Quantcast
Channel: UH Magazine
Viewing all 1491 articles
Browse latest View live

PAOLO VOLPONI ● IL LINGUAGGIO SPORTIVO e altri scritti ░ edited by Alessandro Gaudio

$
0
0
Il linguaggio sportivo e altri scritti (1956-1993)
diPaolo Volponi
a cura diAlessandro Gaudio
prefazione diDarwin Pastorin

Gli articoli volponiani di argomento sportivo permettono di scoprire un altro volto di un grande romanziere e poeta italiano, Paolo Volponi: il volto dell’appassionato di pallone, in un’epoca in cui gli spalti degli stadi potevano vedere accesi sostenitori come, ad esempio, il bianconero Mario Soldati e il nerazzurro Vittorio Sereni. Si tratta di otto interventi, distribuiti lungo quarant’anni di ininterrotte riflessioni da parte di Volponi su questioni inerenti alla cultura, alla società, alla politica, all’arte. Volponi, tifoso del Bologna come il suo grande amico Pier Paolo Pasolini e come Roberto Roversi, ama intervenire sulle questioni tattiche e tecniche, travestirsi da allenatore della nazionale; nel 1978, per esempio, è originale e sorprendente nel proporre ad Enzo Bearzot la sua personalissima formazione che presentava Pasinato in mediana, il furetto Filippi a centrocampo e, addirittura, Marco Tardelli libero. In questo contesto si inserisce il timbro nitido dell’autore de Le mosche del capitale: è per questo che, in appendice al volume, Alessandro Gaudio presenta un articolo inedito di Volponi nel quale l’autore urbinate propone il calcio e le sue norme come metafora di un sistema capitalistico alla deriva e alcune pagine, anch’esse inedite, tratte dai materiali preparatori delle Mosche del capitale. All’interno di questi preziosi documenti, messi a disposizione dagli eredi di Volponi, si possono notare l’arguzia e la sicurezza dei riferimenti del grande intellettuale urbinate nel discettare di argomenti calcistici (sorprendente la disamina sul ruolo di Roberto Boninsegna, attaccante della Nazionale di calcio, e persino sul suo carattere e sulle sue posizioni politiche) e il modo in cui essi vengano inseriti armonicamente tanto nell’impianto narrativo, quanto nella cornice culturale, storica e linguistica dell’Italia degli anni Settanta. Colpisce l’efficacia che il progetto intellettuale delineato da Volponi in tutti gli scritti proposti, sia in quelli pubblicati sia nelle pagine inedite, continuerebbe ad avere anche oggi che ancor più se ne sente l’urgenza. Ad aprire e chiudere il prezioso volumetto, gli scritti di Massimo Raffaeli, studioso e amico di Paolo Volponi, e di Darwin Pastorin, giornalista sportivo dalla gentilissima penna e dai raffinati gusti letterari.


Paolo Volponi (Urbino, 6 febbraio 1924 – Ancona, 23 agosto 1994) è considerato uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento. A ventiquattro anni pubblica la sua prima raccolta di poesie: Il ramarro. Nella primavera del ‘54 conosce Pier Paolo Pasolini, da cui riceverà uno stimolo decisivo in direzione del romanzo. Tra i tanti pubblicati dal 1962 in poi ricordiamo Corporale (Einaudi, 1974), Le mosche del capitale (Einaudi, 1989), La macchina mondiale (Garzanti, 1965) e La strada per Roma (Einaudi, 1991). Con gli ultimi due si è aggiudicato, unico autore ad averlo vinto più di una volta, il premio Strega.



Alessandro Gaudio ha ottenuto l'Abilitazione Scientifica Nazionale come professore di II fascia e collabora col Dipartimento di Lingue e Scienze dell'Educazione dell'Università della Calabria. Tra i suoi saggi più importanti La sinistra estrema dell’arte (2006), Lavorare con gli attrezzi del vicino (2011), Morselli antimoderno (2011). Sull'opera di Volponi ha pubblicato Animale di desiderio (2008).

Collana: Binari Uscita: 26 maggio 2016
Pagine: 136 Prezzo: € 10,00 ISBN: 978-88-99381-08-0
Ma.Zi.Ma. sas P.IVA 06348081214  
sede legale: Vico Orto, 2 - 80040 Pollena Trocchia (NA); sede operativa: via de Giaxa 12, 80144 Napoli
Tel - Fax: +39 0817519488  Mobile +39 3936675440        

│Niente pera a Pero per Paperina

$
0
0

Paperina niente pera a Pero
Tragedia in un’unica battuta, se pure
Personaggi:
Paperina
Paperino

Capperino! - esclamò Paperino vedendo a Pero Paperina impaperonarsi una peperonata: che incapperata papera impeperonata – pensò il papero- oh, però!
(sipario)

 
Questa tragedia era in programma per la 3^ Long Summer di Uh Magazine, due anni fa, poi non facemmo in tempo a pubblicarla(c’era troppo materiale); la pubblichiamo ora per L’estate che verra?, che sostituisce la Long  Summer, già accantonata l’anno scorso perché l’estate, ma quale estate?, non arrivava mai.

Aida Maria Zoppetti ▌Tuffati, Caspar!

Sarenco ▌La morte del baobab

$
0
0
La morte del baobab
Il poeta Sarenco ha partecipato
fisicamente al taglio
del più grande baobab del mondo
sulla strada nazionale
Mombasa-Lamu all’altezza
del villaggio Ngomeni.
Dirigeva i lavori
Edward Siringo, capo operaio
della squadriglia addetta
all’impianto della linea elettrica
sulla costa.
Insieme hanno mangiato, bevuto
e si sono dati la mano
posando per il fotografo.
Sua Eccellenza Daniel Arap Moi
manderà un telegramma.
Il ‘Nation’ di Nairobi
dedicherà una pagina
all’avvenimento
nell’edizione di domenica.
E’ morto il baobab.
Lo Mze ha detto forse.
Lo Sciamano arriverà domani.
Goodnight my love.
1989
da:
SARENCO
POESIE SCELTE 1961-1990
POETRY IS OVER COLLECTION 2016


Aida Maria Zoppetti ░ Prime visioni

La Triste Domenica del poeta a Torino ♦ Gaudio Malaguzzi

$
0
0


I Murazzi a Torino
La Triste domenica del poeta. L’oggetto “a” sabaudo-marchigiano bagnato in via Giambattista Vico

Un poeta scrive una poesia e la manda a due poeti, uno dei quali scrive poesie perché ama la verità, come lo scrittore di Centodella Centuria di Manganelli[i], e l’altro scrive poesie perché della verità se ne frega. E questi due poeti, da soli, hanno pubblicato  47 libri con editori a pagamento, e partecipato a non si sa quanti premi, il conto, aggiornato all’anno scorso, è pari a 722, hanno viaggiato per almeno 350 ore all’anno, per ritirare anche un’oscura medaglietta della più sperduta Pro Loco della penisola, versando una media di 6500 euro all’anno, nell’ultimo decennio, alle società di trasporto su gomma e a quelle su rotaie; non hanno mai preso l’aereo non perché non amino volare, essendo dalla parte dell’asino e dentro l’archetipologia dell’asino che vola, ma perché non hanno l’aeroporto  nel raggio di 200 chilometri nel luogo dove abitano. La poesia che il primo poeta ha scritto dice che a Torino, negli anni di piombo, in via Giambattista Vico, riaccompagnando a casa una giovane  mesoendomorfa sabaudo-marchigiana, dopo un pomeriggio passato ai Murazzi a fare petting, lei con la pelliccia e i jeans, con erezioni che, in confronto, il 4° grado di Eric Berne, quello dell’orgoglio peyronico[ii], sarebbe stato riclassificato come 2° grado, la mette di spalle nell’angolo formato da un muro più esteso di un palazzo e dal muro di un palazzo  più lontano dalla strada, le tira giù i jeans e senza abbassarle le mutande glielo pianta senza rispetto per la targa della via intitolata al filosofo dei corsi e dei ricorsi, e la possiede fino  a quando l’inquilino del 2° piano, disturbato dalle grida di godimento della ragazza, tira giù un secchio d’acqua gelida urlando che andassero a scopare ai Murazzi e poi fatevi un bagno, terroni chiavatori di merda…e alla ragazza preciso:”Raspanta, rata vòloira, zoccola dell’uccello di Minerva!...Picia, Robatabastiôn…(e ancora giù, dopo una breve pausa)Zoccola dell’uccello di Minerva, a Palermo saresti una Marca Tasci, lo sai no?Marca Taxi!” Si dice anche che la ragazza non potendone più dal ridere e non riuscendo a staccarsi dal fallo del poeta dovette rincasare più tardi, e allora il padre, che faceva davvero il tassista, le tirò giù i jeans e la prese a cinghiate, ma era talmente assonnato il pover’uomo che non s’avvide in che condizioni di gaudio era quel portento di figlia, che, questo lo constatò, ormai era cresciuta un bel po’ e di carne, con quel benedetto tergo, Dio se ne aveva! Il poeta che amava la verità mandò la poesia del poeta amico a una rivista, che usciva, sempre ogni sei mesi, come supplemento a un “Corriere della Montagna”, al solito numero, il 66, del  21 luglio 1963, con quel direttore responsabile che, ormai, era morto da tempo, però era ancora nell’elenco dei pubblicisti dell’Ordine regionale dei giornalisti, con la preghiera, fatta a chi la rivista, o quel che era, la faceva davvero e che era un altro poeta, fondamentalmente urbanizzato ancorché non fosse per niente postmoderno e nemmeno postnaturalista, di pubblicarla nel numero in programma; il poeta che della verità se ne fregava scrisse una cartolina al poeta che gli aveva mandato quella poesia da una città portuale del sud, dov’era andato a ritirare un premio: “Per venire a prendermi il premio sono sotto di 700 euro, e per la fine del mese non riesco a stare dietro alle bollette che stampa quel Bisignani per conto delle società dei pubblici servizi della popolazione italica: non avresti almeno 1000 euro da venirmi a portare qui a Taranto, così vediamo se possiamo collocare la tua poesia, ma Dio santo che le hai fatto a quella mesoendomorfa sabaudo-marchigiana, chissà se una così sia mai entrata nei romanzi di Volponi? Ma, poi, questo me la racconti, il papà almeno ti faceva fare le corse gratis o sempre a scarpinare sotto i portici, dromo-poeta del cazzo peggio di quell’altro dromomaniaco di cui parla Sebald?!”
La poesia uscì diciannove anni dopo, in un volume in cui un altro poeta teorizzava e antologizzava un determinato modo di combinare il reale, il correale e la libido, fosse anche quella più mitologica legata alle argomentazioni junghiane[iii]; quei due poeti sono stati schedati dall’Anonimo del Gaud ne L’Assassinio dei Poeti come una delle Belle Arti; il poeta aveva più volte riservato uno spazio di godimento, nell’esercizio dei suoi piaceri singolari, all’oggetto “a” che, nel frattempo, scomparendo, quella ragazza mesoendormofa sabaudo-marchigiana col padre tassinaro e dall’indice del pondus altissimo, tra 11 e 10, di sicuro, aveva irredentemente formalizzato[iv].byGaudio Malaguzzi


[i]Giorgio Manganelli, Centuria.Cento piccoli romanzi fiume, Rizzoli editore, Milano 1979.
[ii] “Siamo allo stadio estremo, quando l’uomo spinge in avanti quasi ad ogni costo, alla vertigine carnale che è il coronamento di tutti i grandi corteggiamenti degli amori letterari. In generale, questa condizione può essere definita ‘impazienza del pene’. Il caso particolare in cui il cappello si volge all’insù possiamo chiamarlo ‘orgoglio peyronico’, in onore del medico che per primo fece uno studio vero e proprio del fenomeno”:Eric Berne, La potenza virile, in: Idem, Fare l’amore, tit.orig. Sex in Human Loving, © 1970, trad. it. Bompiani, Milano 1971.
[iii]Cfr. “14.2//A questo punto si può rispondere da via Gian Battista Vico/ in cui anche a Torino the unknown want/ sotto la luna gialla che si chinava e che non/ indugiava né s’affrettava/ sussurrò attraverso la notte.”:V.S.Gaudio, in: Ettore Bonessio di Terzet, Preannunci annunci ombreggiature, in: Idem, L’utilità dell’Artepoesia, Aracne, Roma 2013.
(...) quella domenica ai Murazzi, seduti in riva al Po, e
con quella pelliccia, e le mutande tra pelodel podice(...)
[iv] Sempre con quei jeans di quella domenica ai Murazzi, seduti in riva al Po, e con quella pelliccia, e le mutande tra pelo del podice e pelo del pube, tra mani e esplosione verticale del (-φ), con tutta quell’acqua e gli umori dell’Anima del poeta e dell’Animus della ragazza sabaudo-marchigiana, e poi, ritornando dentro la città, con la potenza quasi sentimentale che sembrava incunearsi nell’Animus più stretto della ragazza e la carne del suo tergo che anima il sentimento fallico del poeta: acqua del Po, liquida anima del (-φ), pondus macina per l’Animus così strettamente rinserrato  o maneggiato. Ad un passo dalla Triste Domenica di Paul Watzlawick, che non è detto che è proprio per queste sedute ai Murazzi che ha, poi, sgonfiato il rombo tra angoscia e desiderio, così larga e universale diffusione. A volte, nel piacere singolare, la prende sul taxi del padre o pensa che a prendere quel taxi sia quell’inquilino del 2° piano in via Vico in quella triste domenica torinese; certe domeniche pensa di farsela in quel modo torinese come se fosse a Palermo, anche se è sabato. Marca tasci e il rombo del (-φ) del poeta…Poi, esce dalla stazione ferroviaria e prende il taxi, e si accorge di essere a Bari, ed è un Triste venerdì.

Aida Maria Zoppetti ▌Di pietra e di sasso

$
0
0

Pareva di pietra tantera impassibile

                                        indifferente

                                        irremovibile

    allimperfetto sembrava inespressa

    allimperativo inaudibile!

    Imponente, impigrita, impediva il mio passo

    Ho chiesto: Permesso?…” rimase di sasso.

fromricreazionebyaida maria zoppetti


 

Payet e la fonologia del calcio europeo ●

$
0
0
Gli Europei di Payet!

Dal nostro inviato agli Europei di Calcio in Francia.
Nemmeno una parola. Solo un cognome. PAYET[i]. Da leggere così come è scritto. Gli elementi di fonologia e gli esercizi di lettura lasciamoli a quelli della Marsigliese, se pure.



[i]Payet, è bello! Ma ci è capitato di sentirlo chiamare addirittura: Paglièt! Forse da quelli della Rai, ma anche gli altri non scherzavano. Da una semplice grammatica francese[ad esempio: Nuovissima Grammatica Francese, di Giacomo Giacomini, G.B. Petrini, Torino 1951-196223a]: y, preceduto da un’altra vocale, vale due i. Si ha pertanto:  ay= ai-i= è-i. Esempi: crayon, leggi creion; effrayer, leggi effreièr; payer, leggi peièr; pays, leggi peìs; paysan, leggi peisàn.


Il poeta preso dall'Armure del Volley-Dab ♦

$
0
0

Il rombo di Lacan strutturato qui sugli indici patagonici della Guiggi

Il poeta e l’ainos del  dab della pallavolista by Marisa Aino& Gaudio Malaguzzi
Un poeta, che non era nemmeno lontanamente imparentato con il cavaliere che aveva ucciso il drago, comunque un bell’uomo, di gran portamento, snello e pulito, sebbene vivesse nella pianura degli Ombroni, e che è, al pari del cavaliere, orgoglioso e stupido in parti uguali, era preso in quel tempo dall’amore di quella pallavolista, che, a vederla in campo, era una macchina mesomorfa in cui sembrava che fossero confluiti gli indici patagonici della Piccinini, da un lato, della Guiggi, dall’altro, articolati, come se fossero stati pestati nel mortaio del bagliore ainico o didonico,con gli indici della Havlova[i]; e il poeta, a rimirarla ogni volta nel gioco, innalzava il (-φ) al meridiano con una potenza patafisica incontenibile, tanto che non poté contenersi dallo scriverle una lode, come ai tempi della cortezia, un “poema ainico”, ebbe a definirlo egli stesso, per via dell’ainos[=αίνός], dato come “terribilmente”, “grandemente” e “molto”, e dello schema verbale “aino”[=αίνέω], “lodo”, “approvo”,  e anche l’ainos[=ανος] che sta tra “lode” e “racconto”, nell’accezione di Erodoto. Forse, nell’incarnazione precedente, il poeta cos’era stato se non un  discendente di Ainea stesso [l’Αίνείας; Enea, figlio di Anchise] o un cavallo se non un asino, per via del fatto che non ama il mare e che recentemente l’aranceto della Nonna dello Zen sia stato invaso e occupato dal genere equino che tanto piaceva a Joanne d’Anjou, anche quand’era a farne culto per il rombo di Lacan tra Taras e Amantea, da un mare all’altro, appunto, la regina dei due mari e del doppio fallo, da cui, per la lode dei linguisti, la salatura dell’angioa.
Photostimmung by Blue Amorosi
per il poeta preso dall'amore
della pallavolista e del suo dab
Tra il pestello, il mortaio e il sale, il poeta, a cavalcare il suo oggetto “a”, l’abbiamo detto, era ineguagliabile; poi, a montarlo lì nello stesso spazio di relazione, lo schema verbale afferente all’erezione e all’innalzamento al meridiano era come se all’improvviso fosse sempre senza sella e bardatura, e il povero (-φ) del poeta implodeva in modo così palese che il “molto” di cui all’ ainos era strettamente legato, annodato, all’angoscia del rombo di Lacan e all’ainos di “terribilmente”. Terribilmente depresso, a dir poco.



 
2C’est voir le corps de l’amour
c’est le corps qui  fait voir
les jointures des jambes, l’épaule et le méridien
du dos, la surface du ventre
quand elle allant du bleu vers le bleu
reprenant le même commencement
une peau recouvre
le plus grand bonheur
est cette élasticité
de ses shorts
qualité du bois et du mouvement le long
du gnomon dedans
le cheval écumant de l’amour

4Sotto i giunti dei suoi calzoncini
sotto l’inflessione dei giunti
tra i rettangoli dritti alla giuntura
delle natiche o delle pietre di legno dove
il muro gira e lei si innalza verso il cielo,
la linea della rete con il peso
che fibra per fibra nell’incrocio
delle ginocchia quest’incavo aperto
sul pendio, in cui il muro è gettato al recinto
dove la siepe non ha più una linea continua
la ligne des biens nel punto in cui si curva
e lascia vedere il giorno che sul sentiero dell’
acqua costeggia la sera
nell’aria elastica dei suoi calzoncini[ii]

L’aria elastica dei suoi calzoncini e quello che il poeta chiamava son département du Bas-Rhin: le cadran solaire et lunaire di Miss Martinguhing,  chesi trova nelle vicinanze della primaverain un bosco, una potenza stupefattanello splendore del movimento in cui il fiancale elastico è sotto la trasparenza da cui non posso che a lungo ammirare tant de gracieuse beauté, elle monte légèrment l’escalier du filet le vent tourne quand il change soudain ;et cette fille jolie qui réunit ces instants d’élégance alors qu’en pleine après-midi s’allonge l’ombre du méridien dans ce temps chaude quelle soie n’éveille en moi d’érections que je ne sache rapides et définitives ? Se fossi stato io quel poeta, io che adesso in quanto “ainos” di Erodoto, ve la “racconto” questa storia delle pietre di legno e dei calzoncini elastici che dal bleu al bleu, con dentro lo gnomone del gaudio, è il peso dell’amour, il pondus du bonheur, chiamiamola pure Miss Martinguhing questa figura che fa 51.36 x 19.5, quest’incavo aperto sul pendio nell’incrocio delle ginocchia: lode, per l’alfabeto mnemonico, sarebbe 5(=l) e 1(=d) del 51. Dell’indice costituzionale, moscia, che è 3(=m) e 6(=sc) di .36; del dab[iii], che è 1(=d) e 9(=b) del 19., quando sta ,(=5 per l), dopo che in campo si era fatto oggetto “a” per il gaudio singolare del poeta. "Lode moscia del dab (che sta) "?




[i] Un assetto somatico che condensava i 6 piedi dell’altezza e le 152 libbre del peso, tanto che all’indice costituzionale pari a 51.36, di una longilinea mesomorfa, corrispondeva un indice del pondus alto, teso tra i valori 19 e 20(il valore alto va da 20 a 12, e decrescendo si fa più alto). Si disse anche che il punto (S) di una delle pallavoliste condensate nella figura amata dal poeta fosse in congiunzione con l’Ascendente del poeta lodatore di Miss Martinguhing. E la potenza patagonica di questa figura, in un’altra delle pallavoliste visionate e condensate nell’oggetto “a” del poeta, fosse l’aria elastica dei suoi calzoncini così come può essere il cielo del grand bonheur con il punctum Mercurio/Plutone di una pallavolista omologo allo stesso punctum dell’innamorato versificatore, tanto che allora,e può essere la giuntura delle natiche o il suo dab in assoluto, non si taccia del Marte della pallavolista stretto stretto alla cuspide della casa Quinta del poeta , casa Quinta che è la sensorialità espressiva del (-φ).
[ii]C’est voir le corps de l’amourSotto i giunti dei suoi calzoncini fanno parte di L’armure di Miss Martinguhing , © V.S. Gaudio 2006.
Photostimmung by Blue Amorosi per il Volley-Dab
[iii] La plénitude du Martinguhing che si lascia guardare ancora per alcune ore nella sua elasticità bionda cet esprit de femme déployant son dab: in argot sta per “Père”,”Patron”,”Maître” ma anche per “Roi”,”Dieu”, le suprême architect, questo Dab del Martinguhingè chi, avendo generato o costruito cet esprit somatisé de femme, con questo si pone, si realizza come Heimlich o, appunto, Dab; le Dab Martinguhing che, come si vede alla 13 di L’armure di Miss Martinguhing, è la patagonistica, a dirla con Jean Baudrillard, di un oggetto radicale, questo “manifestare il muoversi, l’andare”, e renderlo assolutamente immobile nella devoluzione del suo apparire declinando l’Heimlich, ovvero il suo essere “patafisica dagli effetti incommensurabili”. Il patagonismo di Miss Martinguhing. Fosse stato son dabd’argent, per il rinvio argotier allo “speculum”,lo specolo,che ispeziona le cavità naturali,lo sfoggiamento del suo dab sarebbe stato speculare a questa trasparenza piena e liquida, patente e patagonistica, del suo esprit de femme.
Per le connessioni dell'ainos e la sua funzione patagonica, ci fu già una prima formulazione in Aurelia Steiner de Buenos Aires, in: V.S.Gaudio, Aurélia Steiner.La langue toquade, ccopyright 2004, ebook on youblisher: cfr. la nota 10 sullo Zahir a pagina 55.

La finale degli Europei di Calcio ● V.S. Gaudio & Aurélia Steiner de Lisboa

$
0
0
O domingo da final 
da Paris Aurélia Judéia Pedregoso & V.S.Gaudio
dal  Pantano di Villapiana Marisa Aino & Gaudio Malaguzzi

Avevamo chiesto al poeta di raccontarcela la finale degli Europei di calcio, e lui: sì, d’accordo, sapete, penso di incontrare Aurélia Judéia Pedregoso[i], Dio, rivederla, dopo tanto tempo, e poi qui a Paris! E ve la racconto la partita, Portugal-France, con la mia Aurélia Steiner de Lisbonne…Lo sapete che non sopportava Maria Callas? Non era, e penso che non sia ancora, come quella donna estremamente colta di Karachi che aveva ancora due passioni: se faire mousser le crèateur e Maria Callas. E che mentre si rotolava su sei tappeti Bakthiari ascoltava un’edizione pirata della Fedora. Con questa musica, Aurélia Steiner il suo piacere sessuale non lo raggiungeva…
E  Marisa Aino, qui dalla redazione di “Uh Magazine”: ma non era quella che inginocchiata a un confessionale della cattedrale di Lisboa dichiarava la sua inveterata abitudine à s’arsonner? 
E il poeta, da Paris: mentre il sacerdote l’assolve, proprio in quel momento lei s’alza, solleva la gonna e rivela l’abricot fendu.
E Gaudio Malaguzzi che si inserisce: non è che fremi dalla voglia di ridargli una botta alla Pedregoso, te lo ricordi ancora il Calibistrix con la luz azula ?
Sai una cosa, Malaguzzi? –rispose il poeta: mi sono imbattuto nei giorni scorsi in una radio italiana che, durante le partite degli Europei, teneva in studio due “dialettali” che dovevano, a loro dire, alzare il tono della cronaca, e questi, come vedevano un qualsiasi elemento femminile, in connessione telefonica o informatica o televisiva, se ne uscivano con la battuta che ha fatto non solo epoca ma resterà negli annali di come si fa la radio:”’Na botta a Baby K non gliela daresti? Ma anche a Bianca Atzei…E, per non fare torto a nessuna, ‘na botta a quella vostra collega che prima era in collegamento non gliela dareste?”…E allora che ti devo dire, Malagu’? Aurélia Steiner, me la ricordo, è seduta come una violoncellista ventiquattrenne, a gambe divaricate, su uno sgabello nella sua camera da letto, à Lisbonne. Com a esquerda tem abertas as labias do sexo mentre con la destra si passa la punta dell’archetto sul con nu in un lieve tremolo.
“Ah, sì- fece Malaguzzi- come nella fotografia di Roy Stuart, quella violoncellista e quel paio di gambe…”
Il poeta: “Malagu’, lo sai che la madre di Aurélia Pedregoso aveva dedicato molto del suo tempo alla ricerca sessuale, ma che solo a Cascais un giorno, entrando in un emporio di nautica,  aveva scoperto un piacere tutto nuovo?”
Malaguzzi: “Che c’entra la madre?”
Il poeta: “O dia seguinte à manhã acquisterà del cordame per servirsene a casa. La mer est là, à sa place, rangée e dans son trou.”
Malaguzzi : « Non ho capito. Che cazzo se ne faceva del cordame ? E poi il trou, quale trou, il trou di chi? Ma gli hai dato ‘na botta pure alla madre, ma che cosa sei, sei un poeta o una macchina per quella cosa che hai inventato, shu…shumm...la macchina dello shummulo?”
Brassaï
Les Escaliers de Montmartre, Paris, 1936
E Marisa Aino, che non ne può più dal ridere, anche perché lei sa che per fare lo shummulo mica basta solo una botta, cerca di riportare tutto all’attualità della finale: “Me la dici una cosa? Ma  il modo azul de andar di Aurélia Pedregoso  è, era, come il modo, la maneira, de andar di Sandra Alexis[ii], l’altra portoghese che pensava, la scema,  che fosse amore, invece era solo ainos dell’andatura?”
“A profundidad do mar hà a maneira atlantica de andar de Aurélia Pedregoso; Sandra Alexis invece era nella bolina stretta che a Torino in via Micca è difficile che possa mai esserci come…”
“Leggera e laterale, di bolina stretta come se ricevesse o meio vento con un angolo di circa 30° sobre o cu”- chiese Marisa Aino:- e se non c’era vento, come faceva, ad aprirsi ao màximo vento, com’è che camminava con la luz atlântica a ponente ao crepuscolo, non era più o meno mezzogiorno a Torino?”
“Sentite, so dov’è che siete e che effetto produce quel posto. Diamoci un taglio. Vedrò quel che posso fare con la Pedregoso. Magari gli do una botta o due, e poi, depois, ve la racconto, ainos(il racconto greco) a porcaria.”

Non è Aurélia Pedregoso ma è a Paris che è stata fotografata
Il poeta e Aurélia Pedregoso, la luz atlântica a Paris
La città pare semiabbandonata, devastata dal calcio e dalla storia, vivono poche persone ormai a Paris. La tetra storia della città ha fatto sì che i sopravvissuti, e i pochi che sono accorsi a visitarla per gli Europei e che non sono andati a vedere la finale, inclinino ad un atteggiamento astratto e meditativo. Le abitazioni a Paris sono innumerevoli, anche se tutte un poco fatiscenti, come quella dove avevano tenuto mio nonno prigioniero dell’articolo 22 della Costituzione della Repubblica d’Italia e anche me come suo “erede” della prigionia costituzionale. Comunque, qui a Paris, ognuno si cerca una abitazione congeniale all’umore, alla ricerca, all’angustia del momento. Non esistono più televisori, e delle radio, il Dio degli uomini e anche delle femmine mi perdoni, manco a parlarne, perciò non c’è pericolo che arrivi la tassa con la bolletta della luce come in Italia, che, adesso che ritorno, passo da Torino e la pago direttamente all’Agenzia delle Entrate connessa alla destinataria dell’obolo telelettrico della popolazione italica così telelettricamente assoggettata. C’è con me Aurélia Judéia Pedregoso. Ogni tanto, mi fermo incredulo e la guardo, e le dico: Juden Aurélia, Juden Aurélia Steiner. Menina, namorada, amor, criança, meu pombinho, meu carinho, o doce para mim. E poi: ti ricordi come mi tenevo all’entrata du combien? Restavo lì, tutto il tempo che ci voleva per una cura estrema, goupillage che non avesse mai fine, misura colma, carambolage du limer. Ci fermiamo, come nell’Ottantotto della Centuria di Manganelli, in un appartamento al secondo piano di quel palazzo di cinque piani dove viveva quel signore dai capelli grigi[iii] : con un movimento lento, molto lento, j’entre dedans le corps d’Aurélia Steiner, dans le comment à nom, son histoire. E ripeto quindi la storia, quel Vico, da un po’, non mi sta rendendo facile la sopravvivenza. La lenteur, la lime, du Cricon-Criquette nous fait crier. Di nuovo, urlo i nomi, li ripeto piano, ancora. Le dico ancora i nomi, glieli ripeto ancora, ma senza voce, con una brutalità che ignoravo, avec un accent inconnu. Le comment à nom. O como do nome.
Como è o teu nome?
O como do nome Aurélia Pedregoso.
Como você se chama?
Eu me chamo o como do nome Aurélia Pedregoso.
Aurélia Steiner s’est rendormie.  
Con i jeans-leggins della Nordstrom tirati giù, che le stanno addosso che manco a Sandra Alexis quella volta in via Micca a Torino. E quando l’ho vista venirmi incontro qui in questa città semiabbandonata non ho avuto timore dell’ancora lo stesso di Watzlawick, né degli esercizi col passato, anzi ho pensato che dovessimo coltivare ancora un po’ la nostra infelicità e darci il gaudio che ci restava, così pensai a Sandra Alexis e alla gabbia dei leoni del Circo per cui faceva la contorsionista, e ai momenti dello Spirito, delle Tenebre Inconsce, degli Istinti, e alla scala a chiocciola che portava alla mansarda del poeta a  Torino, in quella stessa via Micca dove quella circense, nata in Portugal, ebbe modo, senza che il vento fosse impetuoso, anzi non ce n’era proprio, di attivare quel fragore di crolli in cui ogni oggetto “a”, debitamente innalzato al meridiano fino a quel momento, debitamente ritornava al nulla, cedeva al tempo, né era stata necessaria una pioggia per trasformarla quella batteria di oggetti “a” in un mucchio di fango che ostruisce la strada e impedisce il volo.
Comunque, Aurélia Pedregoso non sopporta ancora Maria Callas,e la Fedora anche in edizione autorizzata.

Women's AG 'The Legging' Ankle 

Jeans (11 Year Swap Meet)

indossati da Aurélia Pedregoso a Paris

Stesi qua su un tappeto che a chiamarlo Bakhtiari, Bakhtiari fa la domanda al Ministero dell’Interno italiano per cambiare cognome e intanto querela Aurélia Pedregoso di Lisboa per diffamazione, okay, è un tappeto di quelli che piacciono ai poeti e alle donne che fanno impazzire i poeti per come gli fanno innalzare il (-φ) con  il loro modo patagonico di indossare i jeans della Nordstrom, nella stessa cuffia stiamo ascoltando Together[→ThisOne's For You], come ce la cantano e suonano Zara Larsson e David Guetta, non ci crederete, sappiamo che il Portugal vincerà l’europeo, e qui Aurélia traverse Lisbonne, toujours cette magreur de la jeunesse, a maneira de andar de Aurélia Pedregoso através de descidas verticales e subidas colinares, o elevador de Santa Justa, atravès da Baixa e o Bairro Alto, a rua Garrett, o elevador da Gloria, o elevador da Bica que junta rua de São Paulo com o largo Calhariz e o elevador do Lavra.

Il poeta la cercherà ancora, lei, quella che avevo incrociato quella mattina a Lisboa e che non avevo potuto non girarmi a guardarla per quell’attimo che basta per farne un oggetto “a”, por esta roupa leve talvez e por esta maneira de andar, o modo azul de andar, a profundidad do mar, a maneira atlântica de andar de Aurélia Pedregoso.
Avrei voluto essere un suonatore di corno di bassetto, mica uno shofar, in un’orchestra classica, non per raccogliere frammenti di muro, mattoni, pietrame, e nel mezzo di un parco abbandonato, o nell’aranceto devastato di Mia Nonna dello Zen, costruire un labirinto, che avrebbe dovuto avere, come nell’Ottantotto della Centuria di Manganelli[iv], al centro una casa con un’unica stanza; un suonatore di corno di bassetto[v] per suonare per il dab di Aurélia Pedregoso, che sta disegnando una pianta e che  poi, dopo averla incantata, avrei dato alle fiamme, perché sono giudicato poco socievole, non è vero? Alethes? Dicono i miei amici della minoranza greca, e i miei antenati, a volte, anche Mia Nonna dello Zen, quando faceva l’apologia di qualcosa, si fermava e mi chiamava: “Enzù, Ain?”, che è “Ain?” il corrispondente latino di “Alethes?”: “Enzù, è vero?”. Enzu: Ain? E finii con il prendere l’amore, per poterglielo ridare, di MarisAί, che è il racconto e la lode del mare, e perciò è quella destinata ad assolutizzarsi come oggetto “a” patagonico del (-φ) del poeta.
Suonatore di corno per il dab della Steiner di Lisboa, quella che està voltada atè sua casa e, aspettando lui, mi scriveva. Tremula del desiderio di lui, damasco rachado mi amava. Si ricordava di lui con me, porque eu sou isto que não havia. L’inesauribile, l’inalterabile luogo del mondo. Che mi chiedeva di dove ero. De onde vocêè? E mai glielo dicevo: non lo so, chi mai saprà di dove sono? E lei mi disse quella volta che era sulla spiaggia quando io stavo sul trenino che percorre tutta la costa fermandosi ad ogni spiaggia, o stavo prendendo il battello che da Praça do Comércio va verso Cacilhas, o stavo passando per il Cais do Sodré o per la Rua do Arsenal. E io che allora le avevo detto che non ricordavo quella che avevo incontrato al mattino all’uscita dall’emporio di nautica a Cascais e lei mi aveva chiesto della donna che desideravo: Quem è a mulher que tu desejas?
E qui a Paris le dico: Aurélia, te la ricordi la moglie, o la fidanzata che fosse, del centravanti, quello de Il centravanti è stato assassinato verso sera di Manuel Vázquez Montalbán[vi]?
Lei mi guarda e non dice niente. Quella con quel vestito verde e quel podice che forse vuoi vedere che è per questo che fecero fuori quel centravanti?

E che c’entra con il Portugal se era di Barcellona? Lo so che non c’entra, ma sempre della penisola iberica si tratta, no? Te lo chiedo perché non mi trovo più  quel giallo[vii],ogni tanto mi vien di pensare a quel podice verde, e …non è che c’è qualche centravanti stasera che gioca e che ha una moglie inglese con quel vestito verde? E non è che lo fanno fuori, fuori dal campo e dalla finale, ma che so, per virtù metonimiche, forse la compagna del centravanti è andata in tribuna con un vestito verde e…facendo innalzare il (-φ) dei visionatori ognuno al proprio meridiano finisce che, tra un palo e l’altro, è al meridiano della squadra dove afferisce quella donna che questa notte c’è il  bonheur, "ogaudio"?
Aurélia mi guardò così con quella sua aria azula e portoghese : mi sembri dentro quel paragrafo di Watzlawick delle profezie che si realizzano da sé, anche se non c’è nessuna predizione, però io ti credo e ti sorrido di nascosto, e di nascosto mi faccio fare per via del bonheur,o gaudio que não è nunca económico, e igualmente de aquel vestido  verde de aquela  anglomesomorfa, non ne sono gelosa, sai?, e…mi piace per come suoni il tuo corno di bassetto e, lo so, tu sei V.S.Gaudio. Que não mora em Lisboa; não tem dezoito anos. Que escreve. Tu és o poeta. Eu sou a porca sibarita portuguesa, o meio-demônio do relâmpago ainico até em Paris? Ain?[viii] Alethes?[ix] Verdade?[x]


[i] Aurélia Judéia Pedregoso è la prima delle Aurélia Steiner, il personaggio di Marguerite Duras, fattosi personaggio e figura poligeografico nelle Lebenswelt di V.S.Gaudio: cfr. V.S.Gaudio, Aurélia Steiner. La langue toquade, © 2004; Uh-Bookon Youblisher 2015; Uh-Book on Issuu 2016. Tutti i riferimenti di cui alla conversazione on Skype tra Marisa Aino, Gaudio Malaguzzi, nel Pantano di Villapiana, e il poeta, a Paris, sono rintracciabili in questo testo.
[ii] Cfr. V.S.Gaudio, La maneira de andar di Sandra Alexis. Estetica e teoria dell’andatura, “Lunarionuovo” nuova serie n.15, anno XXVII, Catania aprile 2006.
[iii] Cfr. Giorgio Manganelli, Centuria. Cento piccoli romanzi fiume, Rizzoli editore, Milano 1979: Ottantotto.

[iv] Cfr.ibidem.
[v]Clarineta em fá.
[vi] In Italia è uscito da Feltrinelli nel 1991.
[vii] Il poeta non rivela all’amica portoghese che, per gli indizi rilevati, appurò che il romanzo poliziesco del narratore spagnolo, che proprio con questo dette inizio all’elegia urbana di Barcelona, gli fu sottratto da un centravanti dilettante tifoso del Real Madrid, che, guarda caso, è la squadra di club in cui gioca il “centravanti” del Portugal, che, poi, in questa finale degli Europei, è stato fatto fuori da un intervento mirato ad opera di quel giocatore francese, sul cui nome, pronunciato così come è scritto, dai reporter italiani televisivi e radiofonici, è stato per questo motivo fonologico indicato, fin dall’inizio dell’europeo, come il Lafcadio Incaricato per  far fuori il numero uno, la punta, il goleador, della nazionale di Aurélia Pedregoso.
[viii] “Dici davvero?”
[ix] “E’ vero?”
[x] “Davvero?”

▌Bellezze di Čechov.

$
0
0
Bellezze di Čechov.
by V.S.Gaudio © 2003
I due tipi di bellezza che il protagonista del racconto “Le belle” di Čechov definisce, in relazione all’opposizione dei caratteri,  di cui alla nostra tassonomia riguardante le arie della bellezza per Baudelaire, determinano questi campi di riferimento dei fattori caratteriali in opposizione e dei tratti morfologici:
1)     La prima ragazza, che il protagonista ancora studente della V,VI classe di ginnasio vede a Rostov –sul- Don, ha “i lineamenti incantevoli del volto più splendido”[i] che un pittore definirebbe come tratti della bellezza dell’armena, classica e severa:”Era proprio quella bellezza, la contemplazione della quale infonde in voi(Dio solo ne conosce l’origine)la certezza che state osservando dei lineamenti regolari, che i capelli, gli occhi, il naso, la bocca, il collo, il petto e tutti i movimenti del giovane corpo sono confluiti in un unico accordo armonioso”[ii]; chissà perché vi sembra che  la donna dalla bellezza ideale debba avere proprio il naso come quello di Màša, dritto  e con una piccola gobba, gli  grandi occhi scuri, le stesse ciglia lunghe, lo stesso sguardo languido. Questa bellezza armena dall’aria classica e severa  attiverebbe un’opposizione tra il flemmatico e l’apatico da un lato e tra ilsentimentale  e l’apatico dall’altro[iii]: la prima opposizione può farci scoprire quello che il protagonista di Čechov non dice e che in questa opposizione tra attività(polo flemmatico) e non-attività(polo apatico) si nasconde: un bel podice dal movimento incisivo e teso. La seconda opposizione riguarda l’opposizione tra emotività(che c’è nel polo sentimentale) e non-emotività(che c’è nel polo apatico) scopre come significante somatico[iv]gambe di notevole effetto. Alle arie di Baudelaire[v] aggiungiamo questa aria severa e classica, armena di Čechov:
1^ Aria di Čechov
Opposizione di caratteri
Significante somatico
Aria armena, severa e classica
Flemmatico/Apatico
Sentimentale/Apatico
Podice stupendo e movimento intenso
Gambe di notevole fattura

2)     La seconda bellezza, che il protagonista del racconto “Le belle” di Čechov  vede a una stazione tra Belgorod e Chàr’kov quando era già studente universitario e l’ombra della sera era già scesa, è “una ragazza ancora giovane, di diciassette-diciotto anni, con indosso un abito russo, a capo scoperto e con una mantellina gettata con negligenza su una spalla, non una passeggera ma, probabilmente, la figlia o la sorella del capostazione. Stava in piedi davanti al finestrino della carrozza e discorreva con un’anziana passeggera”[vi]: l’aspetto di questa bellezza straordinaria, se descritto nelle singole parti, di realmente magnifico ha solo i capelli biondi, ondulati, sciolti e legati attorno alla testa; tutto il resto era o irregolare o molto comune. “Per un modo particolare di civettare o per la miopia strizzava gli occhi, il naso era leggermente all’insù, la bocca piccola, il profilo delineato in modo incerto e debole, le spalle strette per la sua età; nonostante ciò, la ragazza dava l’impressione di essere un’autentica bellezza e, guardandola, potei convincermi che un volto russo per parere molto bello non ha bisogno della severa regolarità dei tratti, anzi, se al posto del naso all’insù alla ragazza avessero messo un naso regolare e impeccabile dal punto di vista plastico come quello della giovane armena, il suo volto avrebbe probabilmente perso tutto il suo fascino”[vii]. Insomma, “tutto il segreto e la magia della sua bellezza consistevano in questi movimenti minuti, infinitamente graziosi, nel sorriso, nel gioco del volto, nelle occhiate veloci a noi rivolte, nella combinazione della fine grazia di questi movimenti, nella giovinezza, nella freschezza, nella purezza d’animo che risuonavano nel riso e nella voce, e nella fragilità, quella che tanto amiamo nei bambini, negli uccelli, nei giovani cervi, nei giovani alberi”[viii]. Una “bellezza da farfalla” che attiverebbe una opposizione riguardante l’emotività primaria: da una parte, il polo nervoso, in cui l’emotivitàè alta ed è primaria; dall’altro, il polo amorfo, in cui la primarietàè alta e l’emotivitàè nulla o assopita. E’ in qualche modo vicina alla “bellezza puerile, noncurante e maliziosa” non di Baudelaire ma con un qualcosa che, nella bellezza di Baudelaire, ha forse la donna con la “bellezza da gatto”, quel tratto “sentimentale” che opponendosi al polo nervoso riesce a impressionare il désir del visionatore, per motivi anche non contingenti al proprio corpo ma relativi al contesto(la stazione, il transitorio della visione e l’”esibizione”, la momentanea presa al volo, di passaggio e proprio quando il sole è tramontato, nella luce del crepuscolo così cara a Leonardo). L’opposizione nervosa-amorfa, che riguarda il polo dell’emotività,  dà come significante somatico sempre il movimento e le gambe. Il tratto sentimentaleche si aggiunge o entra in rapporto variabile con questa opposizione di base intensifica la capacità di proiettare, in momenti adatti, il proprio fascino rendendo i gesti e il porsi straordinario se non patagonico per movimento e proporzione.
2^Aria di Cechov
Opposizione di caratteri
Significante somatico
Aria da farfalla
a)Nervoso/Amorfo
b)Nervoso/Sentimentale
a)Movimento e gambe
mercuriane
b)Gestualità intensa
“sentimentale”



[i] Cfr. Anton Čechov, Le Belle, in: Idem, Racconti, Oscar Mondadori vol. I 2^ ristampa Milano 2001: pag.260.

[ii] Ibidem: pag.261.Cfr. anche: ”Davanti a me c’era una bella donna, e lo capii al primo sguardo così come capisco il lampo.Sono pronto a giurare che Màša o, come la chiamava suo padre, Màšja, fosse una donna veramente bella, ma non sono capace di dimostrarlo”.
[iii] Vedi Tavola delle Opposizioni.Fattori Caratteriali e Morfologici, in: V.S.Gaudio, Oggetti d’amore. Somatologia dell’immagine e della bellezza, Scipioni Bootleg, Viterbo 1998: pag.92.
[iv] Vedi Tavola del Significante Somatico correlato alla Fisionomia, in: V.S.Gaudio,bootleg citato: pag.90.
[v] Vedi Tavola delle corrispondenze tra le arie di Baudelaire e le opposizioni caratteriali, in: V.S.Gaudio, bootleg citato:pag.93.
[vi] A.Čechov, op.cit.:pag.265.
[vii] Ibidem:pag.266.
[viii]Ivi.

La stazione del poeta ⁞

$
0
0
La stazione in cui non ferma nessun treno.
byGaudio Malaguzzi
Generalmente  nessuno viene a questa fermata ad attendere il treno, perché qui non ferma alcun treno, e l’attesa sarebbe lunga e snervante, e tutte le coincidenze andrebbero perdute. Chi viene a prendere il treno, quando  c’è il libeccio che sembra scendere da una sorta di spaccatura nella roccia dal Santuario di S. Maria dell’Armi [ ed ha sempre quel gelo secco ed estraneo che pare che renda la stazione un luogo estremamente salubre e riposante, è il gelo della guerra subdola, fuori da ognuno dei 36 stratagemmi ma anche dentro di volta in volta in ognuno di essi e nel suo contrario, tutto condensato e divulgato di volta in volta dalla tomba di quel principe nero che con questa virtù si distinse nel golfo di Taranto durante la 2^ Guerra Mondiale ], è il poeta che deve andare dal torinese a Torino e qui, dal bosco del torinese, parte. La stazione non ha biglietteria, né capostazione, sul marciapiede della stazione non vi sono altri passeggeri che attendono uno dei ventitré treni che passano durante il giorno e la notte, né bambini, a volte perlustrano i binari alcuni cani e gatti randagi, e sui pini e gli eucalipti sostano sui rami degli alberi secchi o malati le cornacchie. Il treno, quando è il poeta che lo aspetta, ferma, dopo aver rallentato, e subito il capotreno scende e prende il bagaglio del poeta, dopo averlo riverito e salutato; a volte, se è inverno, prende anche il Montgomery del poeta e il cappello bianco, che il poeta ha comprato da Barbetti a Bologna; se la stagione è calda, il capotreno offre una bottiglietta d’acqua minerale al poeta e il poeta trae da una busta di plastica una delle mitiche arance del giardino di Mia Nonna dello Zen e la porge all’ammaliato funzionario delle Ferrovie dello Stato, che esclama: “Ah, ‘u purtuàllë ‘i zì Gurèlji!”
Gli skinny-jeans 701 della Levi's
Una volta chiuso lo sportello, il treno riparte e, se è una bella giornata, il poeta è subito al finestrino, cosicché, superato il casello 112 e percorsi altri trecento metri, potrà salutare con la mano la moglie che, per l’occasione, indossa una sorta di poncho celeste e blu, con un cappuccio, che rende ancora più patagonica la figura di quella donna dalla bellezza greca e sibarita, con la linea del podice saraceno così marcata dagli skinny-jeans 701 della Levi’s. A volte, anche il capotreno, e altri passeggeri, salutano con un gesto la donna, e, poi, cullati dal movimento del treno, lungo tutto il viaggio non saranno pochi i momenti in cui lei sarà rivista e omaggiata nei loro piaceri singolari, capita spesso che alcuni, per fissarne meglio la figura da fantasmare, vadano a chiedere al poeta stesso se è vero, come asserisce il capotreno, che la signora calzava stivali fin sotto il ginocchio, che esaltavano il cavo popliteo di quello straordinario esemplare greco-saraceno.
Talora, nella stagione più calda o durante il mese di maggio, alla stazione, in cui non ferma nessun treno, fa la sua apparizione, come se fosse un demone meridiano, la giovane bellezza , con quel qualcosa che ferma lo sguardo basso del visionatore e che è quel suo punctum che combina e condensa le due bellezze descritte da Anton Čechov nel racconto “Le belle”, quella dall’aria severa e classica, la bellezza armena, e l’altra, nervoso-amorfa, della bellezza mercuriana da farfalla(1), solo che lei somatizza più che la tipica bellezza armena la patafisica dell’archetipo greco-saraceno combinandolo con il bagliore ainicodello schema verbale sibarita, tanto che, all’ora del passaggio del treno a mezz’ora dal meridiano, l’apparizione di questa donna fa rallentare il treno fino a che, una volta che si è fermato, il poeta possa essere destinato, salendovi e dotato regolarmente di biglietto, alla città della ruota, e, sarà per la stagione, sarà per l’aria rarefatta meridiana, sarà per il leggero vestito che la giovane bellezza sibarita indossa, tutti i viaggiatori, come per incanto, vengono ai finestrini a mirarla con ardito pudore, e la fermata si prolunga per qualsiasi convenevole, o perché sono stati aperti più sportelli e, ordinata lievemente la chiusura dal capotreno, ne rimane sempre più di uno aperto, tanto che accadde una volta che quel treno avesse già un ritardo di 40 minuti sulla tabella di marcia, che, da allora, si fece numero dell’ainos, del bagliore ainico, della patafisica di quel tergo ainico, numero impudico per il gaudio dell’oggetto “a” di quei viaggiatori così pervasi e invasi dall’archetipo somatico greco-sibarita, rallentata cura e delizia per il proprio (-φ), posto e rigoduto per tutto il viaggio di 17 ore, nel piacere singolare, di ogni visionatore-viaggiatore,  in una combinazione tra le posizioni, della figura ainica, numero 40, ridenominata l’ Attrazione della Stazione del Poeta (che è destinato a Torino) , e la numero 17, ridenominata come ognuno dei fantasmatori usa nel proprio linguaggio libidico sul tema del sostantivo-archetipo greco Προβατο (sublegato allo schema verbale Προβαίνω, vado avanti, procedo, avanzo, passo). Che fa percepir la bellezza in modo strano, come nel racconto Le belle di Čechov(2), al giovane ginnasiale  Màša(3) destava non desiderio, non estasi e non piacere, ma una tristezza greve, benché dilettevole, una tristezza indefinita, confusa come un sonno, lungo tutto il viaggio anche nella notte: un sentimento tale come se ogni visionatore-viaggiatore avesse perso qualcosa di importante e necessario per la vita, che ormai non avrebbe mai più ritrovato.
(1)  Cfr. V.S. Gaudio,Bellezze di Čechov.Somatologia della bellezza armena e della bellezza da farfalla.
(2)  Anton Čechov, Le belle, in: Racconti, trad.it. Oscar Mondadori 2001.
(3) E’ veramente sorprendente, tra l’Heimlich e l’ainos, come il nome della giovane armena, che il padre chiama addirittura Màšja, allitteri in modo stretto così stretto, quasi rinserrandolo, il nome stesso della giovane moglie del poeta!

L'Eroe Tattile e il Lafcadio Incaricato.Una delicata amicizia

$
0
0


La delicata amicizia dell’Eroe Tattile e del Lafcadio Incaricato.


Due amici hanno un legame di singolare complicità: il primo crede di essere un eroe tattile, come lo intende V.S.Gaudio nel Manualetto della Mano Morta[i]; il secondo crede di essere un Lafcadio Incaricato dall’Accademia per l’Assassinio dei Poeti come una delle Belle Arti[ii]. Questa condizione, di per sé tutto fuorché noiosa purché si abiti una città ad alta urbanizzazione, come per gli amici di cui all’Ottantré della Centuriadi Manganelli[iii]è complicata dal fatto che entrambi si giudicano degli esteti e quindi dei contemplatori, se non dei metafisici, mistici non diremmo proprio, della propria mania. Il maniaco della pratica tattile plebea è di una singolare castità e di una introversione al livello massimo come solo il tipo sentimentale della caratterologia francese può avere; il Lafacadio Incaricato ha la stessa innaturale ed elegante mitezza del maniaco omicida nell’Ottantré della Centuria di Manganelli.
Così anche questi due amici fecero come i due del microromanzo Ottantré: ciascuno dei due ha delegato all’altro il compito di perseguire la propria mania: per cui tocca al maniaco della mano morta soddisfare la mania di Lafcadio Incaricato dell’amico, e al maniaco lafcadico di vivere la mania erotica plebea dell’amico.
Naturalmente, il maniaco lafcadico, nella veste di eroe tattile plebeo,  è del tutto inetto, ignora la grammatica inerente gli items del contatto e della carezza, nulla sa dei fattori della prossemica e della cinestesia, e l’amico sa di questa sua inettudine; allo stesso modo il maniaco del contatto con i quarti posteriori non sarebbe capace di compiere il più modesto e ovvio degli omicidi, anche di un  semplice e inoffensivo poeta dialettale. Pertanto, hanno deciso di farsi credito: il maniaco della mano morta chiede al maniaco lafcadico di compiere qualche anonimo contatto se non delle ignote carezze, ed egli acconsente; nel giro di ventiquattro ore, se è in città che opera, o nel giro due-tre giorni, se andrà a operare nei luoghi affollati in una città limitrofa, torna a rapporto raccontando di giovani donne toccate in metropolitana, indica con ostentata pedanteria  le linee usate e la frequenza degli item e la disponibilità all’accettazione da parte della toccata a seconda del tipo morfologico, anzi fa di più annota anche il colore dei capelli e il colore e il tipo di scarpe: naturalmente egli non ha fatto nulla di tutto ciò, solo l’idea di toccare il deretano di una giovane donna gli fa irrigidire la mano, figuriamoci poi se su un mezzo pubblico, o al mercato, o in certe sale stampa affollatissime, e se vedesse una reporter  toccata seppur solo sul braccio da un bruto accorerebbe in sua difesa, come un antico cavalier pubblicista, anche se nei due anni richiesti di pubblicazione e relativi pagamenti non ha mai pubblicato un cazzo né ha mai percepito un compenso, anzi ha sottoscritto almeno  cento abbonamenti se periodico o cinquanta se quotidiano, se telematico ha pagato  le bollette telefoniche alla redazione del foglio per i due anni prescritti; è che per l’affetto che lo lega all’amico egli è disposto a fingersi abietto toccaculi e incallito palpeggiatore. In cambio, il maniaco eroe tattile uno dei prossimi giorni gli descriverà minutamente un terribile e ingegnoso delitto di un poeta sconosciuto, compiuto in circostanze talmente sottili e fantasiose, quasi poetiche, oltre che improbabili, che nessun giornale, anche se registrato come supplemento a una testata del 64 ormai inesistente da almeno 4 lustri, ne recherà notizia. In tal modo, il maniaco lafcadico passa alcuni giorni di perfetta letizia e di sommo gaudio, e va addirittura la domenica in parrocchia per infiltrarsi tra gli invitati di un matrimonio e, favorito dalla pressa, lasciarsi toccare lui stesso dai podici più sodi e dai terghi più teneri, è un vero ringraziamento per aver incontrato un così caro amico. In realtà, ciascuno sa che l’amico è del tutto innocente, e mai  e poi mai potrebbe essere uno stratega del contatto per potersi dare all’amore cavalleresco o all’amor cortese per lavorarsi la parte cavalleresca di una Dama mai vista seppur in un luogo sacro e perciò delle sacre visioni; anche l’altro amico si rende conto che una amicizia tra due innocenti non sarebbe adeguata dagli abissi della loro anima: tanto che segretamente hanno deciso che ciascuno dei due sarà l’anima nera, una sorta di luna nera, dell’anima dell’altro; la delicata amicizia si fa di volta in volta sempre più sollecita e fine che,in determinate combinazioni dei loro rispettivi bioritmi, l’amico chiamato a farsi eroe tattile farà rapporto solo per riferire di aver usato solo l’item B della Carezza: “Strofina”(= è il gesto che corrisponde alla seconda porta: quella della preghiera)[iv] anche con toccate appartenenti al ceto alto che, si sa, gradiscono in modo assoluto, se adulte over 33, l’item 0 del Contatto(= accarezzare e trattenere o toccare pienamente con il palmo le natiche del corpo desiderato)[v]; l’amico chiamato a farsi Lafcadio Incaricato farà rapporto solo per riferire di aver delicatamente torturato un poeta dal genus subtile, tipo Ennio Cavalli, se non gracile, come Milli Graffi e Vivian Lamarque insieme: con un ordo procedendi sottile, qualcosa come “strusato a coda di cavallo” o “tratto a coda di cavallo e poi sospeso”.
by Gaudio Malaguzzi


[i] V. S. Gaudio, Manualetto della Mano Morta, Scipioni Bootleg, Viterbo 1997; il bootleg fu stampato in centinaia di migliaia di copie in una tipografia di Rossano Calabro(Cs) che, poi, come  la polizia giudiziaria in aliquota Finanza disse, all’autore piratato, durante l’apertura di un momentaneo mod.45 da parte di quella ex Procura, risultò essere chiusa, non in esercizio, per intenderci, e avevano fatto arrivare una presunta tipografa dalla tipografia viterbese presso cui si presuppone che svolgesse le sue mansioni.
[ii] Cfr. Anonimo del Gaud, L’assassinio dei Poeti come una delle Belle Arti, © 1999-2003.
[iii] Giorgio Manganelli, Centuria.Cento piccoli romanzi fiume, Rizzoli Editore, Milano 1979.
[iv] V.S.Gaudio, Items della Carezza, in: Idem, Manualetto della Mano Morta, ed.bootleg cit.:pag.18.
[v] V.S.Gaudio, Items del Contatto, in: op. bootleg citata: pag. 12.

Simonetta Molinari ▌Hurta

$
0
0
come bevo la vostra vita in disparte
amici folli un tempo si scioglie fra le
mani con cui giochiamo
amici per cui ogni notte rubata alla notte è resurrezione
amici bevono sangue chiamato vino che amano disperatamente
tutti senza amare un nome
gelosie con vomito
              con terrore di dormire soli
              con coboldi sconosciuti
amen nei sogni profetici di una mente ormai
              troppo vasta
compagni che avete percorso prima
tutti gli spazi dalle più alte impalcature
alle misteriose(?)  vie polmonari che da marghera
vi portarono in un prato
non vergogna della nostra notte
il tempo non è nostro
del nostro corpo
come una bomba ad orologeria

nera assente fumo soffoca note stridule
             una scarpa sì
                    una no zoppa
nel telescopio di dio
qui dentro tre più sette come vergine con qualcosa da pagare
            denutrito nella nascita
amo lo spazio mentale che si rilassa ricordando numeri telefonici
             e indirizzi sotto i portici non amo protagonisti
no lilla laila come cucciolo non scontri inutili
                     senza fiato
pesante la testa ascolta un po’ di freddo
            il deodorante rimbalza sulle montagne

ho riconosciuto in un machete
affiorante
il tuo corpo-altro da me
ma simile nell’odore di violenza
che ci accomuna

abbiamo in comune
la meraviglia di un morso
granturco bruciato
e occhi-stelle
quando sanguiniamo
sulle bombe che ci fiutano

non posso dimenticare che non ho ali che non ho mare
né strade né mondo per tessere una vita che non possiedo
eppure ogni volta sono-sei qui come se il tuo fulmine veloce
mi  riconducesse al grembo di mia madre
come se un treno lontano ripercorresse la mia infanzia
vagoni riservati a embrioni di libertà
celle frigorifere per tori zampillanti olé e si
le mie orecchie le mie banderillas le mie mani
che muoiono nell’allegria e la miaètuanostra
e solo in risi ubriachi penso che io non sono te

da : Simonetta Molinari, hurta, editrice l’aquilone, collana “simboli oltre” a cura di Alberto Cappi, Mantova 1975

Thanatos, lo “straniero”, attraverso la scrittura prende coscienza, nella rabbia degli dei decide sulla propria memoria (ricordo), colloca le pulsioni di eros nello specchio/agguato di urti nucleari (hurta), riabilita la sua forza sogno (la poesia), domanda di esplodere, di uccidere l’occidentale universo del ma.

Alberto Cappi(dall’Introduzione a hurta)

Il poeta-fantasma e la terra innamorata di De Quevedo ◌

$
0
0

Il casello e il poeta-fantasma

Il poeta-fantasma è annoiato; è già difficile per un fantasma qualunque, non provare, per gran parte del tempo, un profondo, lento senso di noia, figuriamoci cosa può provare un poeta-fantasma!
Il poeta-fantasma abita in un casello, a differenza del fantasma che abita sempre e comunque in un castello, anche nel microromanzo Quarantunodella Centuria di Manganelli, il castello di costui è in condizioni men che mediocri, e desolato[i]. Se venite a vedere il casello ferroviario del poeta-fantasma, vi renderete conto che la desolazione, pur essendo il principio di un determinato paradigma poetico, è qui l’archetipo della devastazione e della dissoluzione, d’accordo non c’è ancora il crollo ma lo sfacelo e l’abbandono sono evidenti. Ci sono topi, civette, pipistrelli, cornacchie, gatti, cani e animali inverosimili formatisi per strani incroci genetici tra l’habitat del bosco , del mare, della ferrovia, abbandonata ma con nuovi impianti elettrici, della strada nazionale, non più statale e perciò coltivata da un ente chiamato Provincia, che il poeta aveva sempre pensato che servisse per la sigla delle targhe delle automobili nuove fiammanti degli zingari, e dell’agricoltura dell’erba, l’erba , e la fabbrica dei falsi braccianti e tagliatori di erba, che, ogni tanto, fanno finta di arare, con i loro potenti mezzi meccanici, la terra, tra oleandri, uno o due pioppi, tre fichi, piante di capperi, mirtilli manco a parlarne, mirto, lentisco, ed eriche  a ridosso della massicciata della ferrovia. Il casello ha un modesto valore catastale: le finestre e le porte sono state tutte tappate, non serve nemmeno per innamorati clandestini di passaggio: una volta, c’era ancora il passaggio a livello, e allora si arrivava , con la strada asfaltata in mezzo al bosco, in riva al mare, e si poteva poi spargere qui e là in copie infinite profilattici per dire  a probabili, augurabili, passanti depressi e solitari: guarda un po’, coglione, come si chiava qui! Il poeta-fantasma ebbe lui stesso modo di  coltivar un fantasmatico rapporto  tra il casello e il passaggio a livello: una giovanetta in bicicletta, ferma al passaggio a livello chiuso, s’accorge un mattino a ridosso del solleone che dalla finestra il poeta la sta guardando e, pervasa da tanto gaudio, destinata a farsi oggetto “a” irredento del poeta, si lascia toccare il podice sul sellino, prima secondo gli items del Contatto, e, poi, secondo quelli della Carezza: con l’ item 2 (=toccare una parte, un punto del corpo), il poeta la tocca, mettiamo,  con un dito, le tocca un braccio, il polpastrello dell’indice è sensibilissimo e il poeta sa farne uso, e dice alla ragazza questi versi di Francisco de Quevedo: “Un’anima che ha avuto un dio per carcere,/ vene che a tanto fuoco han dato umore,/ midollo che è gloriosamente arso,/ il corpo lasceranno, non l’ardore;/ anche in cenere, avranno un sentimento;/ saran terra, ma terra innamorata”[ii]. In quel momento passa il treno, e l’eroe tattile con il polpastrello dell’indice tocca il podice seduto sul sellino. Le sbarre del passaggio a livello tardano ad alzarsi e il poeta passa all’uso dell’item D della Carezza: preme con decisione arrivando anche a pizzicare con discrezione  o accarezzare pesantemente(= è il gesto che corrisponde alla quarta porta: quella del bacio)[iii]. Al prossimo passaggio, passerà all’item E, la quinta porta, quella dell’azione: manipolerà il podice della ragazza, e oltre che misurarne il meridiano con un dito, entrati nel casello abbandonato, dalla finestra, guarderanno il passaggio del treno, il poeta su quel meridiano farà sentire alla giovane pedalatrice come sia ormai prossima a farsi oggetto “a” irredento per il (-φ) del poeta nei lunghi inverni che verranno, e anche negli autunni, quando tutto sarà chiuso e abbandonato e non ci saranno più treni a far vibrare, con il loro passaggio, l’animus della giovane e l’anima del poeta. Qualcuno va dicendo che fu allora che la giovane pedalatrice, arresa a quel ludus amoris, pervasa da quell’incoercibile gaudium così poetico, ebbe a cantare i versi del mistico persiano Djalal-Ad-Din Roumi: “Il tuo amore mi fa vibrare/come un organo/e i miei segreti si rivelano al tocco/della tua mano/Tutto il mio corpo spossato somiglia/ad un’arpa/ad ogni corda che tu tocchi, io gemo”[iv].
Un fantasma può meditare, leggere, camminare, e se è abbastanza stupido o annoiato, fare rumori e scuotere le tende; invece il poeta-fantasma, oltre che meditare, leggere e scrivere poesie che non pubblicherà mai più a pagamento, può addirittura far riapparire il passaggio a livello rimosso o chiuso e far passare un treno infinito, ma allora la ragazza che arriva in bici si spaventa e non si ferma ad aspettare che il treno passi, se ne torna indietro, e capita che il poeta-fantasma le corra dietro gridandole: “E allora non vibri più, e i tuoi segreti non potrò rivelare al tocco della mia mano?” Il poeta-fantasma, da giovane, fu un ottimo  velocista ma adesso è un’altra cosa, e poi la ragazza non lo sente, né può vederlo: è un fantasma, ma lui ancora le urla: “Fermati, sei l’analemma esponenziale del mio oggetto “a” e passi al mio meridiano ogni volta che passa quel treno di allora, dai, vieni qui al mio casello, non lo sai che è proprio in questo momento che la luna transita sul grado 112, dove c’è il mio mezzopunto Luna Nera/Ascendente e il tuo punto arabo dell’Animus, che è anche il grado del tuo podice sull’orizzonte del passaggio a livello?”
Ma la ragazza sente solo degli strani brusii, un dito che le sfiora i calzoncini, una mano che cerca di afferrarla per la treccia, e il poeta-fantasma, che ormai è abbastanza stupido e annoiato come un qualsiasi fantasma, non sta che realizzando lo schema verbale tipo del fantasma: spaventare e far fuggire la persona che voleva essere toccata per essere fantasmata in eterno dal poeta.
by Gaudio Malaguzzi


[i] Giorgio Manganelli, Centuria. Cento piccoli romanzi fiume, Rizzoli Editore, Milano 1979.
[ii] Cfr. V.S.Gaudio, Manualetto della Mano Morta. Variazioni sull’approccio tattile, Bootleg Scipioni, Viterbo 1997: pag.12.
[iii] Cfr. V.S.Gaudio, Bootleg cit.: pag.18.
[iv] Cfr.V.S.Gaudio, Boot.cit:: pagg.18-19.
 

Daniela Poggiolini ░ Fila,fila, filastrocca

Aida Maria Zoppetti ▬ Vuoi ballare?

$
0
0
           
               Fa come se io non ci fossi
               si apposta (apposta) accanto
               attorno alla poltrona di Verbena
               Si addossa in pianta stabile
               mi pianta gli occhi addosso
               mi chiede: “vuoi ballare?”
               appare irresponsabile il rifiutare adesso
               Adesso che la sala muta colore e mandra
               rispondo: “ti è concesso” alla domanda.

                                        da: ricreazione

Aida Maria Zoppetti ▬ Le tende molli di Dalì

Emma Thompson.La letizia somatica adorabile

$
0
0




EMMA THOMPSON, L’IMMAGINE DELLA LAETITIA  E  IL  QUADRO  DEL  DESIDERIO



1.   L’oggetto d’amore nel quadro del desiderio

“Il colpo di fulmine  è un’ipnosi: io sono affascinato da un’immagine”[1].
“Scendendo dalla vettura, Werther vede per la prima volta Carlotta, incorniciata nella porta di casa sua (lei sta tagliando delle fette di pane ai bambini: celebre scena,spesso commentata): per prima cosa, noi amiamo un quadro. Giacché il colpo di fulmine ha bisogno del segno della sua subitaneità (…): e , fra tutte le combinazioni di oggetti, quello che sembra vedersi meglio per la prima volta è il quadro: improvvisamente, si apre un sipario.: ciò che non era  stato ancora mai visto viene scoperto per intero, e da quel momento divorato con gli occhi: (…) il quadro consacra l’oggetto che io amerò”[2]
Nel film, in una sequenza di film, c’è una scena , un quadro, un fotogramma in cui «c’è qualcosa che coincide esattamente col mio desiderio (di cui non so niente)     e quindi non farò preferenze di stile (…). Io posso innamorarmi di un atteggiamento un po’ volgare (…), un modo brusco(ma eccessivo) di allargare le dita, di aprire le gambe, di muovere la massa carnosa delle labbra mangiando, di accudire a una bisogna molto prosaica, di dare per un istante al suo corpo un’aria idiota, per darsi un contegno ( quello che affascina nella “trivialità” dell’altro e che forse, per un brevissimo istante, colgo in lui, staccato dal resto della sua persona, come un gesto di prostituzione ) . L’aspetto che mi colpisce (…) si riferisce a una particella di pratica, al momento fuggevole di una posizione, in altre parole ad uno schema(schema, è il corpo in movimento, in situazione, in vita ) »[3]C’è un fotogramma, che è poi diventata una foto usata a corredo delle recensioni, del film Molto rumore per nulla[4], in cui viene fissato un quadro , in cui “ improvvisamente si apre un sipario : ciò che non era stato ancora mai visto viene scoperto per intero(…), l’immediato vale per il tutto: il quadro consacra l’oggetto che io amerò”: Emma Thompson.
Per rapirmi, fisso la foto, in cui , immobilizzato dalla giustezza del mio desiderio, l’oggetto d’amore è lì, con il protagonista e regista del film, e lo guarda negli occhi mentre lui le tiene la mano sinistra tra le sue mani; sullo sfondo, la campagna del Chianti.
L’oggetto d’amore è lì, pieno, suppongo che , con le natiche, tocchi un po’ il muro della finestra, e il piano del davanzale si fa linea che sottolinea la parte lombare dell’oggetto.
L’immagine che ammalia non è la somma dei suoi particolari, ma appunto questa inflessione : questa linea del davanzale che sottolinea la zona lombare di Emma Thompson in quanto Beatrice, questa linea immobilizza l’oggetto nella  giustezzadel mio desiderio: da lì, da questo rapimento , vagheggio il gaudium , che è «il piacere che l’anima prova quando considera sicuro  il possesso di un bene presente o futuro, ed un bene è in nostro possesso quando è in nostro potere il poterne godere quando lo vogliamo»[5].
Vagheggio:
vorrei possedere la  Laetitiadi quel corpo, ed è la laetitia come la intende Leibniz «uno stato nel quale il piacere predomina in noi»[6], come è lieto il film e l’intreccio, come è lieta la vita di quei personaggi.
Allora, vagheggio:
sollevo il vestito di quel corpo lieto fino a
scoprirne le cosce e le natiche,
                                       lei si appoggia al davanzale,
   e ne godo quanto ne voglio,
  la possiedo a piacimento.
Ma ritorno alla foto e vagheggio:
la faccio sedere sul davanzale e le lecco la ...
Visti i tempi dell’ambientazione, il personaggio è senza mutande e preso com’era dal turbamento per il protagonista che le teneva la mano, posso immaginare quanto sia piena di letizia. La  Laetitia fa di Emma Thompson, in quanto Beatrice, un oggetto adorabile, non perché non riuscendo a precisare la specialità del mio desiderio per l’oggetto amato, non trovi di meglio che questa parola. E’ adorabile , non ciò che è adorabile , la tautologia che limita il linguaggio amoroso, ma è adorabile la letizia di questa femmina che , non è classificabile come quando «il soggetto amoroso riconosce l’essere amato come atopos , cioè inclassificabile»[7] ma, è adorabile come figura della mia verità; del mio desiderio che è atopos, perché non può essere fissato in alcun stereotipo, ma che è lieto perché gode, accomoda il desiderio , in questa  scena che, inizialmente, è immobile e mi rapisce e , poi , si fa  schema , in cui l’aspetto che mi ha colpito mobilita il mio desiderio, che aveva immobilizzato nella sua giustezza quel quadro.









2. L’oggetto d’amore realizza il nostro amore per                         un sentimento; il contagio affettivo

L’oggetto d’amore , quando si fa supporto del gaudium che vagheggiamo, realizza sempre il nostro amore per un sentimento, uno stato affettivo, uno stato d’animo, un’emozione: Beatrice-Emma Thompson è un piacere allegro , è laetitia, intensa e salda , da una parte, dolce e incontenibile, dall’altra.
Lo stato della laetitiaè in quel quadro che si fa oggetto amato ( coincide con il mio desiderio ) , e l’oggetto è desiderato perché dov’è il mio desiderio c’è un altro che me lo proibisce: se non ci fosse , in quella scena e in quel film, il protagonista che sarà il partner eletto dell’oggetto amato, l’induzione , il “contagio affettivo” , come lo chiama Barthes, che parte dagli altri , non avrebbe sviluppo o , almeno , avrebbe una valenza ,un voltaggio più basso.
Se è lì   che  sta  il mio desiderio e  che basta proibirmelo un po’ , con la presenza [8]di chi è destinato a far fare all’oggetto amato ciò che io le vorrei far fare, non posso che lasciarmi attraversare dal desiderio:
liquidare l’avversario, castrarne l’immagine , toglierlo dal quadro, oppure , mentre lui le tiene la mano , io le alzo il vestito e ne godo la laetitia?
Mentre lui la guarda negli occhi, io le guardo le chiappe piene e liete e il gaudium mi si fa sentimento irrefrenabile tra le mie mani o sentimento tempestoso incontenibile sulle sue natiche?
O se tocca a lui, tocca anche a me? Tanto che Beatrice si piega a prendergli l’... in bocca , mentre io la posseggo da dietro?
                 Oppure: mentre lei tocca lui,
io tocco lei, lei glielo maneggia
e io le faccio toccare il “contagio affettivo”?

3. La letizia somatica e l’aria polimorfa

Quando un’attrice, così versatile e brava come Emma Thompson, si fa oggetto d’amore così desiderato, è un quadro che ne circoscrive l’atopos, cioè l’ «immagine irripetibile che corrisponde miracolosamente alla specialità del mio desiderio»[9].
La sua immagine globale, al massimo della forma[10], dovrebbe avere questi indicatori: alta la Polisemia, alta la Complessità, media l’Iconicità, media la Pregnanza.
Morfologicamente, il suo viso, così polimorfo come la sua versatilità interpretativa, correlato con la caratterologia francese è l’espressione di due opposizioni:
1) Nervoso/Collerico, se prevale la Primarietà;
2) Sentimentale/Passionale, quando prevale la Secondarietà. Abbiamo già rilevato che, quando c’è in atto un’opposizione caratteriale piuttosto variegata, è difficile poter specificare un effettivo Significante Somatico: comunque, essendo la variante Primarietà/Secondarietà e costante lo stato dell’Emotività, non si può che puntualizzare un morfotipo dai fianchi ben messi e dotato di un’andatura ammaliante o ammiccante, anche quando è tutta misurata e composta.
Nello specifico, l’opposizione Nervoso/Collerico esprime, come Significante Somatico, gambe nervose e forti, ottimiste ed estroverse, vivaci e decise (provate a dare la componente fisica a questi attributi); l’opposizione  Sentimentale/Passionale , sempre in                 relazione alla prima opposizione, esprime un corpo solido, con evidente sviluppo lombare, in altre parole la struttura portante è consistente e radicata, compatta.
Se si considera costante l’ Emotività e lo stato primario , oppure quando la biografia di          Emma Thompson ha tempi e stati psichici basati sull’asse Emotività/Primarietà, il suo culo, sentimentale come struttura di base, si fa  emozionante, tra il tenero e il romantico, il profondo e il buono.
Provate a mettere un culo profondo e buono su due gambe estroverse e ottimiste e vedrete se il tutto non può che realizzare Beatrice, cioè Emma Thompson nel 1993, grande laetitia per il desiderio, poco innocente, del lettore.
La  letizia somatica[11], che si esprime con questi significanti, allude all’altra  laetitia, quella dell’amore e del sesso, al luogo in cui il desiderio trova il gaudiumche vagheggia.
Quando il lettore desidera o vagheggia, la pulsione non va per sottigliezze, e se ha da chiamare,alla Gioacchino Belli, “varpelosa” la figa di Emma, non ha remore; o, se alla Baffo, la designa come “mona” o “varcocu” come Tempio:
come si è fatto con la Rossellini per la parte alta, così si vuol fare con la Thompson per la parte bassa:le facciamo un  haikucome se glielo facesse Belli per il “New Gossip”:
La varpelosa tutta lieta
Per i cetroli quanto è distesa
Oh!Quanno puote ‘sta allegra e giudiziosa potta!

Oppure:
Lieta fischia la passera
O che cerchie e cavicchi  incapocchia
Oh!Che batocco ce vorrebbe pe ‘sta patacca!

                A volerle fare un haiku alla Tempio, visto che Molto
rumore per nulla Shakespeare lo ambientò in Sicilia,                                             eccola servita:
Nun cè cazzu ca t’alloggia
Cunnu ca si dduci,ca si beddu
Li tesori di lu munnu.

 Oppure alla Baffo:
Gran pezzo de mona quella dona
Lieta è quant’è zigante il cazzo
Che piacer che allegria che sollazzo!

Anche la marca del fascino di Emma Thompson è composta da più aspetti in opposizione semantica tra loro.
Solo che , a differenza di Isabella Rossellini, cui tra l’altro il riferimento fu più fotografico che cinematografico, per l’attrice inglese l’opposizione significante riguarda l’asse Attività/Non attività.
Perciò, è davvero difficile poter designare una particolare corrispondenza con una delle Arie di Baudelaire.
Questa mancanza di Aria fa sì che la marca del fascino sia composta da un che di polimorfo che, non fissando un elemento univoco o non definendo una determinata morfologia , sposta il  senso erotico dalla parte alta (viso) alle parti più propriamente somatiche. Cosicché, quest’ aria polimorfainduce il lettore a esplorarla fisicamente: come il desiderio ha  finito con il trovare un quadro corrispondente alla sua richiesta, così l’esplorazione dell’occhio troverà, nel suo corpo, i punti giusti per la laetitia.


Tavola A
Confronto con altri Indicatori Globali


Oggetti d’
Amore

Iconicità
Complessità
Pregnanza
Polisemia
Tasso Generale
Emma Thompson
=(6)
X(9½)
=+(7)
X(9)
Michelle Pfeiffer
=-(5=)
X(9½)
=-(5=)
X(9½)
7+
Demi Moore
=(6)
X(9)
=(6)
X(9)
7½
Claudia Cardinale
+x(8½)
+(8)
+x(8½)
+(8=)
8½[13]



Tavola B
Emma Thompson: Tipo, Opposizione, Aria


Oggetto  d’amore
Tipo
Morfologico
Opposizione

Aria
Quadro

Emma Thompson
NormoLongilineo-Mesomorfo
EnAP/EAP
        vs
EnAS/EAS

Polimorfa
Dal film Molto rumore per nulla


 Legenda  OPPOSIZIONE:

EnAP = NERVOSO
EAP   = COLLERICO
EnAS = SENTIMENTALE
EAS   = PASSIONALE


  Tavola C
Emma Thompson: Significante somatico, Occhio, Mentula fantasmata



Quadro
Significante
somatico
Mentula
Fantasmata
Piace all’Occhio

Dal film  Molto rumore per nulla
Gambe estroverse e ottimiste
Culo sentimentale e buono
Mentula Teatrale
Esploratore
Creativo



La  MENTULA TEATRALE è elisabettiana, le sue azioni-tipo sono “imbeccare” o “dare l’imbeccata”, “dare la battuta” , “battere il sostantivo”, “impaperarsi”. La MENTULA TEATRALE va sempre in scena e tiene il cartellone.
Di scena in scena, compie l’atto, può bissare o fare  fiasco. A volte,ha bisogno del suggeritore e dei colpi di scena. Può truccarsi, declamare, monologare (assomiglia al pistolotto), accennare, sbattere gelatina, strapazzare(…una commedia). 
Per la prima attrice, la MENTULA TEATRALE non è come quella fantasmata nei Piaceri Singolari di Mathews (trad.it. Es, Milano 1993), che è cinematografica, ma è come quella designata da V.S.Gaudio (cfr. Manualetto della Manomorta , Bootleg Scipioni, Viterbo 1997 ): sempre vibrante in qualsiasi messa in scena. 
La MENTULA TEATRALE può essere , di volta in volta: a) PLUTONICA ; b) SATURNINA ; c) MERCURIANA ; d) NETTUNIANA ; e) LUNARE :
a)    è potente e audace ;
b)    è rigida e costante, tollerante e “angosciosa” ;
c)    è veloce, errante e brillante ;
d)    è mimetica: illude e manda (o va) in estasi ;
e)    è malinconica, sorprendente, romantica e versatile.






 Note

[1] Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso, trad. it., Einaudi,Torino 1979: pag. 163.
[2] Roland Barthes, op. cit.: pag. 165.
[3]Ibidem.
[4]Molto rumore per nulla di Kenneth Branagh, con Kenneth Branagh, Emma Thompson, Denzel Washington, Keanu Reeves, Michael Keaton 
( Gran Bretagna, 1993 ) .
[5]Definizione di Leibniz ( Nuovi saggi sull’intelletto umano ) , citato da Roland Barthes , op. cit.: pag. 47.
[6] Come sopra.
[7] Roland Barthes, op. cit.: pag. 38.
[8]«Nessun amore è originale», dice bene Barthes, ma pur essendo l’avventura amorosa irta di difficoltà il «Mostratemi chi devo desiderare, ma poi toglietevi dai piedi» (Barthes, op. cit.: pag. 112) può essere commutato in ‘Mostratemi chi devo desiderare , e poi ne vagheggiamo insieme , contemporaneamente o no , il gaudium’!
[9] Roland Barthes, op. cit.: pag. 38.
[10] Il riferimento è alla Thompson trentacinquenne.
[11]Questa letizia somatica mi riporta alla mente una dichiarazione di Alfred Hitchcock: «Credo che le donne più interessanti, sessualmente parlando, siano le inglesi. (…) Il sesso non deve farsi notare. Una ragazza inglese, con la sua aria da maestrina, è capace di salire in taxi con lei e, con sua grande sorpresa, di aprirle i pantaloni». Che fa il paio con questa: «Perché scelgo delle attrici bionde e sofisticate? Bisogna cercare delle donne di mondo, delle vere signore che diventano delle puttane in camera da letto» (cfr. François Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock, Pratiche Editrice, 1978). Non posso non avere un brivido di piacere nell’immaginare cosa sarebbe stata della Laetitia di Emma Thompson sospesa dalla suspense di Hitchcock!
[12] Cfr. quanto dice l’amico Peter, in Peter’s friends (1992), alla Emma Thompson, che non s’era resa conto del fatto che fosse omosessuale e che gli spalanca la vestaglia sulla propria nudità: «Ormai non vado più con gli uomini né con le donne. Se ci andassi, tu saresti in vetta alla mia lista insieme a Michelle Pfeiffer e a Kevin Costner».
[13] Il raffronto con Claudia Cardinale è posto solo per motivi in qualche modo “solari”: entrambe le attrici sono nate il 15 aprile. I tassi degli Indicatori per la Cardinale riguardano l’attrice de Il Gattopardo (1963) e l’immagine degli anni settanta.






da : V.S.Gaudio ▬ Miele e altri oggetti d'amore © 1999-2002

Demi Moore.Il punctum doppio e l'inscenare obliquo

$
0
0
DEMI MOORE 
IL PUNCTUM DOPPIO
E IL TRUCCO DELLA PROSPETTIVA



1. Il Punctum e l’Aria indefinibile, l’impensabile Significante Somatico

Demi Moore, nata Demetra Gene Guynes nel 1962,è l’attrice più pagata di tutti i tempi, le danno qualcosa come 12 milioni di dollari a film. Perché ? Visto che non tutti i film, che ha interpretato, sono andati a segno, da
La lettera scarlatta, 111° incasso della stagione Usa ’95, a Striptease?
Pare che il segreto stia tutto nel suo soprannome:Gimme môre : “datemi di più”.
Comunque, a prescindere dalla riuscita interpretativa e dal successo al botteghino, le sue performances danno sempre, se non altro, qualcosa “di più”, visto con quanta disinvoltura passa dal ruolo di moglie squillo(Proposta indecente) a quello di manager d’assalto anche a letto(Rivelazioni), fino ad approdare al nudo effettivo in Striptease e all’eroina d’azione con Soldato Jane.
Gimme môre, insomma, innalza, anche così, il tasso di Polisemia e di Complessità, tanto che, tra ambiguità connotativa e quantità di informazione, riesce a dare alla sua immagine livelli espressivi molto alti.
Ma, per somatizzare l’immagine della Moore, bisogna fermare le sequenze, estrarre dei fotogrammi, studiare le pose. Bisogna ottenere il noema della fotografia, bloccando la posa che, altrimenti, sarebbe travolta e negata dal continuo susseguirsi delle immagini nel film.
Se, come scrive Barthes, «il cinema mescola due pose: lo “è stato” dell’attore e quello del ruolo»[1], queste due pose contribuiscono all’accrescimento della Polisemia e della Complessità del corpo-simulacro, tanto che il reale passato (:è stato), che costituisce la posa nella fotografia, si sdoppia in fantasmi che possono, appunto, dare, alla Polisemia, un tasso alto e, al Significante Somatico, correlazioni diversificate e complesse.
Quando si parla del Significante Somatico, si pensa subito alla Tavola pubblicata a pagina 90 in Oggetti d’amore[2], in cui c’è la correlazione con determinatieffetti morfologici del viso.
Se, invece, provate a definire l’ Aria che fa la bellezza, tra le 12 Arie di Baudelaire, non ne troverete una che possa darle senso e significato: non è sazia, né annoiata, né svanita, né impudente, né fredda, né introspettiva, né volitiva, né cattiva, forse forse ha un po’ l’aria da gatto, a volte anche un po’ puerile, noncurante e maliziosa, insieme. Forse. Due tipi di aria che, come potete vedere nella Tavola delle Corrispondenze[3], dovrebbero essere imputabili a un’opposizione caratteriale Nervosa/Amorfa/Sentimentale .
Perciò, andando a spulciare nella citata Tavola del Significante Somatico, potremmo trovarle, come S.S. appunto, un paio di gambe di notevole fattura e un’andatura che un po’ ammicca all’indifferenza e all’impaccio e un po’ ha l’incanto e la malìa che ha l’emozione quando è irreprimibile.
Di pari passo, se univocizziamo l’opposizione Nervosa/Sentimentale, le dovremo dare, come Significante Somatico, quel gran culo forte, profondo e intenso che la sequenza-base di Striptease mostra in tutta la sua salda espressione[4].
Cioè, dovremmo darle un Significante Somatico che, a guardarle il viso da cerbiatta o a pensare a certe  sue immagini più ectomorfe e lievi, sarebbe stato impossibile, anche in misura limitata, poter presupporre.
Questa variazione caratteriale e morfologica di Demi Moore, attuata tra le opposizioni Nervosa/Sentimentale e Nervosa/Amorfa, può dare i lineamenti sensuali e “muscolosi”, cioè mesomorfi, del corpo esibito in Striptease, ma può dare anche la leggerezza somatica, quella cioè in cui la componente ectomorfaè alta, mostrata in altri film; vertendo su almeno due assi(il primo è l’asse Primarietà/Secondarietà; il secondo, Emotività/Non-emotività), la variazione la dota di un punctumindefinibile.
Ma non come avviene per Sabrina Ferilli, il cui punctum
introvabile segnala il fallo implosivo, e lo segnala perché il corpo dell’attrice italiana è correlato all’opposizione Sanguigna/Sentimentale, paradigma dell’opulenza visibile, il “punctum introvabile” di Demi Moore non è come un “sentimento estroverso”, come un’”emozione contenuta” o una “sensazione-slancio”, non è cioè il punctum di quella che abbiamo definito “bellezza intensiva”[5].

Il “punctum introvabile” di Demi Moore è quello che “carica” il sensualeo l’irresistibile con un artificio, una malizia, una manovra, un maneggio: è il punctumdella bellezza maliziosa, opportunista, ma anche insinuante e simulatrice, interessata.
Attenti, però: il punctum doppio di Demi Moore non corrisponde alla misura doppia del sensoche abbiamo rilevato in Naomi Campbell [6]: nel “Vento Nero” la misura doppiaastrae la compattezza somatica dello stato mesomorfo nell’inafferrabilità dell’ectomorfismo; in Gimme môre il punctum doppio, non andando in passerella e non avendo un “passo-vento”, è come se fosse articolato da una prospettiva particolare, studiata.
Non sto dicendo che il manierismo di Demi Moore sia una trappola per adescare o impapocchiare, anche perché, se ci fa vedere la luna nel pozzo, con le sue pose-illusione che dovrebbero uccellarci, finisce con l’ordire un armeggio le cui potenzialità, in chi le sente, hanno sempre pulsioni, se non da “orgoglio peyronico”, almeno da 3° grado, quello che lo psicoterapeuta americano Eric Berne definiva “grilletto facile” [7].
Il punctum doppio, se «il punctum fa fantasmaticamente uscire il personaggio(…) dalla fotografia [e] dota questa foto d’un campo cieco»[8] , dinamizza il campo cieco dell’immagine, e perciò ne aumenta l’effetto erotico: un po’ come avviene per la pensosità cinematografica della Rossellini che si converte in pensosità erotica nelle foto utilizzate per la campagna pubblicitaria della Damiani nel ’96 [9], il punctum doppio invoca allo stesso modo l ‘ effrazione del senso, come se la disponibilità dell’attrice,
non solo per quanto connotano spesso i suoi ruoli, fosse quel pieno di dispendio che, se nella Rossellini è operato dall’accessorio, qui pulsa non solo come agio somatico ma anche come allusione allo sciupìo vistoso, costituito dall’altissima remunerazione delle performances dell’attrice.
Insomma, nel cerchio semico dell’immagine di Demi Moore c’è Gimme môre, “datemi di più”: il punctum doppio, che è introvabile, è forse già nel suo nome, “diamole di più” perché è dal suo corpo-simulacro che lo sciupìo vistosorende pieno il dispendio, “diamole di più” perché il cinema è anche la macchina del dispendio pieno e vuoto; la finzione delle prospettive, che è il cinema, ha una tresca con chi irretisce truccando l’aspetto e la prospettiva: se il cinema illude e alimenta sogni, prende al laccio e ci fa il doppio gioco; Demi Moore, con il punctum doppio ci getta l’amo e ci mette nel sacco, ci abbindola e ci tromba, ci adesca e ci manipola.

2. L’inscenare obliquo della posa

La posa costituisce la natura della fotografia: c’è una posa, la foto in Italia è distribuita da Olympia, in cui il porsi della Moore condensa ed esprime il concetto di punctum doppio: è una foto che ha una carica erotica notevole, in cui la Pregnanza, creata dall’angolo, formato dalle natiche dell’attrice e dai vertici, sinistro e destro, dello sfondo, si “specchia” nel suo viso e nel suo sguardo, ingenui e candidi come quelli delle eroine dei fumetti giapponesi.
L’ emanazione erotica di questa foto, che vidi pubblicata da “Il Giornale” almeno tre anni fa (esattamente il 9 dicembre 1994), invoca, con la sua “pensosità erotica”, che l’ occhio creativo e sensuale del lettore adescato si dia quel gaudium atteso e desiderato.
L’immagine, dal “punctum doppio”, sospende sempre il senso: il Significante, su cui l’ occhio sensuale dovrebbe meditare, non è definito, non perché non sia lì, evidente, ma perché, essendo sospeso, non può che sollecitare l’ occhio creativo a dedicargli tutta l’attenzione di una delectatio morosaestesa nel tempo[10]. Il punctum doppio si costituisce nella posa studiata, ostentata, artificiosa, ma anche in quella sfuggente, obliqua, opportuna,viziata. Potremmo definirlo, nel noema della fotografia, come trucco della prospettiva: il porsi  è un farsi-vedere, un ostentare, ma anche un simulare, un atteggiarsi, un inscenare.
Teatrale il trucco della prospettiva, in Demi Moore si fa cinematografico perché blandisce la Polisemia e la Complessità; fosse stato teatrale, il trucco avrebbe artefatto l’Iconicità e la Pregnanza.
Fotografico, il trucco della prospettiva mi ricorda il trucco iconico di Carmela Russo, in arte Carmen[11], Bilancia nata a Genova nel ’59, felicemente documentato in quel servizio con cui Playmen, sul finire degli anni settanta o un po’ dopo, le immortalò l’ostensione del deretano.
Fu tanto “iconizzato” quel culo in quell’immagine che un “amico”-bigotto mi sottrasse quel prezioso numero di Playmen per farne falò al “Dio del Fallo Moscio” in piazza Carignano a Torino!
Il tasso dell’Iconicità di Carmen Russo, nonostante fosse una brevilinea, è stato tenuto sempre alto     grazie a tutti gli accorgimenti inerenti il contrasto della figura con il fondo, ottenuti
Con o senza trucco della prospettiva,Carmen Russo, come ogni bona monosemica brevilinea, alta meno di 1” di Passion, è dotata del tipo di sedere così definito dalla determinatezza delle natiche che un’inchiesta americana degli anni settantadenominò “sexy”. Non a caso,questo tipo di sedere non è raro nelle normobrevilinee mesomorfe: forse in ragione dell’opposizione caratteriale Amorfo/Sanguigna. Difatti,quel che non si vede,negli esempi che la  riguardano,è che all’abbondanza estroversa primaria(=Sanguigna)delle natiche di Passion corrisponde un viso “non emotivo, non attivo, primario”(=amorfo).

anche con prospettive particolari in relazione al suo “aspetto”: insomma, l’occhio che la guarda si pone in una posizione, in cui l’aspetto dell’oggetto si ingrandisce, si espande, rende ottuse o convesse le parti esposte.


Corpi-simulacro
Iconicità
Complessità
Pregnanza
Polisemia
Tasso generale Sex-appeal
DEMI MOORE
=(6)*
X(9)
=(6)
X(9)
CARMEN RUSSO

X(9½)
=-(5=)
+(7½)
=-(5=)
DEMETRA HAMPTON
X(9½)
=-(5=)
+(7½)
=-(5=)
MICHELLE PFEIFFER
=-(5=)
X(9½)
=-(5=)
X(9½)
7+
  Tavola A
   Gli Indicatori Globali di Demi Moore

  • E’ evidente che la Demi Moore “palestrata” di Striptease(1996), in fatto di Iconicità e Pregnanza abbia un tasso elevato, ma, reciprocamente, si è avuto un abbassamento del tasso di Polisemia e Complessità: pertanto,il tasso generale del sex-appeal, ad occhio e croce,non dovrebbe subire variazioni. Il ruolo, che determina un Significante Somatico così iconico(schiena, seni e zona pubica posteriore), corrisponderebbe a una opposizione caratteriale Collerica/Sanguigna, e non potrebbe essere diversamente visto il ruolo impudente: l’aria impudente di Baudelaire è data proprio da quell’opposizione.
OGGETTI D’AMORE
TIPO MORFOLOGICO
POLISEMIA
OPPOSIZIONE
ARIA
SIGNIFICANTE
SOMATICO
PIACE ALL’OCCHIO
DEMI MOORE
Normolongili-
neo mesomorfo
Alta
Nervoso/Sentimentale
Nervoso/Amorfo
G
IM
Gambe e culo emozionante
Andatura
Sensuale
Creativo
CARMEN RUSSO
Brevilineo
Mesomorfo
Bassa
Sanguigno/Amorfo
S
Andatura effervescente
Culo possente
Esploratore
DEMETRA HAMPTON
Normolineo
Mesomorfo
Bassa
Collerico/Passionale
V
G
Culo ampio e pieno
Esploratore
MICHELLE PFEIFFER
Normolineo
Ectomorfo
Alta
Flemmatico/Apatico
Nervoso/Sentimentale
F
G
Andatura magistralmente
Temperata
Sensuale
   Tavola B
   Tipo, polisemia, opposizione, aria, significante somatico,occhio:
   Demi Moore a confronto
   LEGENDA Aria
  F = Fredda     G = da gatto    S = Svanita     V = volitiva    IM =  ingenua e maliziosa insieme                

Nel riquadro, Demi Moore in Soldato Jane: dall’aria ingenua e maliziosa insieme a quella volitiva.

V.S.Gaudio|MIELE e altri oggetti d’amore|© 1998-2003
Note


[1]Roland Barthes, La camera chiara, trad. it. Einaudi, Torino 1980: pag. 80. Le “due pose” che accrescono Polisemia e Complessità, fanno in modo che lo è stato del ruolo, ad esempio di Sharon Stone in Basic Istinct o di Kim Basinger in ) settimane e ½, divenga, poi, nell’immaginario del lettore, il Significante del Desiderio costitutivo di quel corpo-simulacro, cioè, nel nostro esempio, di Sharon Stone o di Kim Basinger. E non è un caso che un definito è stato(un ruolo) possa far considerare,anche a distanza di anni, queste due attrici le più sexy: tanto è stato rilevato da una ricerca commissionata da  Ciaka fine giugno ’98. A titolo di curiosità, per questo campione italiano di uomini da 15 a 40 anni,Demi Moore è al 3° posto( al 5° per il campione con età 15/25, preceduta da Julia Roberts e Winona Rider).
[2]V.S.Gaudio, Oggetti d’amore, Somatologia dell’immagine e del sex-appeal, Bootleg Scipioni editori, Viterbo 1998.
[3]V.S.Gaudio, op.cit.
[4] Vedi i fotogrammi pubblicati in Set n. 1, Roma settembre 1996: pagg. 32-33.
.





[5] Vedi quanto si dice alla nota 3. in : SabrinaFerilli, il fallo implosivo della gnocca colta.
[6] Cfr. anche quanto si riferisce alla nota 2. in : Naomi Campbell, la misura doppia del Vento Nero.
[7] Cfr. Eric Berne, Fare l’amore, trad.it. Bompiani, Milano 1971.
[8] Roland Barthes, op.cit.: pag. 58.
[9]«Tanto basta per poter dire che la pensosità cinematografica dell’immagine, nel sospendere il senso ed essendo il carattere essenziale dell’ineffabile, ha la forma  breve e vuota dello haiku e la verità dello zen»:qui: Isabella Rossellini,l’immagine-zen e il trofeo di Thorstein Veblen.
[10] Cfr. quanto scrive su gli osservatoriV.S.Gaudio in I corpi e l’occhio, Modi di lettura e altre considerazioni sul sex-appeal, in “Fermenti”, n. 171-173, Roma 1986; cfr. anche nota 3. in: NaomiCampbell, la misura doppia del Vento Nero, qui.
[11] Per la prospettiva studiata o opportuna, questo ricordo inerente Carmen Russo potrebbe sembrare calcolato, visto il nesso che collega “Carmela” con “Demetra”: dal “giardino”, che è il Carmelo, al “campo”, a cui si deve pensare quando c’è Demetra, la dea greca delle messi. L’abbondanza, che è il sema fatalistico di Gimme Moore, in quanto Demetra mi dà l’opportunità di tirare in ballo DEMETRA HAMPTON, che, all’epoca in cui le fecero,inopportunamente, fare la Valentina di Crepax, non era mica male come oggetto d’amore, specie se in alcune immagini il normomesomorfo, con l’indice del pondus alto, che era, la qualificava come una moderna Demetra, dalla compattezza terrestre e generosa.
Sempre in campo fotografico, l’ostensione del deretano di Carmen Russo, di fine anni settanta,mi fa trovare una felice comparazione, visti i dati rilevati per una nostra inchiesta di cui trattiamo altrove, con una modella del circuito Web Seamsfamiliar, che, inizialmente, tra i dati fotografici raccolti, non aveva sollecitato la nostra attenzione e che,ora,all’inizio del 2003, quando facciamo questa nota aggiuntiva, dopo aver rilevato dati in un suo "pesronale” sito, ci ha fatto correggere il tiro.
La modella in questione, una normolinea mesomorfa bassa, quindi molto vicina alla struttura brevilinea di Carmen Russo, nella Tavola dei Tipi Morfologici, elaborata per le Modelle del circuito Seamsfamiliar e quindi per le immagini in esso presentate, era stata dotata di una Polisemia irrilevante e di un indice del pondus medio-alto, ragione per cui il pondus erotico(5½) non la poneva tra le stars di quella vetrina.
Dopo aver acquisito, come dicevamo, altro materiale sia con nuove fotografie nel febbraio di quest’anno sul sito Seamsfamiliar, sia con una ricognizione sul suo sito Passionuk, il suo indice Costituzionale(53.51), da perfetta normolinea mesomorfa, essendo però, come abbiamo detto,una normobrevilinea, e quindi come se fosse dotata di una “doppia misura”, pare che proietti un tasso di Iconicità veramente elevato.
Insomma, data sempre per scontata l’insufficiente Polisemia e Complessità(come per Carmen Russo e Demetra Hampton), il suo impatto iconico, essendo, lo ripetiamo, mesomorfa tra il limite normolineo e brevilineo, ha un assetto attrattivo che rende  ferma l’effervescenza e costante la mobilità, o viceversa.
A mo’ di esempio, visti i riferimenti al film Striptease di Demi Moore, ve la mostriamo in questo documento alla sbarra verticale.
Gli Indicatori Globali di PASSION, per un paragone non solo con la Demi Moore di Striptease ma anche con le altre donne in  Tavola, sono:
ICONICITA’:X(9½)
COMPLESSITA’ : -(4)
PREGNANZA : +X(8½)
POLISEMIA: -(4)
TASSO GENERALE SEX-APPEAL: 6½/7- (specialmente in certe pose e con un determinato abbigliamento intimo, molto curato dal suo sceneggiatore e fotografo).
L’ Indice del Pondus ( 162.56 – (88+52= )140= 22.56), essendo al primo grado del livello medio-alto(che va da 21 a 26) e quindi al confine con l’alto( che va da 12 a 20), le dà, essendo una normobrevilinea, questo delizioso culo iconicoda amorfo/sanguigna, l’opposizione caratteriale che più di ogni altra dà sempre le chiappe così delineate,definite,determinate e primarie e un’andatura tesa ed effervescente: insomma , un deretano che  ha un effetto-seduzione di vero limite o confine naturale dello spostamento oppure margine invalicabile dello slancio.
In questo compatto insieme di Passion è condensato il consistente limite mesomorfo delle chiappe e quindi la fermezza espressiva della normolinea e, allo stesso tempo, c’è la debordante curva dell’effervescenza brevilinea e,quindi, la dinamica espressiva che essa ha.



L’Iconicitàdi Passion: la debordante curva della brevilinea e la fermezza compattadella normolinea: un insieme naturale che condensa il margine invalicabile e lo slancio.
L’Iconicità di Demetra Hampton,una “Valentina” normolinea dall’espansione compatta nel serial tv di Curi e Giagni del 1988.
Viewing all 1491 articles
Browse latest View live