET Prova invece a chiederlo a tua madre che sai di sicuro chi è!
CAM Mi riferivo all’uso del lievito.
POET Che c’entra il lievito con mia madre?
CAM E con Marisa Aino invece c’entra? [iv]
POET Maledizione, Cam, si può sapere di cosa stai parlando? Dici che la pizza non lievita; io dico che l’unica causa ragionevole può essere la mancanza di lievito e improvvisamente il lievito non c’entra più ma c’entra mia madre che non riesco a centrarla da una vita, e la colpa è del mio carattere o del mio (-φ)?
CAM Certo, sempre col tuo bel (-φ) che è da tempo che non lievita più tanto, forse vai a vedere abbiamo trovato la soluzione, ma non te ne accorgi che volevo darti del gaudio con una mia bella pizza, e poi…chissà forse comincerebbe a lievitare un po’ la tua finanza…
POET Lo sapevo: Prima la pizza, poi il (-φ) che, appena premi il pulsante, salta, via è fulminato, e poi fuori della pizzeria sempre ‘sta finanza appostata a chiedere lo scontrino, come se fossimo a Villapiana Lido in Italia…
Marisa Aino
CAM La verità è che t’importa più del lievito che di me; lo so anch’io che potrebbe essere il lievito, e okay, chiediamolo pure alla Marisa Aino, vediamo come te lo fa lievitare lei quel (-φ) che ha poco da saltare ad ogni pizza visto che è già imploso dal secolo scorso!
POET Non lo metto in dubbio, e indovina chi lo ha fatto implodere?
CAM Non so come facciate voi poeti a rompere il cazzo ogni volta che l’impasto non lievita, è spaventoso!
POET No, il problema è invece di come per voi, attrici di giorno e pizzaiole di notte,  il lievito di una pizza del cazzo [che ormai non c’è quadararo che te la ammannisca in tutte le salse anche con la ‘nduja sette sere alla settimana non solo sulla costa ionica ma anche a Sant’Arcangelo(Pz) dove fanno il Caciocavallo silano Dop] possa diventare il termometro del (-φ) del poeta!
( e via di questo passo)[v].
Camille Saroyan
VII. L’indice costituzionale, vista l’altezza di 5’61/2”, 169 cm, di Tamara Taylor=Camille Saroyan, per 90 cm di hips o di bust, sarebbe pari a 90 x 100= 9000: 169= I.C. 53.25.
L’ indice del pondusè: 169 – (90 + 60 kg=)150= I.P.19, che è un valore compreso nell’arco dell’ALTO(20-12, più decresce più è alto).
Pertanto, Camille Saroyan è una paralongilinea mesomorfa.
Il valore numerico degli indici, connesso all’alfabeto mnemonico, darebbe questa somatica archetipologica: il 19 dell’indice del pondus è tra le varianti DOPE, DUPE, DIP e DEEP:
1)      “stimolante” e “narcotico”, e “lubrificante”, DOPE è veramente l’espressione del suo punctum fisico
con A) LOOM, che il 53 dell’I.C., come schema verbale dell’”apparire all’orizzonte”;
e con B) NAIL, che è il .25 dell’I.C., come archetipo sostantivo “unghia”, “artiglio”, “chiodo”.
Camille Saroyan è come se fosse: DOPE LOOM-NAIL: il lubrificante che fa apparire all’orizzonte l’unghia, l’artiglio. O è: il chiodo (nail=25) del telaio (loom=53) che è stimolante e narcotico insieme.
2)      Come schema verbale DUPE(I.P. 19), inganna( con)  l’apparire all’orizzonte dell’unghia.
3)      L’immersione o l’inclinazione di DIP(I.P. 19) fa apparire all’orizzonte l’artiglio.
4)      L’abbassarsi (sempre DIP=19) sul telaio (=Loom=I.C. 53) dell’unghia(o del chiodo, dell’artiglio; nail=25).
5)      In altomare, DEEP, appare all’orizzonte l’artiglio.
6)      Oppure: in alto(=deep=19) appare all’orizzonte il chiodo.
7)      Oppure: profondo (=deep) sul telaio l’artiglio( o: l’unghia).
E’ la somatologia della misteriosa Vesta, di cui soltanto il poeta conosce il fuoco segreto: impassibile, e fatale, si concede difficilmente tranne che a se stessa. L’unghia profonda tra l’artificio dell’eleganza e la lubrificazione del telaio somatico. Una sorta di Penelope della pizza?



[i] Cfr. Paul Watzlawick, “E’ questo che cerco?”, in: Idem, Di bene in peggio.Istruzioni per un successo catastrofico, © 1986, trad.it.Feltrinelli, Milano 1987.
[ii] Ibidem.
[iii] Ci si riferisce a Conrad Moricand: cfr. V.S.Gaudio, Miroir d’Hétérotopie.L’esotopia di Henry Miller, in: Alessandro Gaudio, Il limite di Schönberg, Prova d’Autore di Nives Levan & C., Catania 2013.
[iv] Il Poet tace a Cam il fatto che il punto arabo dell’Animus (=Asc+Sole-Luna: cfr. posizioni in cosmogramma astrotheme) sia quasi sul punto Sole di Marisa Aino: per questa assonanza, non può che essere Marisa Aino a svelarle il mistero gaudioso della lievitazione!
[v] Cfr. Paul Watzlawick, “So benissimo cosa pensi”, in:Idem, Di bene in peggio, trad.it.cit.:pag.58.

Christina Grimmie ● Titanium Cover

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this cover of titanium is super



Ieri, la notizia che Christina Grimmie, che intanto era stata a pure “The Voice”, era stata uccisa a Orlando…sentita alla radio, con quel “Grimmie”, che poteva sembrare un’altra parola ma che…smuoveva qualcosa nella nostra memoria, oggi il controllo tra le bozze quasi abbandonate di  ”Uh Magazine” …e la triste constatazione. Unheimliche! Avevamo in bozza Christina Grimmie, con la cover di “Titanium” elogiata dalla stessa Sia, fin dal 22 marzo 2013: per Uh-Music  tenevamo la cosa da parte in attesa che venisse fuori un testo , un qualcosa come archetipologia musicale, per farla uscire online…


È morta Christina Grimmie, star di Youtube e ex "The Voice” America

La cantante è stata aggredita a Orlando dopo un concerto. È morta dopo essere stata ricoverata in ospedale

In memoria di Christina Grimmie|by V.S.Gaudio
Mettiamo che potevi essere una giovane contadina venuta dal Galles,
con quella voce forte e felice,
e che quando ti ho sentita e vista nella cover di “Titanium”
quasi mi mettevo a piangere commosso
per come la cantavi e quella corsa del bambino
in bicicletta nel video di Sia, come se uno stesse
lì per lì per gridare:
Quello è mio figlio! Quello è mio figlio!
Oppure: Quello sono io bambino! Quello sono io bambino!
E invece che cos'è che non naviga nei tuoi
sogni nell’ultimo sonno fino a che quello che
presupponi che possa essere l’alone della libertà
un mattino come un dolore infinito per
quanto ci sia svegliati anche po’ allegri
nella città della Disney World da cui finanche
ci scrisse che non era la nostra statua di sale
cos’è questo, un fastidio del dente, un dolore nel fianco,
un’oscura coscienza, un’escrescenza maligna
è semplicemente il colpo maledetto di Ecate
come se fosse il mostro Sibari che come una
porcacicogna grassa e nera fa un buco
in cima al tuo meridiano che così come un
banco d’argilla si sgretola, questo c’è in un
canto in un bosco in una sinfonia che corre
come una fuga, l’uomo ha il cervello di un
angelo scrisse Edgar Lee Masters , il mostro
corre intorno nell’aia o nel nostro cielo
e quand’è che il maledetto da quel becco di porca
farà cadere la scure in quel momento
di quale tempo e perché lì in quel dove?

"Mimma Folda" personaggio o figura in un micro-romanzo di Manganelli ? ░

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Mimma Foldascrive a Marisa Aino
Ma quale psicanalisi junghiana, io adoro Freud!

Quell’Enzuccio, sai che mi ha dato dell’attante! E’ come se mi avesse scritto un addetto dell’Ufficio Inesistenze, un tipo un po’ astratto e metafisico, come quello laconico e garbato del Sessanta nella Centuriadi Manganelli[i], ma quello scrive che era imminente la dichiarazione di esistenza, invece quel metafisico Enzuccio , lui che non c’è manco nella fotografia, ha scritto che sono un attante, e che non esisto, e che pertanto della mia terapia psicanalitica telefonica in quel di Orlando se ne impippa, mi pare.
Mettiamo che è lui l’attante, tu dici che è lievemente euforico all’idea  di esistere, almeno in un’altra fotografia di gruppo? Oppure, esiste in una tua fotografia, metti che, poi, quando siete ritornati in quel paese, o vi ci hanno fatto ritornare, l’uno all’insaputa dell’altra, quand’è che vi siete fatti una foto, insieme, oppure tu a lui e lui a te? Così, se me lo fai vedere magari me lo ricordo il metafisico e fantasmatico Enzuccio, che doveva essere come quello del Sessanta nella Centuria di Manganelli: si alzava tardi, e forse arrivava pure tardi a scuola, tanto che stavamo lì tutte a guardarlo e lui, l’angioletto addormentato, si sentiva fotografato e visto, e si diceva di esistere; poi, a ricreazione, passeggiava in lungo e in largo, mai che mi abbia detto qualcosa di carino, faceva il timido, e correva veloce, tu dovresti saperne qualcosa, che dici? Correva per afferrarti dalle trecce, e tu che cosa gli afferravi, se eri così tanto Atalanta e così poco Didone? Ma davvero credi a quella commutazione del bagliore didonico in bagliore ainico , e se fosse invece il folding-gleam?
Allora, in quanto attante, gli mando una lettera dall’Ufficio Inesistenze e gli scrivo che non esiste, anzi un po’ esiste per una omonimia diacronica, giacché un poeta col suo stesso cognome sarebbe stato come se fosse lui adulto, e anche in quest’altro secolo, in quel medesimo luogo dell’Italia dove gli è stato tolto tutto e a partire dal nome, essendo inesistente, lui non fa che esistere in quello stesso nome che gli hanno dato.
Poi, non dirgli niente, faccio passare qualche mese e gli mando un’altra lettera, tutta scritta in modo sgrammaticato, con una data di mezzo secolo prima a firma non dell’Ufficio Inesistenze ma di un clan dei casalesi contrapposto alla Nuova Camorra Organizzata, uno di quelli che mantiene i fili con la ‘ndrangheta nell’alto ionio della Calabria fin dagli anni del petrolio in Basilicata, e gli faccio dire che è un venditore di fumo, e lui sai come inorridisce, lui che, anche da ragazzino, negava l’esistenza di qualsiasi essere umano che potesse esistere per vendere qualsiasi cosa, figuriamoci il fumo, che, lo sappiamo anche in America, lo può vendere solo l’ammašcaturache, detto tra noi, non è quella che si vorrebbe che fosse  nei libercoli formalizzati da calderai gallesi in assunzioni scolastiche nella terra della maffia assoluta!
La cover di Centuria 
in prima edizione BUR, 1980
Diglielo a Enzuccio: ha detto Mimma: “Ma chi credi di essere, solo perché non ci sei nella fotografia del gruppo puberale?”; e poi, aggiunge Mimma: “In verità non esisti per niente, lo so che vai dicendo che sei nato lo stesso giorno di Hemingway e  addirittura lo stesso giorno e lo stesso anno di Robin Williams, quello dell’Attimofuggente, e che non è vero quanto ti ho scritto da Orlando, non ci sono mai stata, e quella dello psicanalista junghiano è una balla, io propendo per Freud, e non me ne frega un cazzo che è un  tuo omonimo, lui sarebbe un vero cazzone tedesco e tu …un  autentico co….italiano!”
Scusami. Ma è che mi ha dato dell’attante, e dice che non esisto, bel cretino, come se fosse come quel signore che amò follemente una giovane donna per tre giorni, e al quarto giorno quando la incontra per strada non solo non mi saluta ma mi dice che non esisto nemmeno come attante, che oltraggio, da Enzuccio non me lo sarei mai aspettato, o forse sì, visto che, non esistendo in quella fotografia, è esistito nella tua biografia; la verità è che gli amori, anche da ragazzini, durano sì e no ventiquattro minuti, se c’è la luna adatta per il meridiano  dei due interagenti, che non sono mai nella stessa fotografia in quel  lasso di tempo, e chi te l’ha detto che dovevi essere tu la fenomenologia del suo Dasein[ii]?! translation byBlue Amorosi




La Lebenswelt da inviare
a Giorgio Manganelli
[i] Giorgio Manganelli, Centuria.Cento piccoli romanzi fiume, Rizzoli editore, Milano 1979. Avete notato come l’attante Mimma Folda sia addirittura una attenta lettrice di Giorgio Manganelli e del Giorgio Manganelli di Centuria, poi, quello a cui, già nel 1977, V.S.Gaudio, da Torino, aveva inviato una Lebenswelt per averne un “piccolo romanzo fiume”[cfr. V.S.Gaudio, Lebenswelt, Torino 1981:pag.17]? Possiamo escludere che Mimma Folda abbia, conseguentemente, potuto leggere quel volumetto di V.S. Gaudio? E che adesso, facendosi attante in un piccolo romanzo fiume, il Sessanta, di Manganelli, possa essere rinvenuta, come personaggio o figura, in quella Lebenswelt di V.S.Gaudio  da inviare a Giorgio Manganelli? Chi risponderà all’interrogativo? La stessa attante, Marisa Aino o l’autore stesso di quella Lebenswelt in cui “lei interpreta gli short-jeans di Vadim come pura percezione sensitiva alla Hume”? [N.d.T.]
[ii]  Sembra che il colto attante sia già entrato nella sua forma che come figura o personaggio potrebbe avere nella Lebenswelt che V.S.Gaudio destinò a Giorgio Manganelli e vogliamo scommettere che sarà finalmente l’attante Mimma Folda a formalizzare l’invito fatto dal poeta saraceno al narratore di Centuria? Cfr.  pag.17 di V.S.Gaudio, Lebenswelt, ed.cit.: “(…) LEBENSWELT /da inviare a Giorgio Manganelli/ per averne un piccolo romanzo fiume/ attivato magari per rendere l’equilibrio e la compattezza di/ un personaggio o di una figura che rispondano da una/ marginalità di tempo// Torino, 22 aprile e 28 aprile 1977”.[N.d.T.]

I nuovi oggetti d’amore ⁞ Catherine | Julie Gayet

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La Julie du Lis Noir? 
I.
Il poeta è un giovane uomo pensieroso, malinconico, in un luogo appartato e solitario, si trova ad un certo punto innamorato di Catherinecosì come è fatta da Julie Gayet in Mon Meilleur Ami di Patrice Leconte. Nel film, questo dolicocefalo biondo e longilineo fa la socia del protagonista che è un antiquario che non ha amici e lei ha un amore saffico.  Così il poeta, per questo, se ne fa ancor di più innamorato, penosamente innamorato, non è mai stato così preso da una donna come lo prende adesso Catherine-Julie Gayet, che è nell’età della femme de trente ans di Balzac, che di nome faceva pure lei Julie, ma, per come camminava al lasco, era più mesomorfa e meno longilinea, questo è sicuro.

II.
Il poeta non è più nell’orbita di Balzac per quanto possa essere ancora preso dalla sua Julie, è che a guardarla la Catherine-Julienel film è come la statua di Giulia Farnese e lui, come lo sorprende Giuseppe Gioacchino Belli, quel zignore ingrese che ‘na vorta un sampietrino ce lo prese in atto sconcio e co l’ucello in mano; ma anche Giulia Farnese è del tipo costituzionale normolineo mesomorfo, così come è raffigurata nella
Trasfigurazione di Raffaello; di Giulia Farnese il poeta oltre che l’indice costituzionale superiore a 54 ama quel suo frasario incolto e un po’ dialettale, come se, rivolgendosi al Papa, in questo modo possa scrivere a lui: 
S. mio umilmente baso le mano e piedi de V.S. Per la presente quella che iri(=ieri) che fu domenica arrivammo qui tucti per gratia de Dio e de la groliosma(=gloriosissima) Matre sani et salvi, dove il V.S. ca(=ci ha) facte tante careze et honore dir se potesse senza mancharce cos alcuna.  Col V.S. per sua sodisfatione che quella posere stare molto contencto et sodisfacto dovere così bene colocata la signora donna Lucrezia ben che in vero non fuse mai in dubio.  La signora donna Lucrezia et io andammo a danzare che cera tanta gente che dera(=che era) una cosa stupenda in similio locho e tucti eravamo vestiti in pontificale che pariva avessimo spogliata Fiorenza de brocati et vederne tancta copia; secundo socederano le cose per lavenire così quella sera avista e perché forse V.S. se credera legendo le sopradicte cose nui stare in gaudio et letitia esendo così certificamo quella essere in grande erore perche endo(=essendo) asente de Vostra S. e dependendo da quale ongne(=ogni) mio bene et ongne mia felecita non possa con nessuno mio piacere et satisfactione gustare tali piaceri e quando fusero magure(=maggiori) comagure(=con maggiore) despiacere ligustaria perche dove el tesoro mio lie(=lì è) el cor mio e quella sia certissima con tucti li piaceri cemensano madama e io a contar li giorni cabiamo(=che abbiamo) a star perche in fine tucte(=tutto è) burla seno(=se non) stare a li piedi da V.S.[i]

Catherine/Julie Gayet in una scena del film "Mon Meilleur Ami" di Leconte(2006)


III.
Catherine-Julie Gayet è veramente un’abitudinaria. Veste sempre, da sempre, quale ora la vedete, un abito “Marella”: e sotto a pelle mutande di seta “La Perla”. Avrà anche tre paia di cappelli, e di certo si sveglia a una certa ora per andare in galleria, custodisce l’esattezza del suo risveglio con il viso dell’amica che le dorme accanto, ma non è detto che non abbia tre sveglie sincronizzate ricondotte all’ora di Greenwich anche con l’ora estiva. Al suo meridiano, che è quello del suo Animus, o Anima, avendo una donna per  corpo dell’Animus, c’è proprio questo punctum, o, se vogliamo, uno stellium  attorno all’asse del Medio Cielo: Sole-Mercurio-Saturno[ii], che, essendo nell’Ebertin a 90°, connesso al Nodo Lunare, che è nel settore del principio della sensorialità, le fossilizza il principio temporale dell’interazione, e lo stato ectomorfo del suo corpo, questa esattezza bionda del dolicocefalo, che ha sempre il paradigma della figa scarna o del conno stretto, per non parlare dell’altro passaggio, che non è al Medio Cielo, ma è di là nella controra profonda, tra Chirone e Urano, il (-φ ) che è Marte, che quasi esplode alla luce del Sole, e che rifiuta vento e pioggia; e, come  il personaggio del Trentaquattrodi Centuria di Manganelli, detesta i sogni, anzi, guardatela: Catherine è una che si allena a dimenticare i sogni, e non prende i mezzi pubblici, non perché siano imprevedibilmente inesatti[iii], né perché non ami farsi toccare il pondus insetato almeno nei giorni critici del bioritmo del ciclo fisico o del ciclo emotivo, cosicché l’asse del Medio Cielo che è al 14° grado del suo segno solare risponda al 14° grado di Marte e Urano, che fanno esplodere, al semplice tocco del suo pondus così abbigliato, anche il più timido e pudico dei (-φ) che le passano al Meridiano. Nel suo quotidiano tragitto, da casa al lavoro, dove l’aspetta quell’altro di cui lei avrebbe voluto essere il suo miglior amico, se non altro per via di quel vaso greco, quello dell’amicizia di Patroclo e Achille, Catherine esegue quello che potremmo chiamare  un “esercizio spirituale”: che consiste nella limitazione del mondo a questo itinerario del vaso, è un esercizio sottile, dettato  e coordinato forse dalla pulsione  “h”, quella dell’amore ermafrodito e dell’erotismo bisessuale[iv], è il tragitto dell’umanesimo letterario e delle mutande di seta, anche di quelle che fanno in Francia, tipo Jean Paul Gaultier  ,
Jean Paul Gaultier/La Perla
che in certi giorni è  questo tipo che Catherine mette  per sentire le cose e il (-
φ) come si allerta fino all’innalzamento esplosivo: questo itinerario, tra il punto che sta attorno al Sole e al Medio  Cielo e la linea del suo Animus, che è esattamente stretto tra Giove,Venere e il punctum somatico, e quindi la strettezza indicibile del cerchio dell’Animus[v], fa del suo passo il pendolo esatto del mondo e del (-φ ) del poeta-visionatore. Lei è convinta che il mondo non sia in grado di tener testa  all’esattezza  dell’Animus e del punctum somatico, pertanto, come il personaggio di Manganelli, è giunta a coltivare un’ambizione più temeraria: un giorno, un giorno tra i giorni critici dei suoi cicli fisico ed emotivo, e fors’anche nei giorni critici del ciclo della Risonanza, quello che gira a 33 giorni, eseguirà un gesto non inesatto, ma talmente esatto, che la renderà compatibile, non col mondo, ma con l’oggetto “a” del poeta-visionatore, e allora l’oggetto “a” del poeta  illuminandosi al Meridiano farà esplodere il  suo (-φ), e quel giorno, di vento o di pioggia, sul trono del gaudio questo dolicocefalo biondo e trentenne governerà, con il suo passo di bolina stretta e il pondus insetato di grigio, sull’orbita del godimento del poeta-visionatore.
Julie Gayet astrotheme.fr


IV.
Catherine è un tipo longilineo ectomorfo, dovrebbe pesare meno di 64 chilogrammi, essendo alta cm 174: l’ indice costituzionale, con un pondus pari a 87 cm, sarebbe uguale a 50, l’indice-base della longilinea ectomorfa. L’ indice del pondus non potrebbe essere superiore a 24, compreso nel valore medio-alto, che va da 26 a 21(più decresce, più il valore si innalza)[vi]. Nella costituzione del paradigma con l’alfabeto mnemonico, l’indice costituzionale che  può essere “luxe”(5 e 0) può essere sintagmatizzato con lo schema verbale dato dall’ Indice del Pondus, che, essendo 24, sarebbe “nouer”(=annodare), tanto che Catherine-Julie sarebbe, anche come miglior amico, la figura delegata ad “annodare illusso”. Non solo per via del vaso greco ma piuttosto per le mutande a cui così abitudinaria non può rinunciare, anche al di fuori dei giorni critici del bioritmo. Tanto che se il 50 è “lisse”(=liscio), la nostra migliore amica verrebbe qui ad “annodare il liscio”. Anche “annodare il giglio” (=nouer lis) avrebbe la sua ragione paradigmatica:il nostro miglior amico è speculare alla papale Giulia Farnese, per via del “giglio” dei Farnese, che, avendo un significato taumaturgico di potenza,energia e trasformazione,renderebbe il nostro oggetto “a” così somatizzato da Catherine-Julie una figura capace di far arrivare al quarto grado di elevazione qualsiasi (-φ). Lo stesso condensato di potenza e di trasformazione è correlabile al “lis noir”(=”giglio nero”). Non va escluso il sintagma nominale “noire(=24) laisse(=50)”: “guinzaglio nero”, che, per come si veste e per i vestiti “Marella” col cinturino in vita con  cui si imbragallerebbe la nostra migliore amica, d’altra parte il suo animus è da guinzaglio nero, un po’ come nero è il vaso ; non va, infine, taciuto il fatto che il suo punto dell’Animus, per quanto possa essere un cerchio o un guinzaglio o semplicemente un’imbracatura tra “Marella” e “La Perla”, è congiunto al punto dell’Anima del poeta, per questo  gli annoda, come fa Giulia Farnese, il “cor mio” al V.S. con cui vorrebbe stare in gaudio et letitia. Nonostante qualche anno dopo la folgorante apparizione in Mon Meilleur Ami abbia coniugato al suo Animus, è in congiunzione con Giove, forse il suo miglior amico, anche per la cosa(=Giove, lo Stato) che amministra. Ma , sul trono del gaudio, è quella trentenne che abitudinaria com’era, concettualmente imbragallata, con il pondus di seta grigia epura di sogni l’oggetto “a” del poeta che continua a vederla come Son Meilleur Ami: d’altronde, anche l’anima del poeta veste sempre di grigio, non legge né libri né giornali, che considera depositi di inesattezze, detesta il tempo e si allena a dimenticare i sogni e conseguentemente a lacerare e a disperdere il mondo, con cui ha una inesattezza sempre puntuale, non solo nei giorni di vento e di pioggia. L’esercizio spirituale di quella figura trentenne chiamata Catherine glielo fa come esercizio singolare quella stessa Julie di allora, la sua migliore amica, così fedele al piacere del (-φ) del poeta.  by V.S.Gaudio
Julie Gayet as Catherine in "Mon Meilleur Ami"


Questo "Marella" che imbragalla Milla Jovovic
imbgragallerebbe allo stesso modo
Catherine/Julie Gayet


[i] Come se fosse stata scritta in Pesaro e “de mia propria manu a di X de giugno 1494” da Giulia Farnese al Papa Alessandro Borgia: “Di V.S. indegna serva e schiava che li piedi ve basa.Julia”. La lettera a tergo recava scritto, come indirizzo: “Al mio unicho signore”.
[ii] Nella nostra grande inchiesta fatta per “Astra”, il mensile del “Corriere della Sera”, nel capitolo riguardante l’istinto gregario o sociale, che induce a cercare la compagnia e le manifestazioni collettive, in breve l’amicizia(significato dell’amicizia, comportamento con gli amici, come viene vissuta l’amicizia,ecc.), all’effetto-simpatia alto del Gemelli solare non corrispondeva un altrettanto alto senso dell’amicizia. Guardando invece alla Luna di Julie Gayet, che, guarda un po’, è quasi identica a quella del poeta-visionatore, al 25° grado dell’Acquario, si capisce l’aderenza stretta di quest’attrice al ruolo datole da Leconte nel film: il senso dell’amicizia dell’Acquario è il più elevato tra i segni dello zodiaco, per questo Catherine è davvero l’amica più amica, ha il dono dell’amicizia, un naturale interesse per le persone e i rapporti umani. In più, stando all’asse dell’Animus, tra Giove in Capricorno e Venere in Cancro, il suo sesno dell’amicizia può davvero farsi notevole. Nella hit del tempo, davamo l’Acquario al primo posto e il Cancro al secondo posto. Cfr: V.S.Gaudio, L’amicizia La simpatia La comicità, in : Idem, Hit Parade dello Zodiaco, Gremese editore, Roma 1991.
[iii] Cfr. Giorgio Manganelli, Trentaquattro, in : Idem, Centuria.Cento piccoli romanzi fiume, Rizzoli Editore, Milano 1979.
[iv] Cfr.Leopold Szondi, Introduction à l’ Analyse du Destin, Editions Nauwelaerts, Louvain 1972.
Lotte Verbeek as Giulia Farnese
in The Borgias (TV Series)

Farnese Giulia
(Cordelia Wege), 
Rodrigo Borgia
(Alexander VI
- Hannes Hellmann).
[v] La correlazione possibile tra la Julia del XV secolo e la quasi omonima del XXI secolo è dovuta proprio al cerchio, o fuso, dell’Animus, in cui il Giove statale contemporaneo è speculare al Giove papale di Giulia Farnese; d’altra parte, è risaputo che è per il suo senso dell’amicizia, e della famiglia, che lei si fece Venere Papale. Ci sembra rilevante il fatto che l’attrice Lotte Verbeek, che interpretò Giulia Farnese in “The Borgias”(Tv Series), presenti, nel suo cosmogramma, Mercurio quasi sullo stesso grado di Julie Gayet, 71°; in più, il Sole è in congiunzione con la Venere di Julie. Veramente Heimlich la congiunzione Lilith/Nettuno, nel Sagittario, nella terza decade, omologa alla congiunzione Lilith/Nettuno, sempre nel Sagittario, ma nella prima decade, di Julie Gayet.
[vi] Cfr. V.S.Gaudio, Materiali e Indici Morfologici per una Somatologia dell’immagineAppendice in: Idem, Oggetti d’amore, Bootleg Scipioni, Viterbo 1998.
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